«Politiche sociali, avanti con l’innovazione. Sport, un fondo per renderlo accessibile»

L’INTERVISTA. Marcella Messina parla delle sue nuove deleghe: «Anziani, non solo cura: prevenzione e qualità della vita nell’ottica della longevità». Risorse per permettere ai giovani in difficoltà di praticare attività.

Relazioni quotidiane e visione complessiva. Se questi sono i binari delle Politiche sociali, Marcella Messina è un treno in corsa. La giornata-tipo dell’assessore (documentata in gran parte con i diari-social) pare durare almeno il doppio delle 24 ore canoniche. Ieri, ad esempio: colloqui con genitori in difficoltà, incontro con l’associazione disabili bergamaschi, evento dei Cre in Città Alta, call con il collegio dei sindaci. Solo per citare gli appuntamenti principali della giornata. «Per me è fondamentale la “restituzione” tra chi è dentro le istituzioni, dipendenti compresi, e chi fuori vive i servizi. Bisogna stare vicini ai bisogni delle persone», è il suo manifesto.

Dopo essere stata nominata direttamente dal sindaco nel Gori bis, questa volta ha deciso di candidarsi. Come mai?

«Il mio è l’assessorato che più a che fare con le relazioni e le tante sfaccettature della dimensione umana. Dopo cinque anni mi è sembrato importante passare dalle elezioni, per capire se il lavoro che avevo fatto era stato apprezzato e se avesse senso continuare in quella direzione».

È la portabandiera della Lista Gori in Giunta. Ha ancora senso la lista Gori senza Gori?

«Il mio approdo nella lista Gori è arrivato naturalmente, perché in questi anni l’ho sentita particolarmente vicina nel modo in cui legge i problemi dei quartieri e prova a risolverli, è parte attiva del civismo in cui mi riconosco. E poi è una sorta di “restituzione” verso la grande opportunità che mi è stata data in questi anni di amministrazione, con un lavoro che ora va completato».

Le elezioni l’hanno confermata tra i più votati, ma non è stata la «regina delle preferenze». Delusa?

«Non ho mai pensato di essere la regina delle preferenze. La campagna elettorale bisogna saperla fare, e per me era la prima volta per le amministrative. C’erano persone con molta più esperienza. Detto questo, 777 preferenze sono tantissime per una lista civica. E so di qualche “impasse” sulle schede. Ma sono contenta che anche queste persone mi abbiano pensato, sono molto soddisfatta del risultato».

Elena Carnevali l’ha confermata in Giunta ancora prima di vincere. Avere una sindaca che «mastica» le sue stesse materie è più uno stimolo o un ostacolo?

«È sicuramente uno stimolo. Per chi come me viene dal sociale, Elena è sempre stata un punto di riferimento. Ho sempre seguito il suo lavoro, sia per quello che ha costruito sul territorio sia per quello che ha fatto in Parlamento, come la legge sul “Dopo di noi”. Poter lavorare insieme è un’occasione per avere visioni complementari sui temi che ci stanno a cuore».

Giorgio Gori in qualche occasione ha ammesso di essersi concentrato troppo sui cantieri e meno su quelli umani. Era meno ferrato sui temi sociali?

«In realtà anche con lui c’è sempre stata visione e condivisione. Continuità e innovazione sono il trait d’union di un metodo di lavoro».

L’innovazione è uno dei suoi «mantra». Cosa significa applicarla alle Politiche sociali?

«Significa che di fronte a bisogni che cambiano la sfida è passare da prestazioni preconfezionate alla coprogettazione, a servizi costruiti in uno scambio tra chi ha un bisogno e chi progetta, per una risposta sempre più adeguata. In quest’ottica chi ha un bisogno è protagonista, con i suoi desideri e la sua autodeterminazione».

Un esempio di questa innovazione?

«Il Villaggio di Comunità che sta prendendo forma al Sacro Cuore è un polo anche “fisico” di innovazione sociale e di condivisione. Qui troverà casa un mix di bisogni. All’interno del parco, ci saranno infatti un polo per l’infanzia 0-6 anni, residenze per disabili, servizi sociosanitari gestiti dall’Asst Papa Giovanni».

Su quali altri progetti ha ripreso a lavorare?

«Stanno prendendo forma i progetti legati ai fondi Pnrr: oltre all’appartamento per persone disabili in via Broseta 74, ce ne sono altri due in essere. A settembre consegneremo la Cascina Ponchia, che ospiterà persone con autismo. Nella ex sede Acli ci sarà un cohousing tra persone anziane e persone disabili, la prima sperimentazione di questo tipo in città. A gennaio 2025 contiamo di far partire anche la piattaforma “Bergamo Care”, per erogare servizi di sollievo agli anziani. In parte gratuiti in parte a pagamento».

Il tema dell’invecchiamento diventa sempre più centrale. Non a caso le è stata assegnata una nuova delega dedicata alla Longevità.

«Ci sono due aspetti che riguardano soprattutto gli anziani: la prevenzione, che si lega anche alle altre due mie deleghe nuove, Salute e Sport, con un lavoro per migliorare la protezione e la cura. E quello della qualità della vita. Il senso della delega alla Longevità è proprio questo: dare alle persone la possibilità di invecchiare bene, per uscire dalla logica dell’”ageismo”, della discriminazione che legge l’invecchiamento solo come decadimento, fatica».

Proprio in questi giorni all’Università di Bergamo è nato il Centre of Healthy Longevity.

«La ricerca interdisciplinare sulla longevità è fondamentale, riguarda aspetti della psicologia, dell’ingegneria, della robotica, della medicina e della scienza. Ma non dimentichiamo che, oltre a una dimensione di ricerca, c’è una dimensione che potremmo dire di quartiere. Il tema della longevità va poi tradotto sul territorio, in termini di servizi, di risposte. Per alleggerire il carico di cura, ma non solo. Penso anche alla riqualificazione professionale, al tempo libero».

E qui entra in gioco anche la sua nuova delega allo Sport. Prima domanda: lei è sportiva?

«Pratico sport, in particolare la pallavolo. Alcuni miei allenatori sono ancora adesso dei riferimenti. Un allenatore capace può diventare un adulto di riferimento, praticare sport è un valore, un’esperienza formativa che resta».

Tra i temi più dibattuti, anche dalle opposizioni, c’è quello degli impianti sportivi.

«Ho già ricevuto tantissime chiamate da associazioni e società sportive. Ci sarà una fase di accompagnamento in questa fase di trasformazione di molti impianti. Costruiremo delle alternative, in attesa delle nuove strutture a misura delle aspettative».

C’è anche una questione di accessibilità allo sport. Non tutti se lo possono permettere.

«La Dote Sport della Regione copre solo il 20-30% delle richieste. Per questo vorremmo costruire un Fondo comunale per l’accesso allo sport, per sostenere le famiglie più in difficoltà. Attiveremo anche un’applicazione per rendere visibile tutta l’offerta delle attività sportive in città, con i contatti di chi le propone. Sia comunali sia di carattere privato».

In difficoltà spesso sono anche le associazioni e società sportive.

«Tenerle vicine è un grande valore sociale. Per questo lavoreremo per semplificare le tariffe degli impianti e per accompagnarle ai bandi dei finanziamenti europei».

In questi giorni, col caso delle occupazioni dei cantieri in stazione, è tornata sotto i riflettori la situazione della grave marginalità.

«La grave marginalità è una delle priorità delle politiche sociali. Lavoriamo in rete con Caritas, Patronato, Bessimo, Fondazione Comunità bergamasca, in modo unito, ma certo l’intervento in strada richiede tempo, per creare relazioni con le persone e accompagnarle ai servizi».

Per Caritas le strutture d’accoglienza sono piene.

«Grazie al Pnrr a breve ci saranno cinque appartamenti per l’housing first, in aggiunta ai cinque già presenti. Anche l’immobile di Castagneta è in ristrutturazione. Grazie ai bandi europei e ministeriali, le risorse sulla grave marginalità ci sono».

Aumenta anche la povertà legata al lavoro precario.

«E qui si concentra la nostra azione, per evitare lo scivolamento nella grave marginalità. Ad esempio con le politiche abitative: una parte delle case di via Monte Grigna accoglieranno situazioni fragili, papà separati, giovani con disagio abitativo».

Tra i ringraziamenti social che ha fatto dopo il Consiglio comunale di lunedì, c’è quello a suo marito (Alberto Vergalli, già consigliere del Pd, che non si è ricandidato, ndr).

«Era il primo Consiglio senza di lui, mi è sembrato giusto ringraziarlo. Mi ha sempre sostenuto. Ci siamo conosciuti attraverso la politica, nel 2008: lui era segretario cittadino del Pd, io ero intervenuta all’assemblea a rappresentare gli universitari».

© RIPRODUZIONE RISERVATA