Rifiuti, soffrono le piattaforme di riciclo
Lo spettro dell’aumento della Tari

Raccolta differenziata, l’allarme delle associazioni di rappresentanza delle piattaforme di trattamento dei riciclabili: «Guadagno sempre più ridotto, ormai per farci ritirare certi prodotti come la carta siamo noi che dobbiamo pagare».

Cresce sempre di più la raccolta differenziata. Allo stesso tempo, però, gli operatori del settore stanno faticano a rivendere sul mercato i prodotti riciclati e ciò potrebbe portare in prospettiva a un aumento generalizzato della Tari (Tassa sui rifiuti) a carico del cittadino. O addirittura al « blocco delle raccolte differenziate».

È l’allarme lanciato dalle associazioni di rappresentanza delle piattaforme di trattamento dei rifiuti riciclabili riunitisi nei giorni scorsi a Roma alla sede di Fise Unicircular (l’Associazione delle imprese dell’economia circolare). E nella Bergamasca la quantità di rifiuti differenziati è consistente (è la terza in Lombardia): nel 2019, secondo i dati Ispra (Istituto superiore per la protezione e la ricerca ambientale) appena diffusi, è arrivata ad ammontare a 385.390 tonnellate su un totale di rifiuti urbani conferiti di 511.740 tonnellate (pari al 75,3%). Tredici invece (secondo dati provinciali aggiornati a luglio 2019) sono gli impianti in cui i rifiuti differenziati (compresi quelli delle piazzole ecologiche comunali) vengono in prima battuta raccolti e più di 300 quelli per il loro successivo trattamento e ricollocamento nella filiera produttiva.

La vendita del materiale comporta poi (da contratto stipulato con i vari Comuni) degli sconti sulla Tari (Tassa sui rifiuti) che il cittadino paga a fronte del guadagno che gli operatori del settore ottengono rivendendo appunto i materiali riciclati. Un guadagno sempre più ridotto. «Anzi – affermano alcuni di loro preferendo rimanere anonimi – ormai per farci ritirare certi prodotti come la carta siamo noi che dobbiamo pagare». Nell’assemblea pubblica svolta a Roma dalle associazioni di rappresentanza delle piattaforme di trattamento dei rifiuti riciclabili è stata non a caso denunciata la «riduzione della capacità di assorbimento delle industrie utilizzatrici dei materiali di recupero come cartiere, vetrerie, produttori di pannelli in legno, industrie di trasformazione della plastica». E inoltre «la mancanza di sbocchi per il “blocco” dell’export in Cina, Indonesia». Da qui, quindi, la richiesta al ministero dell’Ambiente, Parlamento e Regioni di attivare «un tavolo di lavoro per superare questa emergenza, che metta a confronto le istituzioni con gli operatori su misure concrete da avviare urgentemente».

Richiesta non accolta positivamente dall’assessore regionale all’Ambiente, Raffaele Cattaneo. E il motivo è che un tavolo sul trattamento dei rifiuti in Lombardia c’è in realtà già da un anno. E si chiama «Osservatorio sull’economia circolare e la transizione energetica» che, proprio nei giorni scorsi, si è riunito per affrontare il problema del riciclo della plastica per cui, rileva Cattaneo, i canali verso l’estero si sono riaperti: «Quanto però viene richiesto è un prodotto più elaborato come il granulato di plastica riciclato – spiega l’assessore – quello che noi, quindi, vogliamo chiedere ai rappresentanti delle piattaforme di trattamento dei rifiuti riciclabili è di investire in impianti più tecnologici che permettano un trattamento più elaborato dei rifiuti rendendoli così adatti alle recenti richieste del mercato».

La situazione è monitorata anche da Confindustria Bergamo, il cui vice presidente con delega a Infrastrutture e ambiente è Olivo Foglieni, presidente del gruppo bergamasco «Fecs», specializzato nel recupero e trattamento dell’alluminio: «Non possiamo che condividere – afferma – l’invito dell’assessore regionale all’Ambiente a investire maggiormente nella tecnologia, anche se in merito rimangono ancora alcuni aspetti burocratici da risolvere e per cui stiamo lavorando». Il riferimento è al fatto che nel 2018 la competenza per il rilascio di autorizzazioni di nuovi impianti di trattamento rifiuti era passata dalle Regioni e dalle Province allo Stato. Questo passaggio aveva di fatto rallentato se non bloccato l’avvio di nuovi impianti.

Tutto è cambiato nuovamente a ottobre con l’approvazione del decreto «Salva imprese», successivamente convertito in legge, che ha di fatto riportato questa competenza dallo Stato alle Province e alle Regioni: «Ci sono però due problemi su cui stiamo lavorando – spiega il vice presidente di Confindustria Bergamo –, mancano i decreti attuativi per l’applicazione delle nuove norme e sono stati introdotti meccanismi di controlli da parte dell’Ispra ancora da capire». Al momento, quindi, è ancora tutto fermo. C’è da auspicare che la situazione si sblocchi presto per scongiurare un aumento generalizzato della Tari e che il rischio blocco delle raccolte differenziate paventato non arrivi a interessare anche la Lombardia: qui, sempre secondo i dati Ispra, nel 2019 la quantità dei rifiuti differenziati è arrivata ad ammontare 3 milioni e 400 mila tonnellate su un totale di rifiuti urbani conferiti di 10 milioni e 60 mila tonnellate (pari al 70,7%).

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