Rincari alimentari, per ogni famiglia bergamasca +400 euro all’anno: i dati

Carovita. Analisi dell’Unione consumatori. Una piccola consolazione per Bergamo: inflazione per cibo e bevande a +7%, contro il +10% della media nazionale.

Di questi tempi, è una magra consolazione: Bergamo è la città d’Italia con la più bassa inflazione relativa a prodotti alimentari e bevande alcoliche. A luglio l’indice di questi prezzi – voce fondamentale del carrello della spesa delle famiglie – a Bergamo si è infatti attestato al +7% su base annua: un piccolo salasso, ovviamente, però inferiore a tutte le altre aree del Paese. La media nazionale è infatti del +10%, a Cosenza (la città con i più alti rincari alimentari) si arriva addirittura al +13,1% rispetto al luglio dello scorso anno. È quanto emerge da un’analisi dell’Unione nazionale consumatori, che ha rielaborato in chiave locale i dati diffusi nei giorni scorsi dall’Istat. Bergamo dunque sorride? Non proprio: perché se è vero che Bergamo è comunque in fondo a questa classifica, in terra orobica l’inflazione nel carrello della spesa si traduce tuttavia in un rincaro annuo di 400 euro solo per la spesa alimentare di una famiglia media.

I carrelli più pesanti

Il Centro-Sud, mediamente, è lo spicchio d’Italia dove il carrello della spesa è diventato più salato. Se Cosenza è appunto la città con l’inflazione annua più alta (+13,1%, rincaro medio di 847 euro), nelle primissime posizioni si trovano poi Viterbo (+12,8%, +713 euro), l’«eccezione» Imperia (+12,7%, +680 euro), Sassari (+12,4% +569 euro) e Ascoli Piceno (+12,2%, +664 euro) a completare la top-5. In coda, se Bergamo (+7%, +400 euro) è ultima, ci sono poi Cremona al penultimo posto (+7,3%, +418 euro), Parma al terzultimo (+7,7%, +412 euro), Como al quartultimo (+8,1%, +463 euro) e Milano al quintultimo (+8,3%, +452 euro). Mantova è invece la città lombarda col maggior rincaro dei generi alimentari, +10% su base annua (è la 37a città nella classifica nazionale).

Il caro energia

L’Unione nazionale consumatori ha passato in rassegna anche un’altra delle voci più pesanti di questa escalation inflazionistica, cioè i rincari per energia elettrica, gas e combustibili. Su questo fronte Bergamo se la passa meno bene: con un’inflazione su base annua del 62,1%, è la 22esima città italiana con l’aumento maggiore; a guidare la graduatoria del salasso energetico ci sono Bolzano (+107,3%), Trento (+105,2%) e Perugia (+65,9%); la prima città lombarda + Varese, al 6° posto nazionale, con un rincaro annuo del 63,6%. Le città meno tartassate – calcola l’Unione nazionale consumatori – sono invece Genova (+51,1%), poi Reggio Calabria (+51,7%) e medaglia di bronzo a Benevento (+51,8%); tra le grandi città se la cava bene anche Napoli, all’ottavo posto delle virtuose con +52,6%, e Torino che chiude la top-10 delle migliori con +52,7%.

«Il fatto che il rincaro del mercato libero sia quasi il doppio di quello del tutelato, dimostra come non ci sia ancora abbastanza concorrenza nel settore dell’energia e come non si possa eliminare il mercato tutelato e il ruolo di acquirente unico»

Quello energetico resta il tema cruciale di questi mesi, su cui occorrono anche interventi normativi per salvaguardare le famiglie. Per Massimiliano Dona, presidente dell’Unione nazionale consumatori, infatti, «il fatto che il rincaro del mercato libero sia quasi il doppio di quello del tutelato, dimostra come non ci sia ancora abbastanza concorrenza nel settore dell’energia e come non si possa eliminare il mercato tutelato e il ruolo di acquirente unico. Per una famiglia vuol dire una stangata media pari a 690 euro su base annua per il libero contro i 362 euro del tutelato, una differenza abissale, da cui si salvano solo i fortunati che avevano sottoscritto lo scorso anno un contratto a prezzi fissi e non hanno subito variazioni contrattuali».

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