Piazza Dante si mostra dopo 2 anni di lavori - Il progetto, le info, foto e il video

Torna alla città, nella giornata di giovedì 21 luglio, piazza Dante, uno dei luoghi cardine del sistema del centro pensato e progettato da Piacentini e Quaroni e che l’Amministrazione di Bergamo sta riqualificando dopo quasi un secolo dalla sua realizzazione.

Proprio nelle prime ore del mattino sono iniziate le operazioni di smontaggio delle barriere che hanno delimitato la piazza negli ultimi due anni e, in serata, lo spazio su cui affacciano le sedi della Camera di Commercio e della Procura di Bergamo tornerà libero dopo i lunghi lavori di riqualificazione.

Il sindaco Gori: «Piazza Dante è la cerniera naturale tra gli spazi che la circondano, da oggi non più il “retro” del Sentierone»

«La nuova Piazza Dante - commenta il Sindaco di Bergamo Giorgio Gori - è un tassello fondamentale della riqualificazione del Centro di Bergamo, che abbiamo posto tra i principali traguardi del nostro mandato. A conclusione dei lavori la piazza appare fortemente rinnovata, come il tratto già completato del Sentierone, pur nel rispetto dell’impianto concepito un secolo fa da Marcello Piacentini, più bella e più luminosa. Ad essa si accompagna il recupero dell’ex Diurno, ormai prossimo alla riapertura. Abbiamo affrontato il problema della desertificazione del centro di Bergamo puntando sulla qualità dello spazio pubblico, sulla bellezza e sulla cultura, componendo un quadro nel quale rientrano la ristrutturazione del Teatro Donizetti e la riapertura al pubblico di Palazzo della Libertà, che dal prossimo anno tornerà protagonista della vita culturale della nostra città. Piazza Dante è la cerniera naturale tra questi spazi, da oggi non più il “retro” del Sentierone. Per l’ottimo lavoro svolto, desidero ringraziare l’assessore Francesco Valesini, il dirigente arch. Cavagnis, tutto il team dei progettisti, nonché i collaboratori del Comune (su tutti, l’architetto Angelo Brena) e delle imprese coinvolte che hanno permesso di completare la nuova piazza Dante nei tempi previsti».

Il progetto

Il progetto ha seguito un iter durato circa 5 anni: dopo gli annunci di un concorso per ripensare il centro dell’Amministrazione Tentorio, nel 2015 l’Amministrazione Gori ha avviato un progetto per la rifunzionalizzazione del centro, spesso tema di dibattito negli anni scorsi per via della sofferenza del suo tessuto commerciale e sociale. Partì allora un’iniziativa di partecipazione condotta dall’Università di Bergamo e che coinvolse oltre 8000 cittadini, che risposero a oltre 1000 questionari sul tema della rivitalizzazione del centro di Bergamo.

Ecco la nuova Piazza Dante. Video di Yuri Colleoni

Proprio da quel documento prese le mosse il bando pubblico europeo di progettazione per il centro Piacentiniano, vinto dal pool di architetti bergamaschi «Flanerie» (Mariola Peretti, Gianluca Gelmini, Simone Zenoni, Luigino Pirola, Elena Franchioni), con un progetto che ha dimostrato innanzitutto attenzione per il contesto esistente, ricco di qualità, ma da tempo in difficoltà.

Piazza Dante è quindi il primo tassello di un progetto di rifunzionalizzazione di grande respiro, che punta a ripensare il centro città alla luce delle trasformazioni che in cento anni Bergamo ha registrato, indicando quali punti di forza la pedonalizzazione degli spazi di Largo Gavazzeni e piazza Matteotti e il miglioramento complessivo della qualità dello spazio pubblico, al quale si aggiunge il valore aggiunto della riqualificazione dell’Ex Diurno, per decenni chiuso e abbandonato.

Le soluzioni progettuali adottate, frutto di un confronto tra Amministrazione, Soprintendenza e progettisti, evidenziano un’attenzione particolare al manto della piazza, con la sostituzione dell’asfalto con una pavimentazione in pietra che si armonizza a quella del resto dello spazio antistante la Procura. La fontana mantiene la centralità della piazza innescando però un nuovo dialogo con l’ingresso principale all’ex Albergo Diurno, struttura di 1.200 metri quadri chiusa nel 1978 e acquistata per 791mila euro da una cordata di imprenditori.
Alla grande scalinata circolare si accompagnano le necessarie uscite di sicurezza che dovranno servire lo spazio ipogeo, che hanno sbocco sulla piazza attraverso delle scale coperte, per evitarne il degrado, con piccoli volumi in gran parte vetrati, onde consentire la piena percezione dello spazio pubblico. Anche l’ingresso principale, in asse con piazzetta Piave, è stato ridimensionato con una forma circolare, il cui parapetto è anch’esso interamente vetrato, per ridurne al minimo l’impatto.

La nuova pavimentazione

È stata realizzata la completa ripavimentazione di tutte le parti precedentemente asfaltate, non certo adeguate al valore del contesto storico. La scelta delle nuove pavimentazioni lapidee è stata fatta sulla base dei seguenti criteri: eliminare la frammentazione percettiva di spazi, valorizzando la città esistente e i suoi edifici; la durabilità, la facilità di manutenzione e la possibilità di migliorare la pedonalità dei percorsi eliminando i salti di quota attualmente esistenti.

Sono stati previsti il rialzo del suolo del tratto di via di fronte all’edificio del Tribunale che precedentemente si presentava come fascia ribassata e asfaltata. È stata inglobata questa fascia nello spazio della piazza, eliminando i salti di quota e pavimentandola in continuità con la stessa. È stato realizzato il prolungamento dei passaggi laterali all’edificio del Tribunale, — Via Monte San Michele e Via Brigata Alpina Orobica -, che rappresentavano anche due coni percettivi fondamentali per la vista di Città Alta - estendendo la pavimentazione in porfido con disegni a losanghe già presente anche ai due tratti attualmente asfaltati laterali all’area inerbita di Piazza Dante. Nella porzione centrale tra la piazzetta Piave e il Tribunale, per la nuova pavimentazione lapidea è stato utilizzato lo stesso materiale del Sentierone, granito di San Fedelino.

Gli obiettivi della nuova pavimentazione: eliminare la frammentazione percettiva di spazi, valorizzando la città esistente e i suoi edifici; la durabilità, la facilità di manutenzione e la possibilità di migliorare la pedonalità dei percorsi eliminando i salti di quota attualmente esistenti

La fontana del Tritone

È tornata al centro della piazza anche la restaurata fontana del Tritone, la fontana settecentesca della Fiera, che raffigura un uomo con la parte inferiore a forma di pesce, intento a suonare la buccina adagiato su una vasca circolare sostenuta da volute. In basso, parzialmente immersi nell’acqua, si alternano simmetricamente due cavalli e due piccoli tritoni seduti sul dorso di mostri marini. L’acqua, che all’epoca della realizzazione proveniva dalla Roggia Nuova, fuoriusciva come oggi dalle narici dei mostri e dei cavalli marini, nonché dalle conchiglie sorrette dai tritoni, mentre un getto sgorgava dalla buccina suonata dal Tritone più grande.

La fontana venne realizzata in ceppo Lombardo e marmo di Zandobbio dallo scultore bergamasco Anton Maria Pirovano attorno al 1740 su progetto di Giovan Battista Caniana, che già in precedenza si era occupato della costruzione dell’antico polo fieristico composto da circa 540 botteghe in muratura. La fontana sopravvisse, quindi, all’antica Fiera, attiva a cavallo fra il XVIII e il XIX secolo e demolita agli inizi del Novecento, e venne inglobata nel progetto di Piacentini e Quaroni.

Nel corso degli anni la fontana è già stata oggetto di interventi. Tra il 1949 e il 1951, in occasione dei lavori di sistemazione per la trasformazione del rifugio antiaereo in albergo diurno, sono documentati: lo smontaggio della fontana, il restauro della stessa, il ricambio delle tubazioni di carico e scarico e l’impermeabilizzazione della vasca. Nel 1995 il manufatto fu restaurato da Luciano Formica, grazie all’iniziativa sostenuta dalla Camera di Commercio nell’ambito di “Progetto Bergamo”, sotto il coordinamento della società Markcom, del Comune e di Enti privati e pubblici. In quest’occasione la fontana fu sottoposta ad interventi di pulitura, consolidamento e protezione.

Per molte operazioni si è trattato solo di integrare e riprendere quanto era già stato realizzato sulla fontana, estendendolo alle parti interne del manufatto inaccessibili durante il restauro eseguito senza smontaggio. È stato invece necessario rifare alcuni interventi, in corrispondenza delle parti (numerose) che sono state disgregate a seguito della gelata eccezionale che si è verificata nell’inverno del 2011/2012

Dopo soli 15 anni, si rese necessario un altro sostanziale intervento e i restauri furono affidati ad Ars Restauri di Tribbia sotto la direzione dell’arch. Guido Roche, grazie alle risorse economiche stanziate dalla Camera di Commercio. Una eccezionale gelata avvenuta nell’inverno 2011/2012 ha provocato una serie evidente di nuovi degradi ad alcune parti appena restaurate. La ditta che ha eseguito i lavori di restauro è la Giovanni Nicoli Restauri, ditta bergamasca che vanta una lunga tradizione nel campo del restauro conservativo di opere d’arte. Nel 2010 erano già stati realizzati lavori di restauro sulla fontana: si trattò allora di un restauro condotto in opera senza lo smontaggio dei vari pezzi che compongono la fontana. Nel restauro in corso potranno essere esaminate e restaurate anche le parti interne portando a compimento le operazioni già effettuate nel 2010.

In sintesi, l‘intervento realizzato si è posto l’obiettivo di mantenere tutto ciò che è stato fatto nel 2010 e che ha dimostrato di aver conseguito risultati soddisfacenti. Per molte operazioni si è trattato solo di integrare e riprendere quanto era già stato realizzato, estendendolo alle parti interne del manufatto inaccessibili durante il restauro eseguito senza smontaggio. È stato invece necessario rifare alcuni interventi, in corrispondenza delle parti (numerose) che sono state disgregate a seguito della gelata eccezionale che si è verificata nell’inverno del 2011/2012, con la vasca piena di acqua che si è trasformata in ghiaccio creando tensioni assai negative per gli elementi lapidei. Alcune di queste operazioni sono state realizzate all’interno del magazzino comunale, ma molte sono stati intraprese in loco, durante le fasi di montaggio della fontana, che è stata rimontata all’inizio dell’aprile scorso.

Il verde sulla piazza

Il progetto realizzato ha voluto riproporre volutamente il carattere di giardino della porzione centrale dello spazio, considerandolo un valore urbano importante di questa parte di città. È stato, quindi, mantenuto il ruolo centrale della fontana con la corona di alberi che la circondano, un elemento che richiama l’identità storica del luogo a partire dalla fiera settecentesca che qui sorgeva prima della costruzione del centro Piacentiniano, avvenuta nei primi tre decenni del 900.

Uno dei caratteri più interessanti del nuovo progetto del verde ha riguardato la parte centrale, intorno alla fontana del Tritone, della piazza. I cubetti della pavimentazione sono stati poggiati a qualche centimetro di distanza l’uno dall’altro, e, nelle intercapedini, è stata seminata dell’erba, per realizzare un effetto giardino particolarmente evidente da uno sguardo perimetrale

I parterre verdi sono stati ridisegnati mantenendo una superficie verde equivalente a quella esistente e hanno accolto alcune specie erbacee tappezzanti con fioriture stagionali. Gli alberi che gravavano con i loro apparati radicali sopra le strutture ipogee dell’Ex Diurno sono stati abbattuti e sostituiti con dei carpini bianchi, alberi di seconda grandezza, cioè con altezza massima in fase adulta di 10/18 mt, piantati già di buone dimensioni (7-8 metri di altezza) a riformare l’anello circolare attorno alla fontana, però in posizione leggermente più esterna in modo tale da ricreare l’icona della fiera settecentesca, allontanandosi il più possibile dai punti con spessori di terra minori.

Uno dei caratteri più interessanti del nuovo progetto del verde ha riguardato la parte centrale, intorno alla fontana del Tritone, della piazza. I cubetti della pavimentazione sono stati poggiati a qualche centimetro di distanza l’uno dall’altro, e, nelle intercapedini, è stata seminata dell’erba, per realizzare un effetto giardino particolarmente evidente da uno sguardo perimetrale.

Le essenze messe a dimora

Ci sono 900 pt di aster ericoides e novibelbi, 550 pt di liriope Muscari,70 pt di panicum virgatum, 80 pt di miscanthus sinensis , 45 pt di blechnum spicant ( felci ), 150 pt di Eragrostis curvula e 2 Cornus

L’ex Albergo Diurno

Nel ridisegno di Piazza Dante, il progetto ha dato risposta alla richiesta di creare un sistema di accessibilità/deflusso dello spazio interrato dell’Ex Diurno che è destinato nel breve termine ad accogliere nuove attività di intrattenimento aperte al pubblico rientrando così nella tipologia dei Locali di pubblico spettacolo.

Sono stati quindi realizzati la formazione di un nuovo accesso verso il Quadriportico, allineato lungo l’asse che unisce il Teatro Donizetti all’edificio del Tribunale: in superficie, verso la Piazza, la nuova scala ha una forma circolare circondata da un parapetto trasparente per consentire la permeabilità visiva lungo questa prospettiva che è fondamentale nello spazio piacentiniano. Inoltre la formazione di due uscite di sicurezza posizionate lateralmente per evitare di costituire blocchi alla permeabilità visiva della piazza: le uscite sono piccoli volumi realizzati in gran parte di vetro strutturale curvato e sono state dimensionate in rapporto all’altezza della zoccolatura degli edifici attestati, garantendo che non vengano occluse le principali viste della fontana. La forma planimetrica rettangolare con semicerchi finali riprende il disegno della pavimentazione a mosaico presente nel portico di Santa Marta.

L’impianto di sollevamento, previsto con vano e cabina interamente vetrati, è collocato in corrispondenza del vecchio ingresso all’Ex Diurno e cioè sotto il portico verso Piazza Vittorio Veneto. Sia i volumi vetrati delle uscite di sicurezza che il foro circolare con la scala d’accesso principale verso il Quadriportico, irradieranno luce alla piazza nelle ore notturne, contribuendo a migliorare la percezione di sicurezza del luogo.

La viabilità

Non cambia la viabilità di via Monte Sabotino, che rimane percorribile per raggiungere gli spazi della Procura e che collega Largo Belotti a viale Roma. Il progetto di sistemazione ha realizzato dei cordoli per segnalare la sede stradale, lungo la quale non saranno più previsti gli stalli di sosta riservati ai mezzi della stessa Procura, stalli già trasferiti lungo Largo Belotti.

Sono stati installati paletti e sono state collocate delle sfere di pietra bianche a delimitare le aree pedonali della piazza e a proteggere gli spazi non carrabili dell’area. L’Amministrazione ha anche provveduto a riasfaltare via Monte Grappa, una delle vie di accesso alla piazza.

Non cambia la viabilità di via Monte Sabotino, che rimane percorribile per raggiungere gli spazi della Procura e che collega Largo Belotti a viale Roma. Il progetto di sistemazione ha realizzato dei cordoli per segnalare la sede stradale, lungo la quale non saranno più previsti gli stalli di sosta riservati ai mezzi della stessa Procura, stalli già trasferiti lungo Largo Belotti

Il pavone di Elia Ajolfi

Come previsto, anche il pavone dello scultore bergamasco Elia Ajolfi, è stato ricollocato - per valorizzarlo ulteriormente, senza il basamento sul quale era stato precedentemente installato - su piazza Dante, nello spazio verde a sud ovest, alla sinistra della scalinata che conduce all’ingresso dell’ex albergo Diurno.

Il pavone fu da Ajolfi, scomparso nel 2001, nel 1990, in occasione della mostra antologica che il Comune di Milano aveva dedicato all’artista negli spazi del Castello Sforzesco. Il Comune di Bergamo acquistò, per 15 milioni di lire, nel 1992 la scultura per poterla esporre presso l’Ateneo di Scienze Lettere e Arti e successivamente proprio in piazza Dante.

La scultura bronzea fu realizzata con la tecnica della cera persa, che consente di mantenere i dettagli con grande precisione. La fonderia a cera persa, che ha tempi di realizzazione non certo brevissimi, si basa sulla colatura di metallo fuso all’interno di una forma negativa; quindi si esegue in cera la scultura che si vuole trasformare in bronzo, ma vuota. La cera deve avere cioè solo lo spessore che si vuole che abbiano le pareti di bronzo (o di altro metallo) che costituiranno la scultura una volta fusa in metallo. È una tecnologia molto antica, già conosciuta nel secondo millennio avanti Cristo, sviluppata nel corso dei secoli e che oggi, oltre che per opere artistiche, è molto adoperata anche nel mondo dell’industria.

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