San Tomaso piange il piccolo Sebi: «Sarai sempre il nostro arcobaleno»

Lutto nel quartiere . Sebastian Maciel Vergas aveva sette anni, per tre ha combattuto contro una malattia che si è fatta sempre più aggressiva. La famiglia: «Carattere forte e coraggioso».

«Amava tantissimo la vita, era un guerriero e aveva un sogno: diceva che da grande avrebbe voluto diventare un poliziotto per sconfiggere i cattivi». È stata una vita difficile quella di Sebastian Maciel Vergas, il bimbo boliviano che è volato in cielo venerdì mattina a soli 7 anni, dopo aver affrontato la prova della malattia per tre lunghi anni. Una grande prova che il piccolo non ha mai fatto pesare ai suoi familiari e amici.

«Solare e coraggioso»

Lo ripetono continuamente la mamma Ana, di 29 anni, e il papà Esteban, di 31. Nella loro casa nel quartiere di San Tomaso de’ Calvi sono circondati dall’affetto di tantissimi parenti, amici e dell’intera comunità che in queste ore si è stretta calorosamente attorno a tutta la famiglia. Il piccolo Sebastian era molto conosciuto nel quartiere, dove frequentava spesso anche l’oratorio. «È sempre stato un bambino solare e coraggioso – raccontano con gli occhi pieni di lacrime i genitori –. Ne ha passate davvero tante nella sua breve vita, ma è stato tanto forte: non lo abbiamo mai sentito chiederci perché fosse successo proprio a lui e non faceva pesare la sua sofferenza». Sebastian, chiamato da tutti Sebi, lascia nel dolore anche i tre fratelli Aurora (12 anni), Austin (8 anni) e Cristan (5 anni). «Era molto legato ai suoi fratelli, ma anche ai suoi cugini e zii – sottolineano la mamma e il papà – e loro gli sono stati molto vicini, specialmente nel periodo della malattia, coccolandolo, accudendolo e aiutandolo nei gesti quotidiani».

Tanti interventi da superare

Il percorso di Sebi è stato travagliato, caratterizzato da svariati interventi e cicli di chemioterapia. «Dopo un’operazione – raccontano i genitori – aveva perso la mobilità del braccio sinistro, ma continuava a lottare e a restare aggrappato alla vita. Voleva vivere, con tutte le sue forze». Per un periodo era stato ricoverato all’Istituto nazionale dei tumori a Milano, circondato dall’affetto di tutto il personale sanitario. «Medici e infermieri l’hanno sempre compreso e coccolato, tutti gli volevano tanto bene e lo facevano sentire a casa, nonostante fosse in un luogo di sofferenza».

Aveva anche subito una complessa operazione al cuore: «Per far capire quanto amasse la vita – ricorda la mamma – il giorno stesso dell’operazione voleva subito alzarsi, non voleva stare sdraiato perché era aggrappato con tutto se stesso alla vita e non ha mai fatto pesare a nessuno la sua condizione». Era un bimbo vivace, Sebi, che non si è mai fatto fermare dai tortuosi sentieri a ostacoli e dalle innumerevoli dure prove che la vita gli ha messo di fronte. «Era solare, rideva sempre e voleva giocare: amava molto andare al parco, ci è andato fino a quando le sue condizioni di salute lo hanno permesso». Il piccolo amava anche nuotare e gli piaceva tanto colorare e disegnare, in particolar modo arcobaleni.

Aveva frequentato la scuola primaria Biffi, nel quartiere. «L’ultimo anno – racconta la mamma – non poteva più andare in classe, ma ogni mattina voleva comunque svegliarsi presto per accompagnare i suoi cugini fuori dall’istituto, perché non si è mai arreso e voleva sconfiggere la sua brutta malattia».

Aveva frequentato la scuola primaria Biffi, nel quartiere. «L’ultimo anno – racconta la mamma – non poteva più andare in classe, ma ogni mattina voleva comunque svegliarsi presto per accompagnare i suoi cugini fuori dall’istituto, perché non si è mai arreso e voleva sconfiggere la sua brutta malattia». Una malattia che purtroppo è diventata sempre più aggressiva, fino ad arrivare alla colonna vertebrale a Pasqua, facendogli perdere l’equilibrio e la mobilità. Ma il suo carattere continuava a essere forte. «L’ultimo ricordo che ho di lui – dice commossa mamma Ana – è che voleva sempre alzarsi dal letto per disegnare, ma purtroppo dallo scorso aprile non è più riuscito a muoversi. Da un anno e mezzo aveva iniziato le cure palliative e ringraziamo l’infermiere Fabrizio Salerno che l’ha seguito a casa con tanto affetto». «Sebi sarai per sempre il nostro arcobaleno», concludono con gli occhi gonfi di pianto i genitori.

Un quartiere nel dolore

La famiglia è in Italia da 13 anni, è molto integrata anche nel quartiere e tutta la comunità sta portando la sua vicinanza in queste ore di lutto. «Esprimo vicinanza alla famiglia – dice il parroco, don Giuseppe Rossi –, siamo addolorati per la perdita di un piccolo bambino, siamo affranti e vicini al dolore di questa famiglia». I funerali saranno celebrati oggi alle 15 nella chiesa parrocchiale di San Tomaso de’ Calvi. «I catechisti accompagneranno il rito funebre e anche questo è un segno di vicinanza della comunità: lo abbiamo ricordato in tutte le Messe della domenica e ho invitato a pregare per lui e per la sua famiglia».

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