«Per Noemi c’è un futuro: la mamma l’ha salvata»

ALL’OSPEDALE «PAPA GIOVANNI». La dottoressa Mangili della Patologia neonatale: la piccola è in salute. «Preoccupati per la donna: ha partorito da sola, speriamo stia bene».

La piccola Noemi dorme tranquilla: stringe tra le manine il «polpo» fatto all’uncinetto dalle volontarie di «Mani di mamma» mentre è nella culla, in Patologia neonatale al «Papa Giovanni» di Bergamo, dove è stata accolta appena dopo essere stata trovata, pulita e curata. «È più di un giocattolino, quel piccolo “polpo”, e lo mettiamo accanto a tutti i bimbi ricoverati qui: lo stringono, ritornando a sensazioni che hanno avuto nel ventre materno», spiega Vilma Ruggeri, coordinatrice infermieristica della Patologia neonatale. Per i bimbi, questi animaletti di lana riproducono in qualche modo il cordone ombelicale.

La cura

Noemi, trovata dagli operatori della Croce Rossa nella «Culla della vita» a Loreto mercoledì pomeriggio, dove la mamma l’ha lasciata con un toccante biglietto - «Non posso. Un bacio per sempre» - aveva il cordone ombelicale già reciso: deve averlo fatto la mamma dopo averla partorita in solitudine - come ha scritto, «Nata stamattina a casa, solo io e lei, come in questi 9 mesi» - e prima di affidarla a chi poteva curarla al posto suo, l’ha lavata, pulita, vestita con cura. «La mamma, da quel che possiamo capire da quel commovente biglietto, deve essere una donna consapevole, informata, anche su come affrontare il parto. È soprattutto una donna piena d’amore per la sua piccola: le ha salvato la vita, portandola alla “Culla”. Ha fatto un grandissimo gesto d’amore: il suo primo pensiero è stato quello di salvaguardare la piccola – rimarca Giovanna Mangili, direttore del Dipartimento materno-infantile e pediatrico e della Patologia neonatale dell’Asst Papa Giovanni XXIII –. Qui, all’arrivo della neonata, ci siamo emozionati tutti, medici, infermieri, operatori sanitari. La piccola sta bene, lo certificano gli esami di routine a cui è stata sottoposta, è in ottime condizioni, e, possiamo dirlo, ha un futuro di salute davanti a sé, la sua vita è già piena d’amore. In primo luogo quello della mamma, che si è preoccupata di metterla al sicuro, e poi quello di tutti noi. Il nostro pensiero, in questi momenti, non può non andare alla mamma; ha affrontato un parto da sola, e un distacco così doloroso: speriamo che stia bene, che sia in buone condizioni. È la nostra preoccupazione: senza voler forzare alcunché né giudicare ci affidiamo alla speranza che stia bene».

«Siamo pronte ad accogliere la mamma»

Mangili ricorda ancora una volta che in qualunque momento la mamma dovesse cambiare idea (per la legge ha 10 giorni di tempo, come anche tutte le donne che accedono alla possibilità di partorire in anonimato e di non riconoscere il figlio) «siamo pronti ad accoglierla». La piccola, intanto, dal punto di vista legale è sotto la responsabilità del reparto di Patologia neonatale, e quindi, di Giovanna Mangili, che ne è a capo. «Ma in realtà – racconta –, qui a farle da mamma siamo in tanti, tutti: dalle infermiere alle volontarie. La bimba viene coccolata, accarezzata, cambiata, nutrita, seguita con estrema partecipazione. E ha tanta compagnia: è insieme agli altri bimbi ricoverati». Neonata tra tanti altri neonati.

Percorso protetto

«Siamo attentissimi però a non rendere la piccola in alcun modo identificabile – rimarca Vilma Ruggeri – . È una questione di rispetto, sia verso la mamma e la sua scelta, sia per la piccola e il suo futuro». Proprio perché sia tutelata la privacy della bimba, per un percorso di adozione il più possibile protetto e che richiede il più assoluto riserbo, «non verrà reso noto né il nome né il cognome che alla piccola verrà assegnato dal Tribunale dei minori; il nome Noemi non sarà quello definitivo – spiega Giovanna Mangili – . Verrà nominato un tutore dal Tribunale dei minori, probabilmente un avvocato: l’ospedale, comunque, resterà la sua casa fino a quando, dopo l’adottabilità, non verrà affidata alla famiglia individuata. I tempi non saranno lunghi, è una questione di qualche mese al massimo».

Tanti doni per Noemi

Intanto, nella culla di quella che sarà per ora la sua casa, la piccola riceve affetto anche dall’esterno: in ospedale sono arrivati doni da famiglie, da altre mamme, da sconosciuti che hanno letto e seguito attraverso i media la sua storia: vestitini, cuffiette, maglioncini, coperte. «Sono arrivate anche tante telefonate da persone che volevano candidarsi a un’adozione – racconta Giovanna Mangili – . Ma l’iter spetta al Tribunale dei minori. Intanto, ringraziamo con tutto il cuore chi ha voluto donare vestiti o copertine, apprezziamo il calore con cui la gente partecipa a questa vicenda, ma siamo attrezzati e abbiamo tutto il necessario per accudire la piccola, come tutti gli altri bambini, grazie anche all’Associazione per l’aiuto al neonato che collabora con noi. La piccola ha un futuro che si sta aprendo per lei, e credo che sia arrivato il momento di spegnere i riflettori. Per il suo bene, e per la sua mamma, che ha fatto una scelta che va rispettata».

Undici casi

In Bergamasca, in 30 anni, sono stati 11 i casi di bambini abbandonati, e all’ospedale «Papa Giovanni» sono due, tre al massimo le donne che scelgono di partorire in anonimato e di non riconoscere il figlio. È mai capitato che le mamme ritornassero sulle loro scelte? «No, nei casi di cui abbiamo esperienza non è mai successo. Di quei bambini, così come ora per Noemi, l’emozione e il ricordo sono custoditi nel silenzio, nei nostri cuori».

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