Cronaca / Bergamo Città
Mercoledì 05 Maggio 2021
Operata al seno, allatta il suo bimbo. «Messaggio di speranza alle donne»
Silvia, 43 anni, dopo il tumore e le terapie, dal 25 aprile è mamma di Dante. Seguita a casa dalle ostetriche dell’Asst Bergamo Est, che celebrano oggi la Giornata internazionale.
«Il mio piccolo Dante è nato il 25 aprile, non poteva scegliere giorno più bello. Certo, siamo in piena pandemia, e io ho affrontato tutta la gravidanza in un momento decisamente delicato per tutti. I miei genitori non abitano nella Bergamasca, anche sapere che per il distanziamento non avrei potuto avere la loro vicinanza non mi ha aiutato. Ma nonostante tutto, nonostante i contagi, nonostante le mascherine, e le difficoltà della gravidanza, questa nascita è il momento più bello. Ho avuto un tumore al seno, ho subito una quadrantectomia e la radioterapia. Ma, comunque, il mio Dante, il mio primo figlio, lo allatto al seno». E infatti, Silvia Belloni - 43 anni, architetto, brianzola di origine ma ormai trapiantata a Bagnatica dove si è trasferita dopo il matrimonio con Sergio Colleoni, bergamasco doc - ha chiesto di poter incastrare la chiacchierata tra una poppata e l’altra.
La diagnosi nel 2014
«I tempi li detta Dante. E va bene così – continua Silvia –. La mia esperienza con il cancro risale al 2014. Mi hanno operata al San Gerardo di Monza, per fortuna non ho avuto una mastectomia totale ma una quadrantectomia, poi sono stata sottoposta a terapia ormonale e a radioterapia, i cicli di cure li ho fatti a Bergamo, all’ospedale Papa Giovanni XXIII di Bergamo, perché all’epoca ero ormai già trapiantata a Bagnatica – racconta, con la voce sussurrata, per non disturbare Dante che sta facendo il pisolino dopo la poppata – . Dante è un figlio fortemente voluto, e altrettanto voluto è stato l’allattamento al seno. Non so fino a quando il mio latte gli basterà. Per tutta la gravidanza sono stata seguita dai medici e dalle ostetriche dell’ospedale di Seriate, quando mi è stato diagnosticato il diabete gestazionale, sono stata indirizzata all’ospedale Papa Giovanni XXIII di Bergamo, dove ho partorito, in modo naturale, con l’induzione per il diabete ma senza complicazioni. Un parto in piena pandemia: ovviamente, al momento del ricovero per il parto, sono stata tamponata, e tamponato anche Dante, dopo la nascita. Per fortuna tutti e due negativi. Ho voluto con tutte le mie forze allattarlo io, nonostante il tumore avuto anni fa: ora sono seguita dalle ostetriche dell’Asst Bergamo Est, grazie a un servizio a domicilio per le puerpere che è preziosissimo. Mi stanno aiutando molto in questo momento: sia per stimolare il seno che è stato operato a produrre latte, sia per verificare che Dante mangi a sufficienza. Un aiuto prezioso per tutte le mamme, per me, che ho una storia così particolare, ancora di più, sia dal punto di vista pratico che psicologico».
«Sono in un mondo nuovo»
Un servizio, quello dell’Asst Bergamo Est che si innesta perfettamente nei programmi della Giornata internazionale delle ostetriche, che si celebra oggi: il «percorso nascita» attivato dall’Asst Bergamo Est anche in piena pandemia non si è mai fermato, anzi ha portato gli aiuti per le partorienti e le neomamme non solo in ospedale al momento del parto ma soprattutto sul territorio, con un’attenzione particolare alle aree montane. «Non si nasce mamme, e non c’è nessuno che ti spiega cosa devi affrontare, dopo: ti trovi in un mondo che non conosci, in una realtà completamente nuova e l’aiuto delle ostetriche è davvero fondamentale. Grazie al servizio dell’Asst Bergamo Est ho potuto avere, sin da quando sono tornata a casa dopo il parto, il sostegno di un’ostetrica a domicilio tutti i giorni. Ora la visita domiciliare è un giorno sì e un giorno no. Ed è fondamentale – conclude Silvia –. Ho scelto di raccontare la mia esperienza proprio per testimoniare quanto si fa sul territorio per le neomamme, ma anche per lanciare un messaggio di speranza a tutte le donne. Il tumore si può combattere e vincere e chi si ammala, come è capitato a me, non deve abbattersi: nulla è precluso a priori, neppure la maternità».
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