Scuole, gli studi classici hanno perso appeal. «Ma sono una palestra»

ISCRIZIONI. Liceo Sarpi in calo, lieve crescita al Sant’Alessandro. Presidi e docenti: «Viviamo nell’era della tecnoscienza, il passato però ci insegna a sviluppare il pensiero critico».

Con la chiusura delle iscrizioni alle scuole superiori per l’anno scolastico 2025/2026, è tempo di tracciare un bilancio sulle scelte compiute da studenti e famiglie. Secondo i dati resi noti dal ministero dell’Istruzione e del merito, il 56% degli studenti (precisamente il 55,99%) ha optato per un liceo, con un leggero incremento rispetto al 55,63% dello scorso anno.

I dati del Classico

Tra le varie tipologie, il liceo classico mostra un aumento marginale, passando dal 5,34% delle iscrizioni nel 2024/25 al 5,37% di quest’anno. Tuttavia, la crescita non è uniforme a livello nazionale: mentre in regioni come Calabria, Lazio e Sicilia l’interesse per il classico raggiunge il 9%, in Emilia Romagna non supera il 3%, e in Lombardia si attesta al 3,22%, in calo rispetto al 3,7% registrato due anni fa. Questa diminuzione coinvolge anche realtà locali come Bergamo. Ad esempio, il liceo classico Paolo Sarpi ha visto scendere gli iscritti da 140 a 110 rispetto allo scorso anno. Di contro, i licei dell’Opera Sant’Alessandro registrano un lieve aumento, passando da 10 a 12 iscrizioni («con una proiezione di ulteriori incrementi nel corso dell’anno scolastico», riferisce la scuola).

Liceo classico, meno attrattività

«Spiace vedere che ormai la spinta anche da parte del governo sia verso i tecnici e i professionali, per formare il maggior numero di lavoratori. Ormai è più importante che un percorso formativo sia breve, invece che guardare alla qualità»

Ma il trend è chiaro: le materie classiche hanno perso attrattività per i giovani che preferiscono orientarsi verso discipline scientifiche o tecniche. Il dato è confermato sia a livello regionale (in Lombardia il 10% – il dato più alto – dei ragazzi che scelgono studi liceali propendono per lo scientifico) che cittadino. In un contesto di diminuzione generale delle iscrizioni, il liceo scientifico Lussana si conferma l’istituto con il maggior numero di richieste per l’anno scolastico 2025/26 e gli istituti tecnici si dimostrano più resilienti rispetto ai licei. Una presa di coscienza che ha un sapore amaro per le due scuole «classiche» cittadine, ma non del tutto una sorpresa. «Il Sarpi quest’anno perde 6 quinte e guadagnerà, da settembre, 4 prime in base ai dati delle iscrizioni online – fa notare il dirigente Claudio Ghilardi –. L’analisi regionale non è una sorpresa: la differenza tra Nord e Sud per quanto riguarda l’adesione al classico è un orizzonte costante. La Lombardia, essendo una zona fortemente industriale, è più orientata al fare che al contemplare. Spiace vedere che ormai la spinta anche da parte del governo sia verso i tecnici e i professionali, per formare il maggior numero di lavoratori. Ormai è più importante che un percorso formativo sia breve, invece che guardare alla qualità.Io continuerò a sostenere che il liceo classico è in grado di preparare i ragazzi ad affrontare le difficoltà della vita, avere un lessico arricchito, capire e vedere il mondo in maniera olistica e umana», puntualizza Ghilardi.

«È un peccato dimenticarsi della perenne attualità degli studi classici solo perché sono passati di moda»

Sulla stessa linea è Arturo Moretti, docente storico di latino e greco al Sarpi: «Il calo degli studi classici è coerente con lo spirito dei tempi e l’epoca della tecnoscienza che ormai stiamo vivendo. Tuttavia è un peccato dimenticarsi della perenne attualità degli studi classici solo perché sono passati di moda. E trascurare le opportunità che i classici ci danno di entrare in contatto con le civiltà antiche: vere palestre per approfondire un metodo più che conoscenze».

«Il presente non basta»

Uno sguardo verso il passato che anche la preside dell’Opera Sant’Alessandro, Annamaria Gabbiadini, invita a non perdere. «Perché il presente non basta – dice –. E a sviluppare il pensiero critico, vero elemento che ci distingue dall’intelligenza artificiale, ce lo insegnano solo i classici. Ai ragazzi e alle famiglie lo dico sempre: bisogna sapere da dove veniamo per capire chi siamo e le radici ben salde che possediamo possiamo scoprirle solo attraverso gli studi classici». Senza mettere da parte il rigore dell’insegnamento delle materie classiche, è importante sperimentare nuove forme di didattica per rendere i classici più «attrattivi».

«Da ormai quasi dieci anni, i nostri licei utilizzano un approccio internazionale per insegnare le materie classiche (chiamato “metodo Cambridge”) che consente di lavorare con gli alunni per capire cosa hanno ancora da dire gli autori classici, attualizzando le tematiche e cercando nei testi l’Uomo: per ritrovare una connessione con il passato e riscoprirsi negli stessi sentimenti, dubbi e ansie degli uomini del mondo antico», spiega la docente di latino e greco del Sant’Alessandro, Chiara Chiozzini.

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