Cronaca / Bergamo Città
Martedì 18 Marzo 2025
Processo Verzeni, Sangare ritratta la confessione: «Scappato per paura, non l’ho uccisa io»
IL PROCESSO. «I vestiti li ho buttati nell’Adda per paura. Il coltello che avevo sotterrato è quello che usavo per i barbeque quando andavo in riva al fiume». Sono le dichiarazioni spontanee di Moussa Sangare durante il processo relativo all’omicidio di Sharon Verzeni che lo vede accusato dell’omicidio della giovane donna.
Sharon Verzeni, 33 anni, è stata uccisa a Terno d’Isola la notte tra il 29 e il 30 luglio . In tribunale a Bergamo Sangare ha aggiunto: «In quel fatto non ci sono prove che mi fanno colpevole». In tribunale a Bergamo martedì 19 marzo è stato conferito l’incarico per la perizia psichiatrica a Giuseppina Paulillo, psichiatra dell’Usl di Parma. Dovrà dire se Sangare era capace di intendere e volere al momento dei fatti e se ha la capacità di stare in giudizio: ha tempo 90 giorni per depositare gli esiti della perizia che sarà discussa nella prossima udienza, in programma il 22 settembre.
Moussa Sangare: «Sono scappato per paura»
In tribunale Sangare ha riproposto la sua versione del video della confessione davanti ai carabinieri: «La versione è che sono scappato, ma continuavano a spingermi, spingermi, spingermi», riferito a ipotetiche pressioni dei militari. «Sono stato in caserma tre giorni, senza dormire e senza sapere cosa stesse succedendo - ha detto -. Stavo fumando una sigaretta, quando ho dichiarato questa menzogna» sempre riferito alla confessione davanti ai carabinieri.
«Ho gettato i vestiti e mi sono tagliato i capelli dopo i fatti perché avevo paura che, essendo passato di lì, il vero assassino mi riconoscesse. Pensavo si trattasse di una cosa pericolosa, che avesse ucciso per droga»
«Quando mi si vede scappare è passato solo un minuto tra la prima e la seconda telecamera - ha aggiunto Sangare -. Se avessi compiuto i fatti, tra il lasciare la bici e accoltellare quella ragazza sarebbe passato più tempo». E poi: «Ho gettato i vestiti e mi sono tagliato i capelli dopo i fatti perché avevo paura che, essendo passato di lì, il vero assassino mi riconoscesse. Pensavo si trattasse di una cosa pericolosa, che avesse ucciso per droga».
Lo zio di Sharon: «Grandi falsità in aula»
Rivelazioni che hanno sconcertato la famiglia di Sharon Verzeni: «Ci vuole coraggio a dire quelle falsità» ha commentato a fine udienza lo zio di Sharon, presente in aula con il padre e la sorella della vittima. «Prendiamo atto della ritrattazione dell’imputato - ha commentato fuori dall’aula Luigi Scudieri, avvocato dei familiari -, ha dimostrato la piena capacità di difendersi. La ricostruzione è stata molto circostanziata: ha ricordato bene tutto quello che ha fatto, evidentemente, a mio modo di vedere, è un soggetto lucido»
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