Cronaca / Bergamo Città
Venerdì 02 Luglio 2021
Operatori sanitari non vaccinati, 2.500 devono ancora giustificarsi
Lettere dell’Ats ai ritardatari che dovranno dare spiegazioni. Sono il 5% dei camici bianchi tenuti a immunizzarsi. Rischiano sanzioni. Dalla prossima settimana partirà il secondo invito. Cinque giorni per rispondere.
L’ultimo giro di lettere, il secondo e definitivo, partirà all’inizio della nuova settimana. Ricevuta la missiva, i «ritardatari» avranno cinque giorni di tempo per dare spiegazioni. Altrimenti, il dado sarebbe tratto: scatteranno le sanzioni, in concreto la sospensione. I controlli sull’obbligo vaccinale degli operatori sanitari, introdotto per decreto il 1° aprile, sono alla stretta conclusiva anche in Bergamasca, e la settimana alle porte s’annuncia decisiva per una platea discretamente corposa: agli «interrogativi» dell’Ats dovranno rispondere infatti circa 2.500 professionisti. Un primo giro di lettere è già stato inviato a partire dalle scorse settimane (oggi gli ultimi invii), per un totale di 4.064 comunicazioni (indirizzate a 3.995 operatori non vaccinati indicati da Regione Lombardia, che ha effettuato una prima scrematura, e a 69 nominativi segnalati da altre regioni da Nord a Sud): in 1.621 hanno risposto, e di questa platea il 43% ha dimostrato di essersi nel frattempo vaccinato, il 4,5% ha presentato documentazione che evidenzia l’esonero dall’inoculazione (per motivi di salute, per esempio), il 13,7% ha risposto dicendo di avere una prenotazione già calendarizzata, il 21,71% ha spiegato di aver differito la prenotazione, infine c’è un 17,09% che ha risposto in maniera incompleta o inadeguata.
Dunque, l’Ats – che ha fornito questi dati – tira le somme dell’ultimo tassello degli accertamenti: «Alle 277 risposte incomplete o inadeguate – spiega l’Agenzia di tutela della salute di Bergamo – si aggiungono 2.163 soggetti che non hanno dato a oggi alcun riscontro nei termini. A questi si aggiungono anche circa 130 prenotati, che non hanno poi fornito all’Ats il certificato di vaccinazione». Totale: 2.570 professionisti. Il dettaglio sugli ordini di appartenenza non è fornito, ma più in generale sono soggetti all’obbligo vaccinale tutti i camici bianchi nella più ampia definizione: da medici e infermieri a psicologi e tecnici sanitari e radiologi, dai farmacisti ai veterinari, dai biologi agli Oss fino ai chimici. Approssimativamente, si potrebbe trattare del 5% rispetto alla platea totale che deve essersi necessariamente immunizzata: di contro, infatti, nella fase 1-a della campagna, quella dedicata a operatori sanitari e sociosanitari in servizio soprattutto tra ospedali, Rsa e medicina del territorio, avevano aderito oltre 30 mila bergamaschi (per la precisione erano 30.841 al 14 febbraio), e oltre 10 mila (10.825 al 18 febbraio) avevano risposto alla fase 1-bis riservata al resto del comparto sanitario (medici liberi professionisti, dentisti, farmacisti, psicologi), ma strada facendo – da febbraio a oggi – è verosimile che altri si siano aggiunti.
Cosa succede, ora? «Dalla prossima settimana», prosegue l’Ats, «partirà il secondo invito, e gli interessati avranno 5 giorni di tempo dalla sua ricezione, al fine di provvedere a inoltrare la seguente documentazione: di differimento/esonero rilasciata solo dal proprio medico curante (non hanno validità le autocertificazioni); di vaccinazione/prenotazione della somministrazione (attestata da certificazione rilasciata dal punto vaccinale con Qr-code o da autorità sanitaria). Resta inteso che chi ha prenotato la vaccinazione ha poi l’obbligo di inoltrare all’Ats, entro 3 giorni dalla sua somministrazione, la documentazione comprovante la vaccinazione stessa». Dunque, ipotizzando da lunedì 5 luglio i primi reinvii, già dal fine settimana – allo scadere del quinto giorno disponibile – chi non è in regola dovrà fare i conti con l’avvio dell’iter sanzionatorio: «Dopo il secondo invio, qualora non si ricevesse alcun riscontro nei termini indicati o se la documentazione non fosse ritenuta idonea – conclude infatti l’Ats –, si provvederà a emettere l’accertamento di inosservanza rispetto all’obbligo vaccinale, notificandolo al datore di lavoro, all’Ordine di appartenenza dell’interessato, nonché all’interessato stesso, con le conseguenze contemplate dalla Legge 76/2021». Che prevede più possibilità, a seconda dei casi: dalla sospensione dalle mansioni che implicano contatti interpersonali alla sospensione tout court (anche dello stipendio, oltre che del lavoro) quando un diverso incarico non è possibile.
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