Cronaca / Bergamo Città
Mercoledì 25 Novembre 2020
Servono medici specializzati
Ma il concorso resta in stallo
Sono 2.479 i posti offerti dalle università lombarde, ma a due mesi dall’esame la selezione non è stata ancora completata.
La programmazione. I ritardi. Le ansie. I problemi di lungo corso. Il concorso per l’accesso dei medici alle scuole di specializzazione dell’area sanitaria, passo decisivo per la carriera dei camici bianchi, forse vede la fine. Forse, appunto, perché dopo un iter tortuosissimo la fase di scelta per chi è nelle graduatorie entra nel vivo. Dettaglio non da poco: inizialmente, la pubblicazione di queste graduatorie e la conseguente attivazione della procedura per le scelte doveva essere il 5 ottobre, ormai quasi due mesi fa. La sostanza è che migliaia di giovani medici, con la laurea già in tasca, già abilitati e appunto in attesa di iniziare la specializzazione, si trovano ancora bloccati. In ballo c’è l’inizio di un cammino importante per formare i professionisti di domani, comprese quelle branche oggi fondamentali nella sfida del Covid.
Le tappe
Il concorso è partito a fine settembre e si basa su un sistema di punteggi che permette l’accesso appunto alle scuole di specializzazione. Sul bando s’è però abbattuta una pioggia di ricorsi, che ha stravolto il cronoprogramma sino agli sviluppi recentissimi. L’apertura delle fasi di scelta, in ultimo, si sarebbe dovuta finalmente aprire il 23 novembre, cioè lunedì; nel concreto così non è stato, perché sono stati rilevati numerosissimi problemi nel portale online che permette la scelta (ovviamente per chi rientra nei posti disponibili). Tant’è che la deadline per esercitare questa opzione è slittata al 30 novembre (doveva essere il 27): oggi, forse, potrebbe essere il giorno in cui i «fortunati» ce la faranno. Tanti però rimarranno esclusi: in totale le borse di specializzazione a livello nazionale sono 14.455, ma i candidati sono 24 mila circa, quasi il doppio. I posti nelle università lombarde – e tendenzialmente, in prospettiva, per la sanità lombarda – sono 2.479, comprese alcune specialità di strettissima attualità: ci sono per esempio 288 posizioni per la specializzazione in anestesia e rianimazione, 64 in malattie dell’apparato respiratorio, 59 in malattie infettive, 172 in medicina d’emergenza-urgenza, 22 in microbiologia e virologia, 50 in geriatria. Intanto quasi due mesi se ne sono andati, trascinati via nella grandine burocratica dei ricorsi.
Le carenze d’organico
Sullo sfondo però c’è un discorso più ampio, che ha a che fare con carenze d’organico che s’avvertono nell’immediata quotidianità degli ospedali, ma le cui radici sono risalenti nel tempo. «Il Covid ha portato alla luce carenze di lungo corso – è la premessa da cui parte la riflessione di Stefano Magnone, segretario regionale di Anaao-Assomed Lombardia -. Negli ultimi tre anni in particolare si è intravista un’inversione del trend: si era scesi addirittura a soli cinquemila posti l’anno per gli specializzandi, con un numero altissimo di laureati che non riuscivano a proseguire la carriera, mentre ora si è risaliti a 14 mila. Chiaramente, i risultati di questo allargamento li vedremo tra anni. Se vogliamo parlare di misure straordinarie per le carenze dell’immediato negli ospedali, dovremo decidere di assumere già gli specializzandi del quarto e quinto anno, un’opzione fin da ora possibile, e anche del terzo anno, opportunità introdotta recentemente. Per gli altri anni, invece, occorre prendere delle decisioni: sono medici con poca esperienza, ma è anche vero che per alcuni compiti il laureato in medicina è già sufficiente. La sostanza è che al momento gli specialisti sono finiti, nessuno è a spasso, mentre i benefici di questi ultimi allargamenti si vedranno tra anni. Serve una programmazione ragionata, guardando con criterio alle esigenze del futuro e a un turnover negli ospedali». Per Guido Marinoni, presidente dell’Ordine dei medici di Bergamo, «c’è bisogno di questi giovani specializzandi: se gli ostacoli burocratici e i ricorsi creano ritardi, il sistema rischia di andare in crisi. Il problema delle scuole di specialità è concreto».
L’agenda politica
Il tema degli specializzandi è stato recentemente argomento dell’agenda politica: «Lo storico problema che riguarda gli specializzandi in questo Paese è quello del cosiddetto “imbuto formativo”, cioè della differenza che intercorre tra il numero di medici laureati ogni anno e le borse di specializzazione messe a disposizione dallo Stato e dalle Regioni, ma per la prima volta dopo anni questo governo ha compiuto scelte decisive: una promessa che non è venuta meno e un impegno personale costante – spiega Elena Carnevali, deputata bergamasca del Partito democratico e capogruppo dem in Commissione Affari sociali alla Camera -. Se infatti per anni le borse di specializzazione messe a disposizione non erano sufficienti a coprire il numero delle richieste, con il decreto Rilancio il numero di borse disponibili è stato decisamente incrementato. Grazie al decreto Rilancio siamo riusciti a finanziare 4.200 borse in più, e questo impegno continuerà anche nel 2021. Con le risorse dei fondi europei devono diventare stabili. Risorse ingenti che rappresentano però investimenti imprescindibili».
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