Porta Dipinta, una strada romana riaffiora con gli scavi per il gas: «Scoperta importante»

Alla luce i resti ben conservati di un tracciato in pietra. Il Soprintendente: «Il ritrovamento è di eccezionale interesse per l’ottimo stato di conservazione della strada». Dal Mic fondi per Sant’Agostino.

Nel sottosuolo di Città Alta le scoperte non finiscono mai. Due tratti di strada romana in ottimo stato di conservazione – della lunghezza complessiva di una ventina di metri – sono venuti alla luce in via Porta Dipinta, a poca distanza dalla Fara, durante i lavori di scavo per la posa delle tubazioni del gas metano. Ben visibile, a poco più di un metro di profondità, la pavimentazione in blocchi di pietra squadrata e un muretto di contenimento dell’antica strada, che dal colle portava nella piana di Sant’Agostino.

«Il ritrovamento è di eccezionale interesse per l’ottimo stato di conservazione della strada – spiega l’architetto Luca Rinaldi, Soprintendente per l’Archeologia, le Belle Arti e il Paesaggio di Bergamo e Brescia – ma anche perché arricchisce notevolmente le conoscenze sull’impianto urbanistico di Bergamo romana e in particolare sulle sue vie di accesso, confermando come questo percorso viario abbia mantenuto la sua importanza nei secoli». Il tracciato non era segnalato nelle carte archeologiche della città, la scoperta aggiunge una tessera al mosaico della rete viaria più antica della città, una mappatura che si va arricchendo anche grazie all’attività della Soprintendenza alla quale vengono preventivamente sottoposti tutti i progetti che prevedono scavi, come previsto dalla normativa sulle opere pubbliche e dal Piano particolareggiato di recupero di Città Alta e Borgo Canale.

Il ritrovamento è stato studiato e documentato dagli archeologi ma non sarà visibile. «Impossibile lasciare il tratto di strada a vista – spiega il Soprintendente – magari rendendolo pedonale. La strada è stretta, nel sottosuolo oltre alle tubazioni del gas scorrono quelle delle fognature.I resti verranno ricoperti, come accaduto per la strada rinvenuta durante i lavori di ristrutturazione del teatro Donizetti».

Saranno visibili, invece, nel 2023, l’anno in cui Bergamo e Brescia saranno Capitale italiana delle Cultura, gli affreschi e gli elementi architettonici rinvenuti durante i lavori di recupero del chiostro minore di Sant’Agostino, sede del polo umanistico dell’Università. «Ci sono stati altri ritrovamenti – annuncia l’architetto Rinaldi –, l’ex monastero è una miniera di tesori che documentano la storia e la ricchezza di quel luogo». Durante i lavori al primo piano del chiostro, nella sala che sarà occupata dalla nuova biblioteca, sono venuti alla luce affreschi della fine del Cinquecento, con aggiunte settecentesche, tutti da indagare. Ma i lavori che si sono susseguiti nel complesso negli ultimi periodi hanno portato alla luce anche reperti di epoche precedenti, pitture murali, elementi decorativi e scultorei che documentano cinque secoli di storia. «Per lo studio e il recupero degli affreschi ritenuti più interessanti il Ministero della Cultura ha previsto uno stanziamento di 40mila euro – annuncia il Soprintendente –, il Mic in questo modo dimostra di voler partecipare attivamente al recupero dell’ex monastero».

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