
Cronaca / Bergamo Città
Venerdì 14 Marzo 2025
Sci, in 22 anni 60 milioni di soldi pubblici
IL DOSSIER. Legambiente: quota neve sempre più alta e seggiovie che chiudono, puntiamo più su un turismo dolce. L’assessore Sertori: contributi per destagionalizzare. Fossati (Anef): oggi non c’è un modello economico alternativo.
Quota neve sempre più alta, impianti di risalita che chiudono e necessità di continuo innevamento artificiale con nuovi bacini d’acqua. E uno sport, lo sci, che rischia di diventare sempre più elitario causa i costi elevati.
Legambiente - tramite il dossier nazionale «Nevediversa 2025. Una nuova montagna è possibile?» - punta il dito contro gli investimenti pubblici per le stazioni sciistiche. D’altro canto - replicano Regione e impiantisti - gli investimenti sono mirati, tengono conto proprio dei cambiamenti climatici, puntano alla destagionalizzazione. E modelli economici alternativi allo sci per sostenere la montagna e contrastare lo spopolamento, al momento, non ce ne sarebbero.
Dal 2002 al 2024 - scrive Legambiente - per gli impianti di risalita nella nostra provincia sono stati investiti 79 milioni di euro, di cui 60 il contributo pubblico, pari al 76%. A cui si aggiungono i fondi per sostenere la gestione e l’innevamento programmato (fino a 5 milioni di euro e un massimo di 125mila euro per gestore): 13 le stazioni coinvolte e di queste, sottolinea ancora Legambiente, nella stagione che sta per concludersi due sono rimaste ferme (Poieto e Selvino) mentre due sono aperte ma senza pratica dello sci (Piani dell’Avaro e Piani di Artavaggio). «A causa della crisi climatica nevica sempre di meno, i costi per l’innevamento artificiale aumentano insieme a quelli della settimana bianca. Cambia il volto della montagna ma anche quello del turismo sempre più costoso e di lusso. Nella Penisola sono 265 le strutture legate agli sci non più funzionanti, un dato raddoppiato rispetto al 2020 quando ne erano stati censiti 132. Aumentano anche i bacini di innevamento artificiale: 165 quelli mappati a oggi in Italia tramite le immagini satellitari per una superficie totale pari a 1.896.317 metri quadrati circa», scrive l’associazione.
Per Legambiente servono in primis «più azioni di mitigazione e adattamento e più finanziamenti per il turismo dolce». «Si continua ad alimentare la pratica dell’innevamento artificiale - aggiunge il presidente nazionale Stefano Ciafani - che comporta consistenti consumi di acqua ed energia».
«Gli investimenti sugli impianti di sci - commenta l’assessore regionale alla Montagna, Massimo Sertori - vengono fatti a livello comprensoriale, coinvolgendo enti locali e privati. Generalizzare non va bene: vengono sempre analizzati caso per caso e siamo consapevoli che il clima sta cambiando ma, laddove la stazione sciistica è sostenibile, i finanziamenti testimoniano che l’obiettivo è stato centrato. D’altronde gli impianti funzionano anche in estate, stiamo puntando molto sulla destagionalizzazione. Giusto preservare il paesaggio e la natura in montagna, ma occorre creare anche opportunità di sviluppo e lavoro».
«Le stazioni sciistiche che funzionano sono sostenibili - aggiunge Massimo Fossati, il presidente lombardo di Anef, l’Associazione nazionale degli esercenti funiviari -. Attualmente non c’è un modello economico, con tutte le sue conseguenze sociali, che possa sostituire quello dello sci: oggi, in Lombardia, lo sci crea un indotto sul territorio da moltiplicare per 8, in Trentino addirittura per 12. Gli investimenti pubblici sugli impianti rientrano tutti: ogni skipass venduto genera, in termini di tasse per l’ente locale, un valore da 8 a 12 euro. Chiudere lo sci vorrebbe dire far sparire un’intera economia e una socialità, di fatto condannare allo spopolamento e all’abbandono alcune zone montane: pensiamo a cosa sarebbe Foppolo senza impianti. Lavoriamo insieme, invece, a un progetto congiunto per analizzare il ruolo della neve artificiale, la sua sostenibilità e le strategie per garantire un futuro alle comunità montane. Perché sostenibilità e sviluppo possono coesistere».
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