Perde il cellulare in centro, il rider pakistano glielo riporta

LA STORIA A LIETO FINE. Mercoledì Alice Bozza e il marito Matteo Piantoni (che tra l’altro lavora per le Acli, madrine dell’incontro) nella concitazione dell’organizzazione della logistica serale con i figli, smarriscono il cellulare. Ma c’è chi lo trova e lo consegna alla coppia.

Metti una sera affollatissima al Seminario di Città Alta per ascoltare Massimo Recalcati, ospite della rassegna «Molte fedi». Lo psicoanalista, nella sua disanima, si sofferma a lungo sull’«evaporazione del senso della legge» nella nostra società, ormai travolta dalla «passione dell’invidia». Eppure al termine della «lectio», un episodio, nella sua semplicità, getta una luce di speranza per l’«umanizzazione della vita», sempre per usare le parole del saggista milanese.

Mercoledì Alice Bozza e il marito Matteo Piantoni (che tra l’altro lavora per le Acli, madrine dell’incontro) nella concitazione dell’organizzazione della logistica serale con i figli, smarriscono il cellulare. « Quando mio marito se n’è accorto, è scattato il panico: non tanto per il valore del telefono, quanto per i dati e i contatti contenuti», racconta lei. Vane le prime ricerche, la coppia però non si perde d’animo e prova a chiamare, sperando che nel frattempo qualcuno l’abbia trovato.

«Dopo un tentativo a vuoto, ci ha risposto un ragazzo. Ci ha subito colpito per la sua gentilezza e si è subito prodigato per farcelo riavere». Dall’altra parte della «cornetta» c’era Mohamed, pakistano di 32 anni, da otto mesi in Bergamasca, uno dei rider che pedala per portare a domicilio gli ordini. Vive a Zogno e viene in città in bici per lavorare. «Ho trovato il telefono per terra in centro – racconta in un italiano un po’ zoppicante, stupito per l’interessamento – e subito mi sono preoccupato, perché è capitato anche a me e so che è brutto perdere tutto, foto, numeri». I protagonisti della disavventura si accordano per la riconsegna, avvenuta ieri davanti al comune di Bergamo. Si salutano con un grazie di cuore e una stretta di mano. Mohamed non vuole nessuna ricompensa per il suo gesto: «Perché è normale comportarsi così», dice. Una storia a lieto fine, che si commenta da sola. Nella sua semplicità sarebbe piaciuta anche a Recalcati.

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