Paladina-Sedrina, il progetto mette tutti d’accordo

VIA TASSO. Presentato ai sindaci dei paesi attraversati dal tracciato, a «pesare» positivamente l’impatto ambientale limitato. Il nodo dei costi: 520 milioni.

Sono stati l’impatto ambientale molto limitato e la conformazione del tracciato, suddiviso tra un 75% in galleria e la parte restante in trincea ad aver convinto gli amministratori locali della Valle Brembana, quando lunedì 16 settembre la Provincia ha presentato loro il progetto definitivo, comprensivo di studio di impatto ambientale, del terzo lotto della tangenziale Sud di Bergamo, la Paladina-Sedrina. La cifra «monstre» assunta dall’opera nella versione definitiva del progetto - 520 milioni di euro- rimane un ostacolo, ma la voce degli enti locali si alza ancora una volta con forza: l’opera sarà strategica per lo sviluppo della Valle Brembana.

La riduzione dell’impatto

«Per vedere la strada servirà un drone»

Il progetto ha recepito le indicazioni avanzate in primis dal Parco dei Colli (nel cui territorio si troverebbe di fatto tutta l’infrastruttura), ma anche delle amministrazioni locali, per ridurre al minimo l’impatto dell’opera. «Anche per questo motivo il costo di questa nuova infrastruttura ha superato il mezzo miliardo di euro» precisa Pasquale Gandolfi, presidente della Provincia.

Opere di migazione e un ecodotto

«Praticamente per vedere la strada servirà un drone» è la battuta che Massimo Bandera, sindaco di Almé, ha fatto al tavolo della Provincia, sottolineando come «ci sia stata grandissima attenzione all’impatto ambientale, e questo dovrebbe rassicurare anche chi aveva mosso critiche su questo aspetto». Le tre aree corrispondenti alla piana di Sombreno, alla piana di Petosino e alla zona di Botta di Sedrina sono quelle in cui l’infrastruttura apparirebbe effettivamente visibile e sono state oggetto di particolare attenzione in tutto il lavoro di analisi e progettazione: qui sono previste opere a verde - alberi e arbusti - di mitigazione, ma anche un bacino naturale di laminazione e un ecodotto (un ponte sovrastante la strada, dedicato agli animali per passare da una parte all’altra).

«L’impatto ambientale dell’opera è stato studiato nei dettagli e ci è stato presentato in maniera puntuale»

Si dice soddisfatto delle soluzioni proposte il sindaco di uno dei Comuni attraversati, Gianmaria Brignoli di Paladina: «Il tratto che passa qui non disturberà più di tanto – dice –. Dopo il tratto in trincea dalla rotatorio di Ossanesga sino a via Bergamo, la strada sarà completamente interrata, passando sotto i colli. Certamente dovrà essere prestata attenzione al passaggio del torrente Quisa, per evitare che ci siano poi problemi legati alla presenza dell’acqua». Brignoli smentisce anche alcune informazioni false circolate nei giorni scorsi: «Qualcuno sostiene che l’infrastruttura danneggi le proprietà di alcune famiglie di Sombreno, ma da progetto i loro giardini non verrebbero nemmeno sfiorati, perché a quell’altezza la strada sarà già in galleria». Anche la prima cittadina di Villa d’Almé, Valentina Ceruti, evidenzia come «l’impatto ambientale dell’opera è stato studiato nei dettagli e ci è stato presentato in maniera puntuale».

Caccia ai finanziamenti

La questione che si apre ora è la ricerca dei finanziamenti. «Ora il tutto sarà consegnato al Ministero delle infrastrutture e ad Anas, titolare quest’ultimo della strada – dice ancora Gandolfi –, tuttavia la politica bergamasca insieme a tutte le comunità locali dovrà rendersi protagonista nel chiedere la necessaria copertura economica. La realizzazione di quest’opera permetterà non solo la risoluzione di un problema cronico viabilistico, quanto il rilancio di un’intera valle, che merita un’adeguata attenzione».

«Sono tanti soldi, ma l’opera è a servizio di un territorio vasto, che ha già dato da tempo un contributo importante: chiediamo solo che ne venga restituita una parte»

Sulla stessa linea il presidente della Comunità montana Valle Brembana, Valeriano Bianchi: «Il progetto è bellissimo, l’opera è fondamentale per la valle, la attendiamo da tanti anni per risolvere i problemi di traffico che si creano in diversi punti, come l’imbuto alla rotonda dell’Arlecchino. Speriamo di trovare i finanziamenti in tempi brevi, dovremo rivolgerci in particolare al Ministero dei trasporti».

Massimo Bandera, di Almé, sottolinea come «dovremo costituire un gruppo esteso, fatto di amministratori ma anche imprenditori del territorio, che unisca le forze per lavorare per reperire le risorse: ci dovremo rivolgere certamente al ministro delle Infrastrutture Matteo Salvini. Sono tanti soldi, ma l’opera è a servizio di un territorio vasto, che ha già dato da tempo un contributo importante: chiediamo solo che ne venga restituita una parte».

Gianmaria Brignoli avanza l’ipotesi che «si pensi a una divisione in lotti, così da partire prima», ma riconosce che «per molti non è un’opzione praticabile. Qualcuno dice che i tempi saranno lunghissimi, qualcuno addirittura eterni, io auspico che si parta presto».

© RIPRODUZIONE RISERVATA