Ricoveri, a Bergamo non c’è l’impennata
Negli ospedali meno malati di luglio

I malati attualmente negli ospedali sono meno di quelli di luglio. Al Papa Giovanni giovedì 8 ottobre 18 in reparto, nessuno nell’Asst Bergamo Est.

Nuova impennata dei contagi da coronavirus in Italia: 4.458 i positivi registrati giovedì. In Lombardia i nuovi casi sono 683, con una crescita dei ricoverati dell’1,41% in Terapia intensiva e del 22% negli altri reparti. Ma la Bergamasca è in controtendenza; qui, i ricoveri sono anche più bassi di quelli di luglio: e questo quando, secondo i dati aggiornati al 7 ottobre della Fondazione Gimbe, la Lombardia resta in testa tra le regioni per distribuzione dei casi attualmente positivi al Covid (comprensivi di ricoverati in Terapia intensiva, ricoverati con sintomi e quelli in isolamento domiciliare): in totale 9.877 casi; mentre le cifre di tutta Italia parlano, sempre al 7 ottobre, di un totale di 3.782 ricoverati con sintomi, e 337 in Terapia intensiva.

Numeri in discesa

A Bergamo e provincia, invece, il calo è ovunque, e lo dicono i numeri, confrontando quelli di giovedì 8 ottobre, con quelli dell’8 luglio, a fine lockdown, e dell’8 aprile, in piena pandemia. All’Asst Papa Giovanni XXIII di Bergamo, per esempio, l’ospedale che ha fatto da «caposaldo» nella lotta al Covid, quando si è arrivati ad avere quasi 100 persone in Terapia intensiva, giovedì 8 ottobre, i ricoverati totali erano 18 (di questi 1 in Terapia intensiva, un paziente arrivato per altre patologie e poi risultato positivo dal tampone); l’8 luglio i ricoverati erano 28 (lo stesso mese la Terapia intensiva è stata dichiarata Covid free), mentre l’8 aprile i ricoverati erano in tutto 407.

«La crescita dei ricoverati in Lombardia è innegabile, così come il peggioramento della situazione ormai in gran parte d’Italia. Qui non abbassiamo la guardia, ma i numeri ci dicono che la situazione è migliore. Siamo pronti per fronteggiare anche un peggioramento in tempi rapidi – rimarca Fabio Pezzoli, direttore sanitario dell’Asst Papa Giovanni – . Siamo il 6° hub lombardo per le Terapie intensive, abbiamo riservato nella Torre 5 due moduli di posti letto per persone con tampone positivo ma non sintomatiche, e un’area apposita e separata in Malattie infettive per i malati con sintomatologia. E siamo in grado di ampliare l’offerta dei posti letto nel giro di poche ore, sia per i ricoveri ordinari che per le Terapie intensive. L’andamento che stiamo riscontrando, però, nella Bergamasca ci consente di mantenere un cauto ottimismo: i dati sulla sieroprevalenza ci dicono che un’alta percentuale di bergamaschi è entrata in contatto con il Covid: solo in Valseriana quasi il 50% risulta avere anticorpi. Questo potrebbe spiegare perché i contagi sono meno che altrove. In più, i bergamaschi,proprio perché molto spaventati da quanto è accaduto qui, stanno più attenti, e da parecchio tempo. Dobbiamo impegnarci a tenere i numeri bassi, con comportamenti rispettosi della propria salute e quella altrui: altre zone della Lombardia sono messe male, il virus è sempre qui con noi». Una identica tendenza al ribasso emerge anche dai numeri forniti dall’Asst Bergamo Est (mentre la Ovest ha scelto di non fornire le cifre richieste). Ieri si era a zero ricoverati per Covid nell’Asst Bergamo Est (le cifre sono comprensive degli ospedali di Seriate, Alzano, Piario, Calcinate. Gazzaniga, Lovere), mentre l’8 luglio erano 2 i ricoverati (nel dettaglio a Seriate), e l’8 aprile la quota dei malati Covid in questi ospedali, comprese le Terapie intensive, era di 353.

Sale «modificabili»

«La situazione attuale è confortante, ma restiamo prontissimi a fronteggiare qualunque emergenza – rimarca Roberto Keim, direttore della Terapia intensiva del Bolognini di Seriate e del Dipartimento anestesia e rianimazione dell’intera Asst Bergamo Est – . In caso di necessità, ci muoveremmo chiudendo alcune sale operatorie per ricavare spazi dedicati alle Terapie intensive (ora non siamo hub, comunque) e potremmo anche poi allargarci nell’Unità coronarica. Ma non abbiamo segnali, al momento, di situazioni di sofferenza: la maggior parte dei malati negli ultimi tempi positivi al nuovo coronavirus erano arrivati per altre patologie. Il pronto soccorso, va rimarcato, ha percorsi ben differenziati, così come restano allestite le cosiddette aree grigie, per quanti sono in attesa dell’esito del tampone. Questi numeri così bassi sono il segnale dei buoni effetti dati dal lockdown, ma non si può non tenere conto del fatto che una buona parte della popolazione bergamasca sembra aver sviluppato anticorpi. L’osservanza stretta delle regole ha contribuito ulteriormente. Ora ci prepariamo alla stagione invernale, e sarà importantissimo provvedere a una massiccia campagna di protezione contro l’influenza, per evitare gli intasamenti dei pronto soccorso. Credo che tra un mese o poco più potremo registrare anche che impatto ha avuto la riapertura delle scuole e il ritorno delle attività negli uffici. È cruciale, quindi, in questa fase autunnale rispettare il distanziamento e usare la mascherina con scrupolo: è anche una protezione in più contro l’influenza».

Numeri decisamente in controtendenza anche a Humanitas Gavazzeni: giovedì 8 ottobre i ricoverati erano 2, più 5 in isolamento nell’area grigia in attesa degli esiti del tampone, 4 i posti in Terapia intensiva, di cui 1 occupato; l’8 luglio, i pazienti Covid ricoverati erano 4, più 22 in osservazione, 3 in Terapia intensiva. Ma l’8 aprile i numeri erano ben altri: 205 pazienti Covid ricoverati su 292 letti disponibili (6 reparti su 7), 22 in Terapia intensiva, su 33 posti complessivi disponibili.

Il virus resta cattivo

Situazione analoga per gli Iob, gli Istituti ospedalieri bergamaschi del Gruppo San Donato, i Policlinici San Pietro a Pone San Pietro e San Marco a Zingonia: sia giovedì 8 ottobre che l’8 luglio non avevano pazienti ricoverati per Covid (da metà giugno entrambi gli ospedali sono Covid free), mentre l’8 aprile a Zingonia erano 145 i ricoverati e 196 a Ponte San Pietro. «Di recente sono arrivati alcuni casi di persone con polmonite bilaterale – rimarca Eleonora Botta, direttore sanitario a Ponte San Pietro –. E come da indicazioni regionali, sono stati dirottati negli hub. Qui manteniamo comunque le aree grigie per le persone in attesa di esito dei tamponi, e siamo pronti a fornire risposte in caso di emergenza. Il virus non è affatto sparito, e colpisce con la stessa aggressività dei mesi scorsi». Un invito a non abbassare la guardia arriva anche dal direttore sanitario di Zingonia, Giancarlo Borra: «Oltre all’area grigia, persistono tutte le misure di sicurezza come il controllo della temperatura in accesso e percorsi separati, non solo in pronto soccorso. Stiamo inoltre predisponendo, preso atto dell’andamento della pandemia, una serie di misure che, nel caso in cui la situazione peggiorasse, ci permetterebbero di affrontare eventuali nuove esigenze di ricoveri in reparto o Terapia intensiva».

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