«Progettava un attentato ai sacerdoti». Terrorismo islamico, in cella pizzaiolo

L’INCHIESTA. Ventiduenne egiziano di Azzano lavorava accanto a una chiesa di via Garibaldi: «Vorrei accoltellare i preti che vedo passare». Sui social messaggi di propaganda jihadista. E con l’amico parla di una bomba sotto un’auto.

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«Come procede la vita?», gli chiede l’amico. «Giuro la vita è noiosa - risponde lui -. In questi due/tre giorni ero al lavoro, il posto dove lavoro è al piano terra, e le finestre erano aperte, c’erano delle persone davanti alla chiesa, vestite di nero e io ero in piedi con un coltello in mano, ho pensato: “Se questo coltello entra nel corpo di un umano... che faccio? Esco o non esco?”».

Le persone vestite di nero che il giovane, egiziano 22enne domiciliato ad Azzano S. Paolo, vede dalla finestra della pizzeria da asporto in cui sta lavorando sono alcuni sacerdoti intenti a passare davanti alla chiesa di San Giuseppe, compresa nel complesso che ospita la Comunità missionaria dei preti del Sacro cuore di Gesù in via Garibaldi, davanti al supermarket Conad. Siamo alla scorsa settimana ed è quell’intercettazione a imporre un’accelerazione all’indagine, che venerdì mattina (4 ottobre) ha portato all’arresto del giovane per apologia di delitti (gli è contestata anche l’associazione con finalità di terrorismo internazionale, per la quale però il gip non ha ravvisato la gravità indiziaria).

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L’identikit

«Non è un lupo solitario, bensì un soggetto in relazione con altre persone inserite nel contesto del terrorismo islamico»

Fin lì era un presunto jihadista dormiente, monitorato dopo che all’inizio di settembre alla Procura di Brescia era giunta una segnalazione dell’Aise, i servizi segreti italiani per l’estero. Un tipo insospettabile. «Bravo, gentile, irreprensibile», lo descrive il datore di lavoro. Ma dietro la normalità del dipendente modello, si nasconderebbe una «personalità estremamente violenta», come scrive il gip nell’ordinanza di custodia cautelare dopo aver analizzato gli atti della Procura bresciana che ha coordinato le indagini della Digos di Bergamo e di Digos e Ucigos di Brescia. Sono i social a spalancare l’abisso celato dietro la facciata: il 22enne - secondo le contestazioni - risulta membro del gruppo Telegram pro-Stato Islamico (IS) denominato Dawlatul Islam. Consulta video su Tik-Tok relativi a predicatori radicalizzati, a barbare esecuzioni di «infedeli» o a messaggi che inneggiano alla strage dell’11 settembre. La Procura lo accusa di sostenere l’Islamic State Khorasan Province, associazione di stampo jihadista. Venerdì 4 ottobre, durante la conferenza stampa organizzata in Questura a Brescia per illustrare l’operazione, il procuratore aggiunto di Brescia Silvio Bonfigli ha precisato che «non è un lupo solitario, bensì un soggetto in relazione con altre persone inserite nel contesto del terrorismo islamico», anche se il gip non ha riconosciuto «il rapporto di collegamento»: in sostanza, per il giudice, avrebbe progettato attentati, ma senza «un contatto operativo» con la «casa madre».

Francesco Prete: "Stava per entrare in azione in una chiesa di Bergamo". Video di www.bergamotv.it

Col permesso di soggiorno

Approdato irregolarmente in Italia nel dicembre 2022 dopo essere transitato dalla Libia, l’egiziano ha ottenuto il permesso di soggiorno per motivi di lavoro il 20 giugno scorso. Non risulta frequentare centri di preghiera ed è incensurato. Sui social riservati posta immagini dal gip ritenute «inquietanti». Lui che impugna un fucile semiautomatico a pompa Benelli M3 calibro 12 circondato da due amici anch’essi armati, è quella più emblematica. Ma oltre allo sfoggio di pose militari, sui social avrebbe intrapreso anche un’attività di indottrinamento e di odio contro cristiani ed ebrei. In paradiso, sostiene, non c’è posto per tutti i musulmani: ci finiscono solo i jihadisti. E poi: «Nel Giorno del Giudizio musulmani e cristiani si uniranno in una lotta per combattere un terzo nemico, gli israeliani ebrei», aggiungendo che, «una volta sconfitti gli ebrei, i musulmani combatteranno i cristiani». Fin qui il pizzaiolo potrebbe essere liquidato come un propalatore di farneticazioni. Ma ci sono altri allarmanti passaggi intercettati che hanno convinto gli inquirenti a uscire allo scoperto, sacrificando un’inchiesta che viaggiava sotto traccia e che poteva aprire nuovi scenari pur di fermare un tipo che agli occhi di chi lo monitorava stava diventando sempre più pericoloso.

La frase sul possibile accoltellamento dei sacerdoti è lo spartiacque e, osserva il gip, «avvalora ulteriormente l’ipotesi secondo cui i due connazionali (l’arrestato e l’interlocutore, anch’egli egiziano e oggetto di perquisizione ieri, sul quale gli inquirenti non hanno voluto fornire elementi, ndr) stanno programmando un concreto e prossimo passaggio all’azione».

«Voglio morire da martire»

Mette premura agli investigatori anche un video postato su Tik Tok il 26 settembre scorso e accompagnato da un «nasheed» (il canto a cappella diffuso nel mondo islamico) che recita: «Comunico agli amici che me ne sto andando, lasciando i peccati del mondo». Insieme all’amico connazionale vuole «sacrificarsi da martire», si legge nell’ordinanza; i due intendono «passare all’azione, tanto da interrogarsi su come sarà l’aldilà e come verrà considerata la loro morte». «E questo - ha chiosato ieri in conferenza stampa il procuratore di Brescia Francesco Prete, riferendosi al giovane - dà la misura della pericolosità del soggetto».

Il 22enne in una conversazione confessa all’amico anche l’intenzione di «manomettere “da sotto” l’auto di un soggetto non meglio identificato, conosciuto da entrambi, facendola scoppiare quando la aprirà con la maniglia». In un’altra telefonata intercettata il pizzaiolo dice al sodale, riferendosi a un’altra persona: «Se scopre che sei un terrorista ti segnala». E l’interlocutore: «Vorrei prenderlo e appendergli una bomba, lo prendo e lo getto nel mare e non avrò pietà».

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