Ospedale, Bergamo esporta il modello «Papa Giovanni»

EDILIZIA SANITARIA. I vertici dell’Asst in Puglia: l’esperienza sarà d’esempio per la nuova struttura di Taranto. Ottava Torre: si avvia la progettazione.

Come si progetta un nuovo ospedale? Come si traslocano mille pazienti e un’infinità di macchinari? Dopo oltre un decennio il «Papa Giovanni» fa ancora scuola nell’organizzazione ospedaliera e nell’ingegneria sanitaria, arrivando fino in Puglia.

L’11 e il 12 luglio i vertici dell’ospedale di Bergamo sono stati ospiti di un convegno a Taranto – organizzato dall’Asl locale – per parlare dell’«ospedale per il terzo millennio»: un incontro concreto, perché a Taranto è in corso di realizzazione il nuovo ospedale San Cataldo, una tra le più importanti grandi opere della sanità nel Mezzogiorno. E in vista dell’avvio dell’operatività della nuova struttura, prevista nel corso del prossimo anno, l’esperienza del «Papa Giovanni» è stata presa come modello di riferimento. Così il direttore generale Francesco Locati, il direttore sanitario Mauro Moreno e Maddalena Branchi, direttore della Struttura complessa di Ingegneria clinica, hanno ripercorso la lunga storia del «Papa Giovanni», dalla fase di progettazione allo storico trasloco del dicembre 2012. Un «ripasso» che in realtà è utile anche per il futuro, in attesa del via alla progettazione dell’ottava Torre e alla futura riorganizzazione delle Torri attuali.

A far da filo conduttore c’è anche il ruolo di Donato Romano, ingegnere bergamasco già direttore dei lavori del «Papa Giovanni» e oggi direttore dei lavori proprio del nuovo ospedale di Taranto.

Il «modello Bergamo»

Il punto di partenza è nei fatti: a oltre un decennio di distanza, il «Papa Giovanni» rimane ancora una delle più grandi opere recenti della sanità in Italia. «Nell’ambito dei contatti che avvengono tra le direzioni delle aziende sanitarie, anche all’interno della Fiaso (la Federazione italiana delle aziende sanitarie e ospedaliere, ndr), c’è stata la volontà di coinvolgerci per condividere la nostra esperienza – spiega Francesco Locati, dg del “Papa Giovanni” –. Già lo scorso anno una delegazione dell’ospedale di Taranto è stata al “Papa Giovanni” a vedere questa struttura, poi si sono succedute alcune call. Il convegno di Taranto è stata l’occasione per condividere in maniera più ampia e approfondita l’attività svolta in prossimità del completamento e del trasferimento dai Riuniti al “Papa Giovanni”».

«Cc’è stata la volontà di coinvolgerci per condividere la nostra esperienza»

I principi rimangono attuali: «Nei nuovi ospedali il tema fondamentale è la flessibilità, con configurazioni che possano poi permettere anche espansioni future – prosegue Locati –. Quanto al trasferimento, è una fase che richiede una grande attenzione, dalla formazione degli operatori alla sensibilizzazione della popolazione». «Il cuore di un trasferimento – approfondisce il direttore sanitario Mauro Moreno – è la capacità di gestire moltissimi pazienti in poco tempo. Abbiamo ricostruito tutti i passaggi e messo in luce gli elementi decisivi nell’organizzazione. Il nuovo ospedale di Taranto ha caratteristiche strutturali molto simili al nostro, e la nostra esperienza può facilitare il loro trasferimento». Tra l’altro, anche per preparare il passaggio dai Riuniti al «Papa Giovanni» fu utile ascoltare altre esperienze:

«Sarà ad esempio il più importante ospedale europeo a livello di trattamento dell’aria, con tecnologie studiate dopo il Covid insieme al Cern di Ginevra per garantire i migliori standard»

«Visitammo l’Ospedale dell’Angelo a Mestre e quello di Castelfranco Veneto, ma anche un ospedale a Malta – ricorda l’ingegner Maddalena Branchi –. Per il trasferimento delle apparecchiature ci sono degli accorgimenti fondamentali: nella fase di passaggio è necessario avere dei macchinari sia nel vecchio sia nel nuovo ospedale, per garantire costantemente l’assistenza ai pazienti».

«L’esperienza maturata col “Papa Giovanni” è preziosissima anche per il nuovo ospedale di Taranto – sottolinea Donato Romano, direttore dei lavori in entrambe le opere –. Lì si sta realizzando una struttura davvero all’avanguardia, sia per quanto riguarda le tecniche di progettazione sia per le innovazioni presenti: sarà ad esempio il più importante ospedale europeo a livello di trattamento dell’aria, con tecnologie studiate dopo il Covid insieme al Cern di Ginevra per garantire i migliori standard».

I progetti

Ma anche Bergamo guarda avanti. Partendo dalla futura ottava Torre, per cui a giugno la Regione ha ufficialmente stanziato 100 milioni di euro. «Dopo il provvedimento – spiega Locati –, i nostri uffici si sono messi al lavoro insieme a quelli della Regione per dar corso a una fase che dovrà sfociare in una progettazione sulla base di un layout già definito. Per quanto riguarda il “contenuto”, nella fase di progettazione, che speriamo si possa avviare nei prossimi mesi, terremo conto di tutte le migliori soluzioni tecnologiche che possano proiettarci nel futuro, garantendo il meglio per la diagnosi, la cura e l’assistenza». L’ottava Torre ospiterà le attività di Oncoematologia: «Questo si accompagnerà a una riorganizzazione delle altre Torri, con l’idea di caratterizzare ogni Torre per una specializzazione: ad esempio, la Torre 2 sarà dedicata alla Pediatria».

«Per il Papa Gio l’idea è quella di caratterizzare ogni Torre per una specializzazione: ad esempio, la Torre 2 sarà dedicata alla Pediatria».

Tra gli sviluppi futuri del «Papa Giovanni» c’è anche il raddoppio dell’elisuperficie, dedicata ai servizi dell’elisoccorso: un progetto che sarà formalmente in capo all’Areu, l’Agenzia regionale per l’emergenza-urgenza, ma concertato con l’ospedale Papa Giovanni.

«Lavoreremo affinché il raddoppio sia attuato nei tempi auspicabili. Questa è un’esigenza molto sentita e maturata nel tempo – rileva il dg Locati –, che consentirebbe di aumentare la capacità ricettiva dell’ospedale in particolare per le attività di Trauma Center e in ambito trapiantologico».

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