Produzione e traffico di sigarette di contrabbando, l’indagine europea partita dalla Bergamasca

IL BLITZ. Si chiamata «Zamek» l’operazione che ha permesso di individuare un’organizzazione criminale internazionale dedita al contrabbando di tabacchi lavorati, composta da oltre 50 sodali.

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Sono partite da un capannone della Bassa Bergamasca le indagini che hanno portato allo smantellamento di un gruppo criminale dedito al traffico clandestino di tabacco.

Nella mattinata di martedì 19 novembre in diversi Paesi europei è scattata l’esecuzione di mandati di arresto europei (per lo più in Francia e Polonia, nessuno in Italia), perquisizioni e sequestri nei confronti di una cinquantina di indagati, tutte persone originarie dell’Est Europa (ucraini, moldavi e rumeni), ritenute responsabili di reati di produzione e traffico di sigarette di contrabbando. Durante il blitz sono state sequestrate cinquanta tonnellate di tabacco, che sul mercato avrebbero fruttato 13 milioni di euro.

Le indagini partite dalla Bergamasca

Tutto è nato lo scorso anno quando i carabinieri di una stazione della Bassa hanno ricevuto la segnalazione che in un capannone apparentemente in disuso era stato notato uno strano andirivieni di camion. I militari hanno compiuto accertamenti anche sui consumi energetici, dai quali è emerso che lì dentro, nonostante lo stabile risultasse libero da tempo, era in corso un’attività. Quale, lo hanno scoperto i carabinieri e la guardia di finanza di Bergamo durante le indagini coordinate dal procuratore aggiunto Maria Cristina Rota e dal pm Emanuele Marchisio: in quell’edificio, come in quelli scoperti in altri Paesi europei, si trinciava il tabacco e si confezionavano sigarette.

La rotazione dei punti di produzione

L’unico viavai notato è stato quello dei camion che portavano il tabacco grezzo e poi provevdevano a ritirare il prodotto finito per stoccarlo in magazzini dislocati altrove. Di operai all’esterno del capannone non è mai stata rilevata traccia, segno – sospettano gli inquirenti - che chi lavorava qui ci dormiva e ci mangiava pure. L’organizzazione provvedeva a ruotare i punti di produzione con una certa frequenza. E in effetti nel capannone della Bassa a un certo punto l’attività è terminata e parte dei macchinari trasferiti in Polonia (sono stati ritrovati dagli investigatori): è stata lasciata solo una trinciatrice e del materiale per il confezionamento delle sigarette, che sono satti sequestrati. Pacchetti contraffatti che riproducevano fedelmente alcune delle marche più note. La Procura di Bergamo ha provveduto a contattare la Philip Morris, che gestisce anche altri marchi come Marlboro, Chesterfield e Merit e che nell’inchiesta risulta parte lesa. Un capannone con le stesse funzioni è stato sequestrato in rovincia di Milano

Le forze in campo

Le indagini sono state svolte da una squadra investigativa comune costituita - con il coordinamento di Eurojust - dalle autorità giudiziarie francesi, italiane e polacche; a questa si è affiancata una ‘Operational Task Force’, ovvero un team di forze di polizia istituito presso Europol, che ha visto convolte le forze di polizia anche di altri paesi europei.

In totale sono 11 le forze di polizia impegnate tra Italia, Francia, Polonia, Belgio, Bulgaria, Germania, Grecia, Lettonia, Lituania e Paesi Bass. In più di un anno di indagini, attraverso diverse riunioni operative tenutesi a L’Aja (in sede Eurojust ed Europol), è stato possibile riscostruire le relazioni economiche e i canali di distribuzione del tabacco.

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