Reddito di cittadinanza, con le modifiche in vista a rischio 4.200 assegni

La misura. Il governo intende rivedere il sussidio per chi può lavorare. Intanto crolla il numero dei beneficiari: meno 28,9% rispetto a un anno fa.

La norma precisa deve ancora essere messa nero su bianco, il criterio definitivo è ancora in fase di valutazione. Ma l’orientamento pare chiaro: mantenere il Reddito di cittadinanza solo per chi non può lavorare, e toglierlo a chi invece è «occupabile». È la strada tracciata dal governo: la conseguenza – per il momento in ipotesi – è che la «stretta» possa tagliare il sussidio a circa 4.200 bergamaschi. La bussola è nei numeri, nell’incrocio tra i dati dell’Inps e dell’Anpal (l’Agenzia nazionale per le politiche attive del lavoro). A settembre, secondo appunto l’ultimo aggiornamento dell’Istat, in Bergamasca il reddito di cittadinanza era erogato a 5.292 nuclei familiari, per un totale di 10.907 persone beneficiarie.

Ma quante sono, tra queste persone, quelle che effettivamente potrebbero lavorare? La stima arriva dall’Anpal, che a livello nazionale considera «indirizzati ai servizi per il lavoro» (cioè «occupabili») 920mila percettori sui circa 2,3 milioni totali in Italia, cioè il 39,8% dei beneficiari del sussidio. L’altro 60,2% non è quindi occupabile, una platea composta indicativamente da persone con disabilità, con competenze inadatte al lavoro, oppure minorenni o con altre problematiche. Applicando la proporzione sui 10.907 bergamaschi che beneficiano della misura, la stima è così di circa 4.200 «occupabili», un dato che per forza di cose oscilla ma che è in linea con la fotografia della Provincia che ad oggi indica in 4.104 i percettori del Reddito attualmente in carico ai Centri per l’impiego. E perciò a rischio di perdere il reddito di cittadinanza, se il governo interverrà come annunciato.

Nel discorso per la fiducia alle Camere, infatti, Giorgia Meloni s’è espressa così: «Mantenere e, laddove possibile, aumentare il doveroso sostegno economico per i soggetti effettivamente fragili non in condizioni di lavorare», mentre per tutti gli altri «la soluzione non può essere il Reddito di cittadinanza, ma il lavoro». Di quel 39,8% di occupabili, secondo i dati dell’Anpal riferiti al Nord-Ovest, il 22,8% è già occupato (ma ha un lavoro «povero», che viene integrato col Reddito di cittadinanza), il 61,4% è soggetto al «patto per il lavoro» (l’adesione a percorsi di inserimento al lavoro con azioni specifiche di formazione, orientamento e accompagnamento), il 13,5% è stato poi «rivalutato» come «esonerato», un altro 2,3% è stato indirizzato ai servizi sociali.

Bergamo ai minimi

La distribuzione del Reddito di cittadinanza nelle diverse aree del Paese, pesando i beneficiari in base alla popolazione, restituisce una evidente frattura territoriale. In Bergamasca percepisce il reddito di cittadinanza circa l’1% della popolazione, e Bergamo – secondo i dati di agosto – è 93a tra le 107 province d’Italia per minor numero di beneficiari (in rapporto ai residenti); in testa ci sono Palermo (13,70%), Napoli (13,65%) e Crotone (12,95%), in coda Bolzano (0,13%), Belluno (0,45%) e Lecco (0,73%).

In terra orobica, tra l’altro, la platea del Reddito di cittadinanza si sta ulteriormente assottigliando. A settembre i nuclei beneficiari – come detto – sono 5.292, in calo del 4% rispetto ai 5.514 di agosto 2022; si sono ridotti ancor più i beneficiari, che a settembre erano 10.907 mentre erano 11.512 ad agosto, dunque con una contrazione del 5,3% (il fatto che i beneficiari siano calati in maniera più marcata dei nuclei familiari indica che dalla platea del reddito sono «uscite» soprattutto delle famiglie numerose). Il calo è addirittura drastico se si mette a confronto settembre 2022 con settembre 2021: nel giro di un anno, infatti, i nuclei beneficiari sono diminuiti del 24,2% (erano 6.981, oggi sono 1.689 in meno), e i singoli beneficiari si sono ridotti del 28,9% (erano 15.561 a settembre 2021, oggi sono 4.654 in meno).

Anche la tendenza regionale e nazionale descrive una parabola discendente. A settembre 2022 in Lombardia hanno beneficiato del reddito 68.931 nuclei, in calo del 24% rispetto ai 90.712 di settembre 2021; i singoli percettori erano 140.521, ma un anno prima erano 197.559 (-28,9%). In Italia a settembre 2022 il sussidio è stato erogato a 1.038.922 nuclei, in flessione del 13,4% nel giro di dodici mesi (a settembre 2021 erano 1.200.283); i singoli percettori sono scesi dai 2.814.22 di settembre 2021 ai 2.315.761 di settembre 2022 (-17,7%).

La fluttuazione è invece pressoché nulla per l’importo medio mensile del reddito di cittadinanza: a Bergamo «vale» in media 509 euro al mese, in Lombardia 517 euro, in Italia 582 euro.

Le pensioni di cittadinanza

Nulla è stato detto a proposito delle Pensioni di cittadinanza, che potrebbero invece non essere toccate. In Bergamasca a settembre ne hanno beneficiato 1.100 cittadini, per un importo medio di 262 euro; in Lombardia i percettori sono 14.140, in tutta Italia 136.138. Anche in questo caso si osserva una traiettoria di riduzione: a settembre 2021 le pensioni di cittadinanza in provincia di Bergamo avevano riguardato 1.275 persone, nel giro di dodici mesi il calo è del 13,72%.

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