Scuola, 600 cattedre ancora scoperte: «Pesa il ritardo del concorso Pnrr»

IN BERGAMASCA. A due settimane dall’inizio delle lezioni, molti insegnanti non sono ancora stati assegnati. L’iter per i vincitori va a rilento: incertezza fino al 10 dicembre. Tanti i posti vacanti anche per i rifiuti da Gps.

A due settimane dall’inizio delle attività didattiche, molte scuole sono ancora senza insegnanti. «Stimiamo che in Bergamasca siano oltre 600 le cattedre ancora da assegnare» è il quadro che tratteggia Fabio Cubito, segretario generale della Flc Cgil di Bergamo.

Il bilancio è presto fatto: «Sommando infatti le 344 cattedre che erano già state accantonate a inizio anno scolastico in attesa degli aventi diritto del posto in ruolo vale a dire i vincitori del concorso docenti Pnrr 2023 di cui ancora per molte classi di concorso non si sanno gli esiti, le supplenze brevi per malattia o maternità e le rinunce arrivate da Gps (la graduatoria provinciale delle supplenze ndr), possiamo senza difficoltà dire che superiamo i 600 posti scoperti» afferma Cubito.

Un caos che si riversa su alunni e famiglie, causato in buona parte dal ritardo del concorso Pnrr: se per alcune classi di concorso non si è ancora concluso, per altre, pur avendo individuato gli aspiranti docenti «idonei» (in quanto hanno superato tutte le prove d’esame) l’iter di assegnazione dei vincitori della cattedra di ruolo va a rilento.

«Il 10 dicembre è la data limite che si è dato il ministero dell’Istruzione per l’assegnazione delle cattedre ai vincitori di ruolo», fa presente Matteo Loria, referente per la Lombardia dell’Associazione nazionale presidi. Ci sono, quindi, ancora due mesi abbondanti di incertezza.

I no alle cattedre da algoritmo

Nei giorni scorsi, come comunicato dall’Ufficio scolastico della Lombardia, si sono «sbloccati» i posti di ruolo, assegnati dal concorso Pnrr, per solo otto classi di concorso, tra cui matematica nelle scuole superiori, scienze motorie e informatica. Ma per tante altre materie si deve ancora aspettare. A contribuire ai tanti posti vacanti sono anche i tanti no ricevuti dagli insegnanti che si sono visti assegnare la cattedra da Gps tramite l’algoritmo ministeriale.

«Ormai è noto che questo algoritmo è un terno al lotto. In molti hanno rifiutato, specialmente se vincitori di uno spezzone orario che significa avere solo un pugno di ore (non le 18 ore della cattedra completa ndr) che corrispondono a uno stipendio risicato che, in molti casi, non permette di arrivare a fine mese», rileva Cubito.

«Sono veramente tante le persone che rifiutano l’assegnazione da Gps perché, banalmente, non interessa più o nel frattempo hanno trovato altro – spiega Loria –. Bisognerebbe intervenire a livello normativo stabilendo che chi rifiuta da Gps viene tolto dalla graduatoria in modo definitivo e non solo per un anno come è adesso».

Un rifiuto che ha anche motivazioni legate alla considerazione del ruolo di insegnante. «In molti – puntualizza ancora Loria – vedono l’insegnamento come una seconda scelta o un ripiego. E, quindi, un’opportunità a cui si può dire di no perché si possiede altro. Per far cambiare questa mentalità si dovrebbe valorizzare maggiormente il lavoro dei docenti dal punto di vista economico e sociale».

Gli «interpelli»

Alla ricerca di supplenti che «coprano» le cattedre e le ore scoperte, si fanno dunque scorrere le graduatorie. Prima le graduatorie d’istituto (una sorta di «chiamata» a cui deve provvedere la singola scuola) che, però, per alcune classi di concorso, come per le materie scientifiche e tecniche, sono già esaurite. Ergo: l’unica via è ricorrere agli «interpelli», il principale mezzo di reclutamento per le supplenze che ha soppiantato la Mad (Messa a disposizione), usato da chi non è iscritto nelle graduatorie d’istituto, ma desidera comunque proporsi per supplenze.

Questa procedura prevede che il dirigente scolastico pubblichi sul sito della scuola un avviso finalizzato al reclutamento di docenti forniti dell’abilitazione o, in subordine, del titolo di studio. Copia degli avvisi viene inviata all’Ufficio scolastico territorialmente competente, che provvede alla pubblicazione per cui si può fare domanda. «È stata una procedura necessaria per rendere l’assunzione del docente supplente più trasparente e per evitare, come accadeva con le Mad, che il dirigente scolastico chiamasse direttamente il supplente senza aver fatto scorrere tutte le graduatorie – afferma Cubito –. Forse gli interpelli sono un meccanismo più complesso e intricato rispetto alle Mad, ma sono senz’altro una modalità molto più trasparente, dal momento che si tratta di un atto pubblico. Tanto è vero che siamo stati in grado di intercettare e bloccare casi in cui si passava subito agli interpelli senza aver fatto scorrere le graduatorie».

Si tratta, tuttavia, di una procedura che rallenta ancora di più l’assunzione di supplenti e la copertura delle tante cattedre ancora scoperte. «È una sfida insostenibile per segreterie e dirigenti scolastici – afferma Paola Manzullo, segretaria generale della Cisl Scuola di Bergamo –. Molte delle candidature pervenute, inoltre, si sono rivelate non idonee, incrementando il carico di lavoro e rallentando le procedure di reclutamento. È necessario che le istituzioni competenti intervengano introducendo misure che facilitino il processo di selezione».

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