Più 15% di contagi ma meno decessi: «Il vaccino funziona»

In Bergamasca 2.326 casi e 13 morti contro i 48 del 2020. Spada (Humanitas): «In autunno non raggiungeremo i picchi del passato».

L’orizzonte immediato, quello di settembre, è «un punto di tensione per tutti». Il perché è noto, intreccia la prudenza della scienza con l’imprevedibilità di questo virus: «Nessuno può con certezza fare previsioni, ma si può ragionare sulle variabili in gioco». Il dottor Paolo Spada, chirurgo dell’Humanitas Research Hospital di Milano e tra i curatori del progetto «Pillole di ottimismo», seguitissima pagina Facebook di divulgazione, parte da due variabili. La prima è l’immunizzazione: «Che è costantemente in movimento, perché vacciniamo sempre di più e peraltro puntando a ridurre l’ultimo gap di non vaccinati tra le fasce anziane: fondamentale, in termini di ricadute positive – ricorda Spada –. I provvedimenti governativi, o anche solo le dichiarazioni che vanno nella prospettiva di un obbligo vaccinale de facto, possono convincere molte persone a cedere».

Ma qual è l’efficacia del vaccino? È questa l’altra variabile: «Qualcuno comincia a mettere dei dubbi sul piatto circa una minore protezione. Io, invece, sono piuttosto sereno, mi pare che i tempi siano larghi». Da qui si può tracciare un’ipotesi sull’autunno: «Mi sorprenderei se vedessimo di nuovo un’accelerazione come quella vissuta un anno fa, e mi sentirei di escludere che si possa raggiungere lo stesso picco – riflette il medico –. Non siamo nella stessa situazione: è passato un anno e le persone, oltre a essere venute in contatto col virus sviluppando un’immunità naturale, sono largamente vaccinate».

Estate, Bergamo ha tenuto

Alcune considerazioni affondano nell’estate che si sta esaurendo. I numeri bergamaschi testimoniano una tenuta importante, pur a fronte della nuova ondata. A giugno i contagi in provincia di Bergamo sono stati 584, a luglio 572, ad agosto raddoppiati a 1.170: fanno 2.326 infezioni in tre mesi, il 15,5% in più delle 2.014 degli stessi mesi del 2020 (1.009 a giugno 2020, 650 a luglio 2020, 355 ad agosto 2020). A livello regionale quest’estate i contagi si sono moltiplicati in maniera maggiore: 34.577 tra giugno e agosto (6.708 a giugno, 11.145 a luglio, 16.724 ad agosto), il triplo dei 11.107 dello stesso periodo del 2020 (4.933 a giugno 2020, 2.318 a luglio 2020, 3.856 ad agosto 2020). Occorre però «normalizzare» i dati: tra giugno e agosto 2021 i tamponi in Lombardia sono stati quasi 2,8 milioni, nell’estate del 2020 furono meno di 850 mila; si è «cercato» il virus molto di più. Calcolatrice alla mano: tra giugno e agosto 2021 il tasso di positività lombardo è stato dell’1,2%, contro l’1,31% di giugno-agosto 2020: addirittura minore. C’è soprattutto un indicatore che testimonia la protezione del vaccino contro gli effetti più gravi: in Bergamasca tra giugno e agosto di quest’anno si sono contati 13 morti per il Covid (7 a giugno, 1 a luglio, 5 ad agosto) contro i 48 dello stesso periodo del 2020 (32 a giugno, 9 a luglio, 7 ad agosto), meno di un terzo. In Lombardia, dai 753 di giugno-agosto 2020 si è scesi ai 306 di giugno-agosto 2021: più che dimezzati. E se si calcola il tasso di letalità – quante persone muoiono sul totale dei positivi? – del mese di agosto 2021, quello in cui leggere gli effetti della quarta ondata, in Lombardia s’è attestato allo 0,54% (0,43% in Bergamasca), rispetto all’1,53% di agosto 2020 (1,97% in Bergamasca), quando un’ondata nemmeno c’era.

La convivenza col virus

«Se si incrociano le curve dei contagi e delle ospedalizzazioni, si vede una divaricazione netta – sottolinea Spada –. È possibile che cambi leggermente, ma lo scenario attuale rispetto a quello delle ondate precedenti non è paragonabile: questo si deve ai vaccini. Si può invece pensare che tra i non vaccinati ci sia una maggiore aggressività del virus, perché è mutato, ma è un’ipotesi. Perché Bergamo regge ancora? L’esposizione pregressa al virus, l’alta vaccinazione e la responsabilità nei comportamenti sono spiegazioni valide. Tutta la Lombardia, in realtà, in questa ondata ha retto compatta: certi argomenti sono stati assimilati, si è capito il ruolo del vaccino». Il futuro della pandemia? «Il “contagio zero” (cioè la totale scomparsa del virus, ndr) è oggi impensabile – ragiona Spada –. Bisogna puntare a una progressiva riduzione delle misure di contenimento per la convivenza col virus: non possiamo mantenerle in eterno. Con una precisazione: questo deve essere un obiettivo, ma non si può ancora centrare. Serve responsabilità: e spero che si incoraggi la vaccinazione anche per questa prospettiva, per superare ciò che si vive da un anno e mezzo».

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