Primo consiglio del Gori bis
«Saranno 5 anni molto difficili»

Non sarà una passeggiata: è questo il senso dell’intervento del sindaco Giorgio Gori. Rota eletto presidente, Pecce vice.

E al primo giorno in classe il prof ti fa capire in modo estremamente chiaro che, no, non sarà una passeggiata. Giorgio Gori, fresco di rielezione a Palafrizzoni. non usa giri di parole: «Di natura sono ottimista, ma non lo sono per i prossimi 5 anni del Paese». E le preoccupazioni sono ampie: «Questo è un Paese che invecchia, a Bergamo nel 2035 un abitante su 3 avrà più di 65 anni. L’invecchiamento genera fragilità e più bisogni in un tessuto sociale molto più frammentato del passato». Anche sul piano locale.

Poi lo sguardo si sposta sull’orizzonte nazionale, e la situazione si fa potenzialmente ancora più grama: «C’è un rischio di difficoltà economiche già nei prossimi anni, se non mesi: il nostro lavoro sarà più complicato». Anche perché il rischio che alla fine a pagare siano ancora gli enti locali è lì, a mo’ di spada di Damocle: «Sono convinto che chi è al governo di questo Paese stia facendo danni molto rilevanti. Per noi servirà più impegno, idee e capacità realizzative».

Vicepresidenza, voto discusso

Il Gori bis inizia alle 18.08 dopo un giuramento lampo sulla Costituzione e l’elezione del presidente del Consiglio comunale: Ferruccio Rota. Tutto come previsto, nel senso che l’esponente Pd porta a casa 22 voti: tutta la maggioranza più Gianfranco Ceci. L’opposizione si astiene o vota scheda bianca. Al momento della scelta del vice, l’azzurro va in solitudine: il centrodestra propone la leghista Luisa Pecce (dopo nervosi conciliaboli in serie), Ceci si autocandida. O meglio: «La mia è una dichiarazione di disponibilità solo per spirito di servizio: la maggioranza e la minoranza restano tali».

Al conto porta a casa 5 voti, la Pecce 11 e viene eletta. Non senza qualche dubbio interpretativo sulla norma e sulla natura giuridica delle 17 schede bianche in termini di raggiungimento della maggioranza richiesta. Prima sospensione dei lavori disposta dal neopresidente Rota, consulto con il segretario comunale e alla fine il via libera alla vicepresidenza Pecce. Con qualche dubbio procedurale che rimane lì, latente.

Un intervento asciutto e concreto

Rota garantisce all’aula «massimo impegno, imparzialità e tutela dei diritti di maggioranza e minoranza» E conclude con un «Evviva Bergamo» quasi risorgimentale nei toni. Gori è al suo posto, tra il vice Sergio Gandi e Nadia Ghisalberti. Manca solo Francesco Valesini: dietro, a pochi scranni dal posto di presidente che ha ricoperto per 5 anni, il neoassessore Marzia Marchesi. Davanti a lei, in prima fila la collega Marcella Messina: in aula c’è anche il marito, Alberto Vergalli, subentrato alla dimissionaria Maria Carla Marchesi, presente tra il pubblico insieme all’ex assessore Leyla Ciagà.

L’intervento di Gori è asciutto, poco enfatico e molto concreto. A tratti appunto preoccupato. «L’obiettivo concreto è il lavoro, la centralità e qualità del capitale umano». Indica tra le priorità lo sviluppo ulteriore dell’Università - «Anche come servizi» - e del turismo, «preservando luoghi fragili come Città Alta». Ripercorre i temi del programma elettorale (e ringrazia gli sfidanti Giacomo Stucchi e Nicholas Anesa presenti in aula, tra l’altro vicini di posto) e parla di cultura, arredo urbano, interventi in centro, smog, traffico e periferie.

I quartieri diventano uno snodo chiave dei prossimi 5 anni: «La loro dimensione è la più adatta a creare forme di coesione anche in termini di sostenibilità del welfare di questa città. Dobbiamo mettere le persone in una rete di rapporti, evitando così che diventino utenti dei servizi sociali».

Un discorso che si muove tra grandi opere da finire - «Non possiamo accontentarci del cambio di passo, dobbiamo andare avanti per la città che verrà» - sostenibilità ambientale e sviluppo sostenibile. Concetto declinato in diverse variabili: dalla tutela delle fasce deboli ad una migliore qualità della vita: «L’ambiente è in testa alla nostra agenda di lavoro». Spaziando dal traffico - «Una grande sfida» - e un aeroporto «leva essenziale dello sviluppo di questi anni e in prospettiva: stabilizzare il suo ruolo è una priorità, ma siamo consapevoli che il suo equilibrio è sempre più delicato». E rilancia la necessità «di agire con accordi a scala regionale».

Un ventaglio di sfide ampio con prospettive nazionali incerte, un’apertura alle minoranze - «Pronti ad accogliere proposte e stimoli» - e un quinquennio impegnativo davanti: «Ma in quest’aula ci sono le energie per fare le cose bene» Poco più di mezzora di intervento e il Gori bis è cosa fatta..

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