Sanificazione auto, spunta la tassa Covid «Pratica illegale, segnalate certi episodi»

Anche in Bergamasca ci sono autofficine e gommisti che fatturano costi compresi tra i 15 e i 30 euro per l’igienizzazione dell’abitacolo. I consumatori: «Non devono pesare sui clienti»

Qua e là, è spuntata anche questa: la «tassa Covid» sulla sanificazione delle auto. L’allarme, lanciato a livello nazionale dal Codacons, si è registrato anche in Bergamasca. Chi recentemente ha portato il proprio veicolo da un meccanico per manutenzione o riparazioni, oppure dal gommista per il cambio gomme stagionale, in alcuni casi s’è trovato sulla fattura una voce legata a «sanificazione Covid», o «kit sanificazione Covid».

Una voce che sarebbe legata ai costi che i meccanici devono sostenere per garantire l’intervento sull’auto in sicurezza, come prescritto dalle linee guida tracciate dal governo. «Abbiamo avuto segnalazioni anche in provincia di Bergamo, con “tasse” anche abbastanza onerose, dai 15 ai 30 euro, evidenziate in fattura tra l’altro in maniera esplicita», conferma Umberto Dolci, presidente di Federconsumatori Bergamo: «Nessuno mette in dubbio che i professionisti abbiano dei costi in più da sostenere legati alle precauzioni – riconosce Dolci -, ma ancora una volta il rischio d’impresa è scaricato sui consumatori. Consumatori che, peraltro, ogni giorno si trovano pure loro a far fronte ai rincari, alle maggiori spese e ai minori guadagni legati all’emergenza. Occorre senso di responsabilità e misura: riteniamo improprio ed eccessivo far pagare questo costo». «Nei giorni scorsi avevamo raccolto anche in Bergamasca numerose segnalazioni per un’altra fantomatica “tassa Covid”, quella applicata da alcuni parrucchieri e centri estetici – ricorda Mina Busi, presidente di Adiconsum Bergamo -. Sono cose che non si possono tollerare, non possono essere sempre i consumatori a pagare. Occorre segnalare, contestare e contrastare queste pratiche. È indubbio che gli imprenditori abbiano maggiori spese: ma anche i consumatori stanno subendo importanti difficoltà economiche in questa fase».

«Si tratta di una pratica del tutto illegale, e contro la quale presenteremo le dovute denunce ad Antitrust e Guardia di finanza: non esiste alcuna norma che obbliga i consumatori a sanificare la propria autovettura nelle officine, né che vincoli i tagliandi o le riparazioni al pagamento di “tasse” legate al Covid», è la posizione espressa da Carlo Rienzi, presidente del Codacons.

Le linee guida tracciate dal governo, naturalmente, impongono anche per il settore delle autoriparazione il rispetto di un rigoroso e articolato protocollo, che passa dall’utilizzo dei dispositivi di protezione, dalla sanificazione costante degli ambienti, ma anche – ciò che è al centro della polemica – dall’igienizzazione dell’abitacolo o di singole parti (quelle più esposte al lavoro del professionista) con specifici prodotti disinfettanti; un’operazione che andrebbe eseguita sia prima di effettuare l’intervento (per garantire la sicurezza del meccanico da eventuali tracce di virus lasciate dal cliente) sia dopo l’intervento (per garantire la sicurezza del cliente da eventuali tracce di virus lasciate dal meccanico).

Carte alla mano, comunque, nessun provvedimento governativo impone che questa voce sia scaricata sul cliente, né tantomeno che la sanificazione venga presentata come una prestazione al pari di una riparazione. Sono le stesse associazioni di categoria delle autoriparazioni a scagliarsi contro la minoranza di professionisti che applica la «tassa»: «È ingiustificata e scorretta la richiesta di pagamento per “sanificazione anti Covid” – ha infatti dichiarato Alessandro Angelone, presidente nazionale di Confartigianato Autoriparazione -. La nostra linea è di non applicare costi aggiuntivi ai clienti e di assicurare gratuitamente l’igienizzazione della vettura attraverso uno spray sulle zone di contatto come sedili, volante, pomelli e freno a mano».

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