Rivoluzione per l’ex guardia medica, al numero unico risponde il dottore

SANITÀ. Da sabato 6 luglio la nuova organizzazione. Dimezzati gli ambulatori, passati da 27 a 13. Più efficienza, resta il nodo personale. Meno viaggi a vuoto, ma probabile che pazienti e medici debbano coprire distanze più lunghe.

È tempo di rivoluzione per la Continuità assistenziale (Ca) bergamasca. Prende infatti il via sabato 6 luglio la «Centrale Uni.Ca», il nuovo modello di gestione della vecchia guardia medica. «Tutti i cittadini che necessitassero di assistenza sanitaria non urgente negli orari non coperti dal proprio medico di medicina generale – si legge nel comunicato congiunto con cui ieri Ats Bergamo, Asst Papa Giovanni XXIII, Asst Bergamo Est e Asst Bergamo Ovest hanno comunicato la novità – o ne fossero privi, dovranno ricordarsi questo numero telefonico: 116.117. Componendolo (attivo tutti i giorni 19-8, prefestivi e festivi h24, ndr), si verrà reindirizzati alla Centrale Uni.Ca dove, a differenza del passato, risponderanno gli stessi medici di continuità assistenziale, i quali vaglieranno le richieste e potranno eventualmente risolverle senza far spostare il paziente, avvalendosi anche della videochiamata, ed effettuare anche prescrizioni dematerializzate».

Come cambia il servizio

Rispetto al passato, quindi, i pazienti troveranno al telefono un medico e non un operatore «laico». Con l’introduzione del nuovo modello organizzativo, inoltre, non ci si potrà più presentare in autonomia nelle sedi della Ca, ma l’assistito verrà indirizzato direttamente dalla Centrale Uni.Ca, solo nel caso necessitasse di visita in presenza, all’ambulatorio di continuità assistenziale attivo più prossimo: nessun rischio quindi per il paziente di trovare porte chiuse, ma di contro la possibilità di doversi recare in sedi lontane decine e decine di chilometri. Alla Centrale Uni.Ca spetterà anche decidere se attivare una visita domiciliare. «Gli obiettivi del nuovo modello sono – si legge ancora – migliorare l’efficienza organizzativa della Ca, le capacità diagnostiche, ridurre il sovraffollamento dei Pronto soccorso, favorire l’assistenza domiciliare, in particolare per i pazienti che presentano fragilità. L’avvio delle Centrale Uni.Ca è il punto di arrivo di un percorso condiviso tra la direzione generale Welfare di Regione Lombardia, Areu, Ats Bergamo, Asst Papa Giovanni XXIII, Asst Bergamo Est e Asst Bergamo Ovest. Alle spalle, l’esperienza consolidata della Centrale Uni.Ca già attiva nei territori di Ats Montagna e Ats Città Metropolitana di Milano». L’idea è che con questa nuova modalità le sedi di continuità assistenziale vengano sgravate dalla funzione di primo filtraggio telefonico e presa in carico: i medici potranno così concentrare l’attività sulle prestazioni ritenute necessarie.

Le reazioni

«Il nuovo servizio dovrebbe dare un’organizzazione migliore – commenta Guido Marinoni, presidente dell’Ordine dei medici – anche se persiste il problema dei pochi medici a disposizione. La nuova modalità permetterà di parlare da subito con un medico e quindi qualche caso potrebbe essere già risolto al telefono. Poi si eviteranno viaggi a vuoto per i pazienti, che verranno indirizzati solo nelle sedi aperte. Ovviamente non si risolve il problema risorse umane, ma c’è una gestione più razionale rispetto alla confusione di prima. È un tentativo, almeno».

«Nella situazione di grave carenza di medici – concorda Ivan Carrara, segretario della Fimmg Bergamo, sindacato dei medici di medicina generale – era necessaria una riorganizzazione. Se questa è la strada vincente lo dirà il tempo. È un tentativo che andava fatto. La Ca funzionava in passato con più di 200 medici, ora sono meno della metà». L’ennesimo cambiamento non piace però ai medici di continuità assistenziale, che lamentano una nuova diminuzione di sedi dell’ex guardia medica aperte, con un sovraccarico di lavoro e lunghe distanze da coprire sia per le eventuali visite a domicilio, sia per i pazienti per recarsi nelle sedi aperte.

Le sedi aperte

Delle 27 sedi (attive fino allo scorso anno), ora ne resteranno aperte 13: 6 (Bergamo, Villa d’Almè, Zogno, Sant’Omobono; oltre a Serina e Piazza Brembana ma fino a fine settembre) nella zona dell’Asst Papa Giovanni XXIII, 3 in quella dell’Asst Bergamo Ovest (Dalmine, Calusco e Romano) e 4 nella zona dell’Asst Bergamo Est (Albino, Seriate, Clusone e Grumello). «Con il nuovo sistema – dichiara un medico di Ca che preferisce restare anonimo – non solo i medici dovranno fare visite domiciliari di 100 km, ma pure i pazienti per una visita, una prescrizione o un certificato dovranno fare fino a 100 km. I medici sul territorio spariranno quasi completamente e già la compilazione dei turni ha comportato più della metà dei turni scoperti nelle poche sedi che si intendono mantenere. Stanno cercando di farci rientrare offrendo qualche soldo in più. Molti di noi però si sono dimessi o hanno ridotto i turni al minimo. Non si possono fare 100 km per una domiciliare, al di là dei soldi è pericoloso per i colpi di sonno. Cercano di tirare la coperta, ma la coperta è corta e noi siamo stremati. Sono due anni che ci fanno impazzire, spingendoci a dimetterci».

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