Rondò A4 al rush finale, la responsabile: «Ogni sera esco da quel casello ed è una grande soddisfazione»

LA STORIA. Dietro ai lavori che finiranno in anticipo c’è una bergamasca doc: Federica Guerra è l’ingegnere edile responsabile del procedimento per Aria, la società della Regione.

Bergamasca doc «di Borgo Palazzo», classe 1980, una laurea in Ingegneria Edile al Politecnico di Milano, giaccone arancione d’ordinanza e una certa qual attitudine a stare in prima linea. Federica Guerra («nomen omen» verrebbe da dire visto il piglio da cantiere) è il Rup, ovvero il Responsabile unico del procedimento, dei lavori del rondò dell’A4 per conto della stazione appaltante: Aria, l’Agenzia regionale per l’innovazione e gli acquisti.

Leggi anche

«Ma questo è un cantiere molto bergamasco, a cominciare dalle imprese coinvolte, la Bergamelli di Nembro e la Suardi di Predore. Ma ci sono anche il responsabile di area Alessandro Caloisi e il direttore centrale lavori di Aria, Giorgio Lampugnani: tutti abitano nella Bergamasca».

Partiamo dall’inizio, non ci sono molte donne che scelgono ingegneria edile...

«Ma no, dai. Dissento. Nel mio corso al Politecnico eravamo in parecchie. Non siamo per nulla rare».

Eppure non si vedono molto nei cantieri.

«Questo può essere vero, nel senso che molte mie colleghe hanno preferito altre attività o ambiti. Meno da cantiere, diciamo... Poi è chiaro che avere la possibilità di lavorare in una realtà importante come Aria è differente».

In che senso?

«Ti dà grande opportunità. Io ci lavoro ormai dal 2010, ho passato la fase di Infrastrutture Lombarde e via via...».

Sinceramente, quando arriva una donna in un cantiere viene ancora accolta con qualche sguardo di sufficienza?

«No. E sono sincera, problemi mai. Sarò stata fortunata in questo cantiere, magari, ma non ho mai avuto esperienze del genere nemmeno negli altri. Sono sempre stata misurata solo e soltanto sulla qualità del mio lavoro».

Qui giocava praticamente in casa...

«E sentivo maggiormente la responsabilità di non creare problemi e disservizi ai miei concittadini, questo sì. Quando abbiamo fatto le deviazioni provvisorie qualche disagio c’è ovviamente stato, soprattutto quando l’assetto viabilistico è mutato diverse volte in poco tempo. Ma abbiamo sempre cercato di informare tutti il prima possibile chiedendo di avere la pazienza necessaria: del resto si sapeva che sarebbe stato un intervento non semplice vista la scelta, assolutamente condivisibile, di non interrompere praticamente mai i flussi di traffico».

Erano 30 anni che quella rotatoria creava problemi, è nata decisamente male...

«E nessuno aveva mai avuto il coraggio di metterci le mani. Ecco, non è stato semplice portare a termine un lavoro del genere cercando di contenere al minimo i disagi e lavorando sempre su un sistema di deviazioni provvisorie. Di certo questo è un cantiere che non poteva essere calato dall’alto vista la complessità dello svincolo e il numero di veicoli che lo impegna quotidianamente. Non è stato per nulla facile ma l’abbiamo detto fin dalle fasi iniziali di progettazione, poi è chiaro che qualcuno l’abbiamo scontentato, ma è assolutamente normale con un intervento del genere. Mettiamola così, abitando a Bergamo avevo amici e parenti che m’informavano praticamente in diretta delle cose che non andavano».

Un ruolo come il suo dà il meglio sul cantiere?

«Il Rup in realtà si muove su diversi livelli, compresa la parte, come dire, più burocratica, quella delle carte, assolutamente fondamentale. Ma per come sono fatta io ho sicuramente passato molto tempo sul cantiere: in questo modo è stato più facile avere il polso dei lavori e intervenire con maggiore rapidità quando necessario».

È successo molte volte?

«Il progetto secondo me era fatto molto bene, ma molte cose le abbiamo affinate praticamente sul campo. Erano previste magari determinate deviazioni e poi in corso d’opera ci si rendeva conto che era meglio farle in un modo differente perché così funzionavano meglio. In questo senso una presenza assidua sul cantiere è un grande vantaggio: in diversi casi abbiamo organizzato riunioni dalla sera alla mattina. È stato un intervento con un elevato grado di operatività e coordinamento».

Che spesso è un punto debole nelle grandi opere...

«Non in questo caso: Comune, Provincia, Regione, Prefettura e forze dell’ordine si sono sempre mossi insieme e con la massima disponibilità. Questo ci ha permesso di superare anche qualche situazione più complessa delle altre».

Qual è stato il momento più difficile?

«Sicuramente quando avevamo in ballo tutte le deviazioni provvisorie...».

Pensavo la scoperta delle cisterne sotterranee al centro del rondò...

«In realtà imprevisti del genere,così come qualche sottoservizio non segnalato in modo corretto nelle planimetrie , sono abbastanza comuni in un cantiere del genere: ce li saremmo evitati ma comunque si sa cosa fare in quei casi. Gestire invece un flusso ininterrotto di veicoli in un cantiere che cambia forma continuamente e si sviluppa in più zone in contemporanea è molto impegnativo».

È stato importante lavorare con imprese bergamasche?

«C’è sicuramente un livello di disponibilità e professionalità elevato. Poi ognuno ha giocato il proprio ruolo, ma si vedeva che avevamo un obiettivo comune, soprattutto quando ci sono stati problemi da risolvere».

È la prima volta che le capita di finire un cantiere in anticipo?

«Oggettivamente sì e non nego che sia una grande soddisfazione».

Torno per un attimo al Politecnico: la scelta di Ingegneria edile ha motivi familiari o...?

«Assolutamente no, puro interesse personale. Poi è chiaro che lavorare per Aria ha dei risvolti importanti».

Dal punto di vista professionale?

«Anche personale, gestisco soldi pubblici e questo lo sento come una grande responsabilità. L’ho vissuto in questo intervento così come quando mi è capitato di lavorare in sanità: mi piace l’idea di poter fare qualcosa per migliorare la vita delle persone».

Ricapitolando, lavora a Milano e torna ogni sera a casa a Bergamo: quindi passa proprio in quel rondò appena risistemato...

«Ed è una soddisfazione davvero enorme, credetemi».

© RIPRODUZIONE RISERVATA