Pronto soccorso, gli accessi impropri superano il 40%. «Ma sono bisogni di salute»

I DATI. Cosentini (Ospedale Papa Giovanni): sarebbe più corretto definirle urgenze minori. Va capito se per i pazienti esiste un’alternativa sul territorio. Bergamo Est e Ovest: c’è un incremento di richiesta sanitaria.

Si chiamano «accessi impropri». Alla base c’è sempre un bisogno di cure e di salute, che però molto spesso non trova la risposta adeguata sul territorio, e dunque finisce per ingolfare i pronto soccorso. E i numeri non sono di poco conto: più del 40 per cento degli accessi nei pronto soccorso bergamaschi può essere considerato improprio. «Ma “accesso improprio” è una definizione su cui si dovrebbe ragionare, perché implica un giudizio di un valore – premette Roberto Cosentini, direttore del Centro Eas-Emergenza Alta Specializzazione del “Papa Giovanni” di Bergamo –: sarebbe più corretto definirli accessi non urgenti o urgenze minori. Sono tutti bisogni di salute e sanità, rispetto a cui bisogna però capire quale sia la risposta adatta e disponibile».

I dati

Secondo i criteri di Agenas, l’Agenzia nazionale per i servizi sanitari regionali, vengono definiti come «impropri» gli «accessi entrati, dopo visita del triage, con codice bianco o verde nei giorni feriali e festivi e in orari diurni tra le ore 8 e le ore 20 in modo autonomo o inviati dal medico di famiglia, con dimissione al domicilio o a strutture ambulatoriali». Da questa base, l’Asst Papa Giovanni – che conta circa 100mila accessi all’anno tra il pronto soccorso generale, il pronto soccorso pediatrico, ostetrico e oculistico di Bergamo e quello di San Giovanni Bianco – ha fatto di calcolo: gli accessi impropri hanno rappresentato circa il 44 per cento del totale nel 2022, il 45 per cento nel 2023 e il 42 per cento nel primo quadrimestre del 2024 (gennaio-aprile). Analizzando invece complessivamente i codici-colore in entrata al pronto soccorso i primi quattro mesi del 2024, il bianco (non urgenza) ha rappresentato il 7% degli accessi, il verde (urgenza minore) il 39%, l’azzurro (urgenza differibile) il 32%, l’arancione (urgenza) il 20%), il rosso (emergenza) il 2 per cento.

Le cause

«Uno dei punti centrali – riflette Cosentini – è capire se questi pazienti avevano un’alternativa o meno sul territorio, cioè se potevano essere gestiti altrove. L’altro aspetto di difficoltà e di rallentamento dei flussi nei pronto soccorso è il fenomeno del boarding (quando un paziente rimane in carico a lungo in pronto soccorso nell’attesa di un posto letto in reparto, ndr), ed è ciò che più incide sull’impegno del personale». Sul pronto soccorso dell’ospedale Papa Giovanni di Bergamo, per una questione di dimensioni e di specializzazione, la richiesta resta sempre elevatissima: «Tra l’altro – aggiunge Cosentini –, sia la rete del trauma sia la rete dell’ictus sono state recentemente riorganizzate alla luce di nuove evidenze scientifiche, e questo ha comportato una centralizzazione sul “Papa Giovanni” per queste patologie».

«Sono due gli aspetti principali che vanno a giustificare l’aumento degli accessi impropri – commenta Filippo Manelli, direttore dei Pronto soccorso dell’Asst Bergamo Est –: da un lato c’è l’oggettivo incremento della richiesta sanitaria, legato all’invecchiamento e all’aumento delle comorbilità nella popolazione, e poi l’oggettiva difficoltà che il territorio ha, non certo da oggi, nel dare un’offerta di servizi ai pazienti complessi. Una strategia d’intervento è data dal lavoro sullo snellimento delle liste d’attesa, su cui recentemente è stato avviato un potenziamento da parte della Regione».

«Considerando l’inizio del 2024 – spiega Sandra Ferraris, direttore del Dipartimento Emergenza Urgenza dell’Asst Bergamo Ovest –, il numero di accessi è ancora in crescita progressiva, avvicinandosi ai livelli pre Covid». Per Antonio Manfredi, direttore sanitario dell’Asst Bergamo Ovest, l’aumento dei codici minori ha «cause eterogenee: una valutazione medica rapida rispetto ai tempi di attesa dettati dalla medicina territoriale; il bisogno dei pazienti di riscontri immediati sul proprio stato di salute; i ticket irrisori rispetto al pagamento delle singole prestazioni; la carenza di medici di medicina generale; la scopertura nel weekend di apertura degli ambulatori di medicina generale».

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