Riempiono di veleno una carcassa di cervo come esca per lupi e vengono filmati da una fototrappola: denunciati

POLIZIA PROVINCIALE. Due allevatori dell’Alta Valle Seriana dovranno rispondere di tentato avvelenamento di animali e utilizzo di esche e bocconi avvelenati. Nel mirino i lupi della zona di Gandellino.

Nell’ambito dell’attività di vigilanza faunistico/venatoria la Polizia provinciale di Bergamo ha condotto un’importante operazione antibracconaggio che – per la prima volta nel contesto della nostra provincia – riguarda i grandi carnivori e nella fattispecie il lupo.

Il liquido bluastro

I fatti risalgono a questa primavera, quando gli agenti del nucleo ittico-venatorio di via Tasso individuano una carcassa di cervo morto in località «Gromo San Marino/Ronchello»: il rinvenimento di una specie di ungulato in così forte espansione demografica non stupisce certo gli agenti, ad incuriosire invece è la presenza di un liquido bluastro che fuoriesce abbondantemente dalla carcassa dell’animale e ancor di più la presenza di una fototrappola posizionata esattamente in direzione del cervo morto. La Polizia provinciale intuisce subito che quello non è un rinvenimento qualunque e che quella fototrappola non è posizionata casualmente in quel contesto.

Gli agenti ipotizzano che il cervo morto in circostanze non determinate possa essere stato premeditatamente intriso di veleno con l’intenzione di costituire una vera e propria esca per i carnivori selvatici

La carcassa di cervo viene quindi prelevata dagli agenti al pari della fototrappola che viene posta sotto sequestro penale: gli agenti ipotizzano che il cervo morto in circostanze non determinate – ma si esclude un atto di bracconaggio a carico dell’ungulato – possa essere in realtà stato premeditatamente intriso di veleno con l’intenzione di costituire una vera e propria esca per i carnivori selvatici che ne avessero consumato le carni provocandone la morte per avvelenamento.

Cervo avvelenato con l’antigelo

Le indagini della Polizia provinciale, con il coordinamento della Procura della Repubblica, si intensificano: vengono effettuate le analisi sulla carcassa di cervo rinvenuto presso l’Istituto zooprofilattico e viene disposto un accertamento tecnico sulla fototrappola per estrarne i contenuti.Gli esiti degli accertamenti di laboratorio fugano ogni dubbio: la sostanza velenosa di cui è intrisa la carcassa di cervo è glicole etilenico, si trova comunemente nei liquidi antigelo, è di facile reperibilità e il suo utilizzo improprio per la preparazione di esche avvelenate è noto da tempo.

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Le immagini della fototrappola

Ma è dalla fototrappola che arrivano le informazioni più rilevanti: decine di fotogrammi in cui restano immortalati due soggetti, conosciuti dalla Polizia provinciale, dei quali uno con atteggiamenti inequivocabili nei quali appare chinato sulla carcassa di cervo mentre inietta con una siringa il liquido poi rivelatosi glicole etilenico. I due soggetti vengono convocati presso il Comando di Via Tasso, vengono sentite altre persone informate sui fatti e acquisiti ulteriori elementi che supportano le ipotesi accusatorie.

Deferiti in stato di libertà alla Procura della Repubblica presso il Tribunale di Bergamo, i due dovranno rispondere dei reati di delitto tentato di uccisione di animali e uso di esche e bocconi. Si tratta di due allevatori dell’alta valle Seriana, di cui un imprenditore zootecnico e un allevatore amatoriale di ovi-caprini.

La presenza del lupo

«Un ringraziamento da parte mia alle donne e agli uomini della Polizia provinciale impegnati ogni giorno e in particolare a coloro che sono intervenuti in questa vicenda – afferma il Comandante della Polizia provinciale Matteo Copia –. Il tentativo di avvelenamento posto in essere a Gandellino, per quanto maldestro, non può certo essere la soluzione ai conflitti derivanti dalla presenza del lupo: siamo in una fase di ricolonizzazione per la quale l’eliminazione, benché illegale e perseguibile, di alcuni esemplari di lupo sarebbe completamente ininfluente ai fini della presenza della specie sul territorio, con il rischio invece di destrutturare il branco che attualmente occupa quei territori esponendoli all’arrivo di nuovi esemplari e all’aumento delle predazioni».

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La presenza stabile di un branco di Lupi in alta Valle Seriana è da tempo nota alla collettività anche grazie alla campagna informativa promossa dalla Polizia provinciale, i cui operatori sono impegnati costantemente nel monitorarne gli spostamenti, verificare le tracce di presenza, posizionare le fototrappole, acquisire e verificare le segnalazioni degli avvistamenti da parte dei cittadini e assistere gli allevatori in caso di predazioni per avviare le pratiche di rimborso previste da Regione Lombardia.

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Sul territorio provinciale – oltre al branco stabile di Gandellino – è verosimile ipotizzare la presenza di un nuovo branco formatosi tra la Val Brembana e la Val Serina e la presenza di altri esemplari in dispersione sul resto del territorio. Va ricordato però che ogni branco, costituito da pochi esemplari (mediamente 5 o 6 lupi) occupa stabilmente un areale vastissimo di centinaia di chilometri quadrati e impedisce l’accesso ad altri esemplari e ad altri branchi: ciò significa che il territorio della provincia di Bergamo è destinato a ospitare un numero comunque limitato di esemplari e non vi sarà un aumento esponenziale incontrollato della specie, perché la capacità trofica del territorio stesso e le dinamiche di popolazione e di autoregolazione della specie lo impediranno.

«Il ritorno del lupo sulle Alpi Centrali e quindi nelle nostre Orobie è un fatto assolutamente naturale ed era ampiamente prevedibile – spiega il Comandante Copia - in virtù di un processo di ricolonizzazione che ha interessato l’intero territorio nazionale determinato dalla maggiore disponibilità alimentare - in particolare di ungulati selvatici e tra questi in primis il cervo - nonché dalla tutela legale che annovera lupo e orso tra le specie protette da decenni».

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