
Cronaca / Bergamo Città
Martedì 25 Febbraio 2025
Precario un docente su 4. Oltre il 30% nel sostegno. «E i bisogni aumentano»
SCUOLA. L’analisi della Uil. In due anni più 10% degli alunni con disabilità. I sindacati: «Serve stabilizzare, invece si tagliano gli organici di diritto».
Un docente su quattro in Bergamasca è precario. E la situazione peggiora quando si parla di insegnamento di sostegno, dove un insegnante su tre lavora con un contratto a tempo determinato, aggravando una condizione già critica a fronte dell’aumento di bisogni. In soli due anni, infatti, gli alunni con disabilità a Bergamo e provincia sono aumentati del 10%, passando da un totale (sommando ogni ordine e grado da scuola dell’infanzia a superiori) di 5.418 studenti a 5.985.
L’indagine
I dati relativi all’analisi del precariato nella provincia di Bergamo sono frutto di un’indagine condotta dalla Uil Lombardia nel coordinamento territoriale di Bergamo e fotografano l’andamento del precariato dall’anno scolastico 2015/2016 al 2024/25. «Nel 2015/16 i docenti con posto comune precari erano 2.268, mentre nell’anno scolastico 2022/23 (l’ultimo con dati consolidati, per i seguenti i calcoli sono una stima, ndr) il loro numero è salito a 3.501», spiega il coordinatore Uil Bergamo Pasquale Papaianni.
I docenti precari
Ormai da quattro anni si registra una percentuale stabile di docenti precari intorno al 24%. La situazione risulta ancora più critica nel delicato settore dell’insegnamento di sostegno agli alunni con disabilità. «Nell’anno scolastico 2022/23, su un totale di 2.386 docenti di sostegno, ben 1.322 risultano precari, rappresentando il 55,41% del totale», continua Papaianni. Sebbene negli ultimi due anni scolastici si sia registrato un lieve calo nel tasso di precariato per questa categoria di insegnanti, la percentuale rimane alta, aggirandosi oltre il 30%, circa uno su 3, in un contesto in cui i bisogni continuano ad aumentare. «Un dato che riflette una insufficiente stabilizzazione del personale scolastico in un ambito tanto delicato quanto fondamentale per l’inclusione. L’incremento dei numeri pone dunque l’accento su un tema urgente: garantire maggiore stabilità e continuità educativa, soprattutto nei settori più cruciali come quello del sostegno», spiega Papaianni. «Il modello di reclutamento individuato in epoca pandemica ha contribuito a dare significative risposte, trasmettendo anche per certi versi stabilità alla scuola, alle famiglie e ai lavoratori, ma comunque abbiamo bisogno di strumenti normativi che consentano al sistema di raggiungere autonomamente un suo livello di stabilità», conclude.
«Investire sul personale»
«Siamo di fronte ad una crescita considerevole dei bisogni educativi di sostegno, mostrando un trend preoccupante in termini di richiesta di risorse. E questo aumento non è indicativo di un reale incremento delle disabilità, bensì del fatto che le scuole stanno adottando strumenti più capillari per l’individuazione dei casi e molte famiglie si rivolgono sempre più frequentemente a centri specializzati. Ma la gestione di questi casi richiede una pianificazione strutturale e l’impiego di docenti formati – aggiunge Fabio Cubito, segretario generale della Flc Cgil di Bergamo –. Tuttavia, nonostante questa impennata, la carenza di personale specializzato continua a rappresentare un problema serio. Per dare una risposta concreta a tali esigenze occorre investire nella formazione del personale scolastico, con politiche lungimiranti per garantire assunzioni stabili e un investimento serio negli organici delle scuole, evitando ulteriori tagli che compromettono il diritto all’istruzione inclusiva».
«È necessario – propone Cubito – attivare corsi specifici per il sostegno, evitando soluzioni superficiali come le piattaforme on line già sperimentate in passato e rivelatesi inadeguate. I percorsi formativi dovrebbero essere gratuiti e organizzati direttamente dalle istituzioni competenti, come gli Uffici scolastici territoriali (Ust), garantendo una preparazione adeguata anche ai docenti senza esperienza pregressa in questo ambito. Solo così sarà possibile fornire un supporto reale e qualificato agli alunni con bisogni educativi speciali, rispettando il loro diritto a un’istruzione inclusiva e di qualità».
«A rendere ancora più critica la situazione – sottolinea ancora Cubito – è una legge finanziaria che interviene con ulteriori tagli sull’organico di diritto, portando a una situazione paradossale: a livello provinciale, in territori come Bergamo, ci si trova con 80-90 posti in meno rispetto al passato, nonostante la richiesta sia in costante aumento. Questo stato di cose è particolarmente grave perché riguarda i settori più fragili del sistema educativo, lasciati senza il supporto necessario. La questione è ulteriormente aggravata dalla riduzione del numero di assistenti educatori finanziati dai servizi sociali comunali, anche loro alle prese con casse sempre più esigue. Tutte queste mancanze si ripercuotono inevitabilmente sugli studenti e sulle loro famiglie, creando disagi profondi per i bambini più vulnerabili».
«Serve stabilità»
«La situazione dei docenti di sostegno continua a rappresentare una delle criticità più evidenti del nostro sistema scolastico - puntualizza Paola Manzullo, segretaria generale della Cisl Scuola di Bergamo -. La maggior parte dei docenti di sostegno opera in condizione di precarietà, e molti di loro sono addirittura privi del titolo di specializzazione. Questa realtà compromette la qualità dell’insegnamento e mina la continuità didattica per gli alunni con disabilità, che avrebbero invece bisogno di un riferimento stabile nel loro percorso scolastico. La loro natura provvisoria alimenta un circolo vizioso di incertezza lavorativa e discontinuità didattica.
Abbiamo ripetutamente chiesto un incremento del numero di posti di sostegno in organico di diritto e, sebbene sia stato fatto un primo passo, è evidente che si tratta di un intervento insufficiente. La risposta, però, non può certo arrivare dall’idea, che sta circolando in queste ore, di confermare i docenti di sostegno sulla base dell’indice di gradimento espresso dalle famiglie dell’alunno con disabilità - tiene a precisare la segretaria Manzullo -. La continuità didattica è un valore che condividiamo e sosteniamo, ma va promossa in tutt’altro modo. Il rapporto tra scuola e famiglie deve essere basato sulla collaborazione e sulla fiducia reciproca, non su valutazioni soggettive che rischiano di minare la professionalità dei docenti. L’operato dei docenti non può essere soggetto a estemporanee valutazioni esterne. La vera soluzione è creare un contesto di stabilità che garantisca agli studenti con disabilità personale docente specializzato e stabilmente assegnato».
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