Prestiti, rate non pagate per 232 milioni. «Sono tante le famiglie in difficoltà»

L’ANALISI DELLA FABI . Oltre la metà per mutui sulle compravendite immobiliari. In Italia il totale è 14,9 miliardi. Manzoni: «Incide la crescita dei tassi di interesse e i salari non si adeguano». Dubbi sullo «spalmamutui».

La tempesta perfetta soffia da qualche tempo. L’inflazione che erode i bilanci delle famiglie, la corsa senza sosta dei tassi d’interesse. L’effetto è concreto, il conto salato: in Bergamasca il totale delle rate dei prestiti non pagate ammonta a 232,2 milioni di euro, di cui oltre la metà (126,8 milioni di euro) riguarda i mutui per le compravendite immobiliari.

Le sofferenze sono 92,1 milioni

Lo racconta un’ampia fotografia scattata dalla Fabi, la Federazione autonoma dei bancari italiani, sia a livello nazionale che locale. Nel dettaglio, appunto, su scala provinciale i dati raccontano la quotidianità delle famiglie alle prese con i finanziamenti. Questi 232,2 milioni di euro hanno infatti diverse «sfumature» di rischio: 92,1 milioni sono classificati come sofferenze, in sostanza credito che la clientela non rimborserà più (54,1 milioni afferiscono a mutui); 112,2 milioni sono classificati come inadempienze probabili, cioè denaro che realisticamente le banche non recupereranno (61,9 milioni tra i mutui); 28 milioni di euro (di cui 10,9 per mutui) sono infine rate scadute, che secondo la Fabi sono comunque «posizioni debitorie meno a rischio».

Allargando lo sguardo il bilancio si fa decisamente pesante, perché in tutta Italia la Fabi ha calcolato – la stima è basata sui dati della Banca d’Italia aggiornati a fine marzo – un totale di 14,9 miliardi di euro di crediti deteriorati delle famiglie (6,8 miliardi di mutui non pagati, 3,7 miliardi di credito al consumo non rimborsato e 4,3 miliardi relativi ad arretrati di altri prestiti personali); in Lombardia la stima è di 2,6 miliardi di euro di rate non pagate (di cui quasi 1,5 miliardi di euro relativi a mutui).

«Situazione di rischio»

Per Cristian Manzoni, segretario della Fabi Bergamo, «il dato bergamasco rispecchia in sostanza l’andamento nazionale: una buona parte delle famiglie è in difficoltà. Incide in particolare la crescita dei tassi d’interesse: per chi ha il tasso variabile, la stima è che oggi la rata sia del 70-75% più alta rispetto a prima dell’inizio della “corsa”. Tutto ciò diventa un problema anche sociale, a cui sia lo Stato sia le banche dovranno dare risposta». Il perché è chiaro: di fronte a una mole così significativa di finanziamenti a rischio, lo scenario si fa molto precario. «Si rischia veramente che una buona parte di questo patrimonio immobiliare nelle mani dei bergamaschi possa arrivare a essere messo all’asta, come soluzione più drastica per quelle situazioni che non hanno altra soluzione – è l’allarme di Manzoni -: a indicare ulteriore pessimismo è la possibilità di un nuovo aumento dei tassi a fine luglio. Vedremo fino a quando durerà questa tendenza al rialzo, ma sicuramente a breve non si ipotizzano decrementi». Così, osserva Manzoni, «le famiglie sono veramente in difficoltà, anche perché numerosi contratti collettivi non sono stati rinnovati, e quindi i salari non sono adeguati rispetto al costo della vita cresciuto sempre più nell’ultimo anno e mezzo».

La chiave di lettura è simile anche a livello nazionale: «L’aumento del costo del denaro, l’incremento dei tassi e la corsa dell’inflazione riducono il reddito disponibile e mettono in difficoltà i clienti delle banche nel rispettare le scadenze – si legge nell’analisi pubblicata dalla Fabi -. Sono infatti quasi un milione le famiglie italiane, strette tra la morsa dei tassi e la corsa dell’inflazione, in arretrato con le scadenze relative a prestiti bancari».

Dubbi sullo spalmamutui

Le attenzioni del settore sono posate soprattutto sui mutui a tasso variabile. Governo e banche si stanno confrontando sul tema, con alcune ipotesi sul tavolo: tra queste, la principale è la messa a punto uno «spalmamutui», un provvedimento per allungare le scadenze per chi ha un mutuo a tasso variabile. In altri termini: non uno sconto, ma la diluizione su più tempo della «massa» del finanziamento ancora da restituire. Una strada percorribile? «Sarebbe una soluzione transitoria per dare ossigeno a chi non ne ha quasi più. Ma escluderei che questa possa essere una soluzione definitiva», riconosce Cristian Manzoni. «Lo spalmamutui non è privo di rischi né è un’operazione a costo zero – ha osservato anche Lando Maria Sileoni, segretario generale della Fabi, presentando la ricerca nazionale -. L’allungamento del piano di rimborso di un mutuo a tasso variabile, infatti, comporta un maggior ammontare di interessi da pagare alla banca oltre al fatto che ci si pregiudica la possibilità di poter beneficiare, nel medio-lungo periodo, di un’auspicabile riduzione dei tassi d’interesse».

Meglio rivolgersi ai professionisti

Fondamentale è rivolgersi ai professionisti: «Il consulente e il bancario, a cui non bisogna addebitare questa situazione – conclude Cristian Manzoni -, sono dei professionisti che in questa fase possono accompagnare il cliente verso la scelta migliore, in relazione alla propria situazione particolare».

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