Scuola, i docenti delle paritarie
esclusi dai nuovi concorsi

L’accesso garantito solo alle procedure ordinarie e non a quelle straordinarie. I sindacati: «Lontani dalla parità effettiva». Sertori (Adasm): «Un altro grave errore».

Una vera e propria discriminazione, secondo alcuni. Nei bandi attesi a giorni per i concorsi del mondo della scuola ci sarebbero disparità di trattamento tra gli insegnanti della scuola statale e quelli della scuola paritaria, che non verrebbero ammessi a tutte le prove di concorso, ma solo alle selezioni che riguardano le procedure concorsuali ordinarie. Una situazione che sta stretta alle associazioni di categoria che denunciano: «Siamo ancora lontani dalla parità effettiva».

«La situazione è questa – spiega il segretario provinciale di Cisl Scuola, Salvo Inglima -: lo scorso anno, nel concorso straordinario per la scuola dell’infanzia e per la scuola primaria destinato ai diplomati magistrali, erano stati esclusi gli insegnanti delle scuole paritarie. Sembra che lo stesso criterio sia stato applicato ai concorsi straordinari in arrivo nelle prossime settimane, anche se gli insegnanti che lavorano nelle paritarie possono presentarsi al concorso ordinario».

Potranno cioè prender parte al concorso che prevede una prova preselettiva e più prove per testare la partecipazione, ma non alla procedura semplificata, riservata a coloro che hanno lavorato almeno tre anni nella scuola statale. «Non solo – aggiunge Inglima -, contestualmente al concorso, era stata prevista anche una procedura per abilitare all’esercizio della professione che doveva essere aperta anche a coloro che lavorano nelle paritarie o nei centri di formazione professionale. All’atto pratico però, nelle bozze che stiamo vedendo in questi giorni, questa procedura dovrebbe essere spacchettata e le prove verrebbero effettuate cioè tra un anno, in una seconda fase. La procedura di questo tipo non dà diritto all’immissione in ruolo, ma permette di salire di uno scalino nella gerarchia per arrivare alla stabilizzazione».

A livello generale quindi, «si assiste a una disparità di trattamenti – conclude Inglima – rispetto ai colleghi; in questo campo la giurisprudenza non è omogenea e ci sono diverse letture che si possono applicare a seconda dei punti di vista». Una situazione illegittima anche secondo lo Snals di Bergamo: «La norma dice – sottolinea Loris Renato Colombo, segretario provinciale – che i servizi delle scuole che pagano i contribuiti ai propri dipendenti sono parificate a quelle pubbliche. Non permettere ai docenti che lavorano in un servizio parificato di accedere a un concorso a parità di condizioni dei propri colleghi che lavorano nella scuola statale è illegittimo. E infatti abbiamo già sentito parlare di ricorsi in questi ultimi giorni». Una situazione che è già stata presa in esame anche dalle associazioni di categorie, prima tra tutte Adasm Fism.

«Si tratta di un altro gravissimo errore dell’amministrazione pubblica – commenta Giovambattista Sertori, presidente dell’associazione -. Non si può non pensare che il servizio scolastico sia garantito dalle statali, ma anche dalle paritarie. È chiaro che quando vengono proposte attività o concorsi, l’accesso dovrebbe essere garantito a tutti i componenti del sistema pubblico dell’istruzione. Le sigle che rappresentano le paritarie si sono già ritrovate per pensare insieme un’azione, per fare in modo che il Ministero possa ripensare questa nuova esclusione: si tratterebbe di garantire un elemento di giustizia verso i docenti. Finora la parità effettiva non è stata ancora riconosciuta, sia a livello economico che di trattamento. Ci auguriamo che il Ministero ci ripensi».

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