Cronaca / Bergamo Città
Martedì 16 Maggio 2023
Palla a terra al Palazzetto di Bergamo, quasi 58 anni dopo
LA STORIA DELLA CITTÀ. Con l’ultima partita dell’Olimpia Agnelli cala il sipario sulla storica struttura di via Cesare Battisti.
L’ultima palla della storia del palazzetto dello sport di via Battisti è finita in rete. Una battuta, come quella della prima partita del 6 giugno 1965, un derby amichevole di pallavolo in un solo set vinto 15-12 dall’Olimpia contro il Celana in una giornata di festa chiusa da un classicone del basket come Cantù vs Milano, seppure non versione Olimpia.
Da quella domenica di festa, con tanto di lunga inaugurazione civile prima e sportiva dopo, all’ultimo evento ospitato nella vetusta arena di via Battisti lo scorso 10 maggio sono passati 21.157 giorni, quasi 58 anni di storia, alti e bassi. L’ultima palla che ha sancito la netta vittoria 0-3 di Vibo Valentia nella finale di A2 di pallavolo (domenica i calabresi hanno poi definitivamente chiuso i conti) l’ha messa in rete in battuta un ragazzone di un metro e 98, si chiama Riccardo Copelli, aveva sulle spalle il numero 1 dell’Olimpia Agnelli Tipiesse Bergamo, e da bambino giocava a calcio in porta a Brescello, il paese di Don Camillo e Peppone. La storia del palasport è finita in quell’istante, erano da poco passate le 9 di sera, la palla in rete e poi a terra.
A canestro e sottorete
Dall’Olimpia all’Olimpia il cerchio si è chiuso, in ogni senso. Con la festa del pubblico che ha invaso il campo alla ricerca di autografi, i ringraziamenti di rito perché tanto si sapeva già che nella terza partita a Vibo la musica non sarebbe cambiata, la tristezza nel vedere i tifosi ripiegare gli striscioni per l’ultima volta. E le polemiche per il fatto che la prossima stagione il volley bergamasco resterà senza casa: molto probabilmente quello femminile migrerà a Treviglio, l’Olimpia invece ha ceduto il titolo sportivo ad Aversa (ne scriviamo a pagina 58) causa vicenda Palaintred «che definire aberrante è ancora il minimo» si legge nel sito societario
Una vicenda destinata a far discutere e un finale comunque amaro per la lunga storia di un impianto che in un recente passato si è anche chiamato Palanorda, ma che per tutti è sempre stato il palazzetto. Messo strategicamente a 10 minuti scarsi a piedi dallo stadio, per anni ha permesso una facile accoppiata calcio-basket e a volte anche calcio-volley. Uscivi dall’Atalanta e ti infilavi a seguire l’epopea del basket dell’Alpe di inizio anni ’80 o i trionfi della Foppa (ovvero il Volley Bergamo) dei decenni successivi: maschile o femminile senza distinzioni di sorta, era Bergamo che vinceva.
Su quelle gradinate ora decisamente logore e vecchie si sono stipate più di 3.000 persone per l’incredibile cavalcata dell’Alpe Sav (Sempre avanti vincendo, l’acronimo coniato in quegli anni) delle stelle Jura e Kupec, capace di passare dalla B all’A1 nel giro di 2 anni, e altrettanto velocemente dissolversi dopo la stoppata a canestro della retrocessione. Ma qui è passato anche il Celana e quell’Olimpia maschile di volley alla quale è mancata solo l’A1.
Ace, spettacolo e ko
Categoria mai abbandonata dal 1994 a oggi (pur nelle difficoltà recenti) dalla pallavolo in rosa l’elenco delle campionesse passate in rossoblù è infinito, le rappresentiamo tutte con i trofei vinti, 8 scudetti e 7 Coppe dei Campioni, diversi dei quali vinti proprio in questa arena, tanto vecchia quanto bollente all’occorrenza. Anche negli eventi della politica.
O come quando nella boxe Angelone Rottoli arriva tanto così dal titolo mondiale Wbc perdendo per ferita contro Carlos De Leon nel 1987. O Luca Messi conquista nel marzo 2002 il titolo italiano Welter, entrambi spinti da una folla di appassionati, tifosi e soprattutto amici. Perché alla fine su quegli spalti spesso chiusi a pezzi (e comunque perennemente in deroga da qualche decennio in qua) e dove a volte pioveva dal tetto ci si conosceva tutti. Qui a tennis hanno vinto anche Berrettini e Sinner, nel 1965 è passata una leggenda come Rod Laver e nel 1992 si è giocato un match esibizione tra «Jimbo» Connors e Goran Ivanisevic, mica due pincopalla. In realtà in prima battuta ci doveva essere John McEnroe, fermato da un infortunio alla caviglia. A loro modo autentici artisti, come quelli che ora troveranno posto nella nuova Gamec all’interno del palazzetto. Con tutta la nostalgia dei tempi passati su quegli spalti, quella rimane.
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