Omicidio di via Tiraboschi, il 28enne in carcere: «Ho distrutto due vite». L’autopsia: undici coltellate

IN CARCERE. Sadate Djiram è stato sentito in carcere dal gip martedì 7 gennaio. «Era molto provato: si è detto dispiaciuto e consapevole di aver distrutto due vite» ha detto il suo legale. Confermate le dichiarazioni dell’interrogatorio dopo l’arresto.

Nel pomeriggio di martedì 7 gennaio è arrivata la convalida del fermo da parte del gip Stefano Storto per Sadate Djiram, il ventottenne del Togo in carcere da sabato con l’accusa di aver ucciso volontariamente (e con le aggravanti della premeditazione e dei futili motivi, che erano contestate dalla Procura e che sono state confermate dal giudice) il trentaseienne nativo del Gambia Mamadi Tunkara , venerdì pomeriggio in via Tiraboschi, vicino al Carrefour dove la vittima lavorava dal 1° dicembre come addetto alla vigilanza. Alle 9,30 Djiram è stato infatti interrogato dal gip Stefano Storto nel carcere di via Gleno a Bergamo. «Sadate Djiram è apparso molto provato nei pochi minuti che ha rilasciato dichiarazioni spontanee - ha detto l’avvocato Michaela Viscardi –. L’uomo ha confermato quanto detto nell’interrogatorio di sabato pomeriggio in questura», quando al sostituto procuratore titolare del caso, Silvia Marchina, e al procuratore aggiunto Maria Cristina Rota, oltre che ai poliziotti della Squadra mobile, aveva ammesso di aver ucciso Tunkara e di averlo fatto per gelosia.

«Ho rovinato due vite»

«Ha aggiunto di essere molto dispiaciuto per la famiglia di Mamadi, ha detto di aver rovinato due vite - ha continuato l’avvocato -. Ha parlato ancora di non aver premeditato l’omicidio. Il coltello con sè? In questi giorni viveva per strada, presumibilmente era per difesa personale».

Movente gelosia confermato

Resta il movente legato alla gelosia. Sadate Djiram riteneva infatti che la donna con cui aveva una relazione dall’estate del 2024 lo avesse lasciato proprio per mettersi con Tunkara. Circostanza che, al momento, non ha trovato conferme tra gli investigatori, visto che l’interessata, un’italiana, non ha confermato e che anche il fratello di Mamadi, Alieu Tunkara, ha riferito di non essere a conoscenza del fatto che il familiare ucciso avesse avviato una relazione sentimentale.

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L’autopsia in ospedale

Sempre in mattinata all’obitorio dell’ospedale Papa Giovanni XXIII si è svolta l’autopsia sul corpo di Tunkara. L’esame, disposto dalla Procura, ha chiarito il numero di coltellate inflitte da Sadate Djiram: undici, di cui una al cuore, risultata letale, e altre due profonde all’addome.

Mamadi Tunkara era morto praticamente subito, sovrastato dalla furia del suo aggressore che – è stato ricostruito durante il primo interrogatorio in questura –, incrociato nel Passaggio Pierantonio Cividini, gli aveva chiesto conto del suo rapporto con l’ex compagna e, di fronte alla difesa di lui, tra insulti e spintoni, aveva estratto il coltello da 27 centimetri (14 di lama e 13 di manico) e sferrato i fendenti.

Una fiaccolata e poi il rimpatrio

Dopo l’autopsia, il corpo del trentaseienne verrà restituito ai familiari, che hanno deciso di rimpatriarlo in Gambia per l’ultimo saluto e la sepoltura. «Una volta eseguita l’autopsia e conclusi tutti gli accertamenti della polizia, provvederemo a organizzare un ricordo di Mamadi: una fiaccolata in centro, fino al luogo in cui è stato ucciso» – sottolinea Kebba Jammeh, segretario dell’associazione Giovani gambiani di Bergamo.

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