Sfratti, raddoppiano i provvedimenti: «I proprietari puntano agli affitti brevi»

IL CASO. Impennata dei decreti emessi per «fine locazione», ma anche quelli per morosità. I sindacati: «Famiglie più fragili». Esecuzioni in calo, smaltito l’arretrato post Covid.

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È un’altra prospettiva – l’ennesima, ma complementare alle altre – della recente «rivoluzione» del mercato immobiliare. Anche l’andamento degli sfratti sembra riflettere il boom degli affitti brevi turistici, con tutto ciò che ne consegue: l’«espulsione delle famiglie», l’affannosa ricerca di una nuova soluzione, il dramma di chi si ritrova senza casa. È questa, insieme alla crisi economica che attraversa molte famiglie, la dinamica che spiega l’andamento recente degli sfratti.

I dati

La fotografia numerica è nei dati del ministero dell’Interno sul 2023. In Bergamasca, i provvedimenti di sfratto emessi lo scorso anno sono stati 767, più che raddoppiati rispetto ai 379 del 2022: e l’incremento del 102,4% è il più alto tra tutte le province italiane. Le altre voci presentano un andamento invece diverso: le richieste di esecuzione di sfratti sono state 2.171, in linea con le 2.286 del 2022, mentre gli sfratti eseguiti sono stati 495, cioè il 25,6% in meno dei 665 del 2022 (quando però si «scontava» ancora un arretrato legato al periodo pandemico).

Ma perché si chiede lo sfratto? Guardando al dettaglio dei provvedimenti emessi, quelli per finita locazione (quando cioè il proprietario non rinnova il contratto all’affittuario) sono passati dai 26 del 2022 ai 165 del 2023, mentre quelli per morosità o altra causa sono aumentati dai 353 del 2022 ai 602 del 2023.

«La speculazione degli affitti brevi»

«È una dinamica fortemente legata alla speculazione degli affitti brevi e all’evoluzione urbanistica recente di Bergamo – sottolinea Francesco Macario, presidente dell’Unione inquilini Bergamo -. C’è un’espulsione dei residenti e nessuno affitta più. Ci sono famiglie disperate perché non riescono a trovare casa, ma la situazione è critica anche per i lavoratori che arrivano in città: insegnanti, infermieri, forze dell’ordine non riescono a trovare affitto in città e devono perciò spostarsi fuori, ma questa situazione è già arrivata anche nell’hinterland. C’è un mercato deregolato che crea problemi e mancano investimenti sulla vera edilizia popolare, mentre si aumentano le pene per chi resiste durante gli sfratti».

La morosità

Certo incide anche la questione economica, la morosità: «C’è un oggettivo problema di reddito disponibile tra le fasce più deboli della popolazione – ragiona Roberto Bertola, segretario generale del Sicet Cisl Bergamo - anno dopo anno il fenomeno segna un aumento. Le famiglie che cadono in disgrazia economica vivono delle fragilità di lungo periodo: occorre un intervento pubblico per la realizzazione di nuovi alloggi pubblici, così da riuscire a tamponare questa piaga».

«Pesa ancora il fatto che il governo abbia da due anni azzerato il fondo per sostegno agli affitti»

A proposito di morosità, «pesa ancora il fatto che il governo abbia da due anni azzerato il fondo per sostegno agli affitti», ribadisce Luisella Gagni, segretaria generale del Sunia Cgil Bergamo. Anche gli uffici del Sunia rilevano poi «l’impennata degli sfratti per finita locazione – aggiunge Gagni -: sono arrivate tantissime disdette alla fine del contratto, senza rinnovo, e questo avviene principalmente per due motivi. Da un lato c’è il fenomeno degli affitti brevi, specie in città e nelle località più legate al turismo, dall’altro in molti hanno scelto di vendere casa. La conseguenza è la mancata ricollocazione di questi inquilini, anche per via della mancanza di appartamenti pubblici, molti dei quali sfitti per carenze manutentive. In più, si fatica ad affittare agli stranieri anche a fronte di un contratto di lavoro a tempo indeterminato: si stanno creando situazioni di marginalità».

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