Cronaca / Bergamo Città
Venerdì 04 Novembre 2022
Omicidio di via Novelli, l’accusa chiede 21 anni per Patelli. Il legale: fu legittima difesa, va assolto
Il processo. Il pm Mandurino ha chiesto 21 anni per il giovane giardiniere accusato dell’uccisione di Marwen Tayari.
Il pm Paolo Mandurino ha chiesto 21 anni di carcere per il giovane giardiniere Alessandro Patelli (ai domiciliari), accusato dell’omicidio del tunisino Marwen Tayari, avvenuto l’8 agosto 2021 in via Novelli a Bergamo al termine di una lite esplosa per un banale diverbio sui gradini del palazzo dove abita il giovane. Tayari fu ucciso con 6 coltellate, una delle quali – al cuore – risultata letale. Il pm ha invocato, «a fatica, visto il comportamento processuale dell’imputato», il riconoscimento delle attenuanti generiche, esclusivamente per la giovane età di Patelli (20 anni), da ritenersi equivalenti alle due aggravanti: i futili motivi e il reato commesso davanti a due minori (le figlie di Tayari, all’epoca di due e 12 anni).
Nella requisitoria il pm ha sottolineato che la tesi della difesa, secondo la quale l’imputato ha agito per paura e per difendersi, non regge. Dalle testimonianze, secondo il pm, il giardiniere avrebbe impugnato il coltello già all’uscita del portone del palazzo e sarebbe stato lui a dirigersi verso Tayari che nel frattempo con la famiglia si stava allontanando. Era pieno giorno, c’era gente in giro a cui poter chiedere aiuto, c’era la caserma dei carabinieri a 20 metri e il diverbio era scoppiato sotto casa: se si fosse realmente sentito in pericolo, ha sostenuto Mandurino, Patelli si sarebbe potuto rifugiare nell’androne del palazzo.
Il delitto, per il pm, sarebbe invece stato originato da un dolo d’impeto, e cioè dalla rabbia di aver ricevuto un rimprovero da Tayari dopo che il giardiniere aveva urtato una delle figlie del tunisino sedute sui gradini del palazzo in cui abita l’imputato, e «dall’insofferenza per la presenza delle persone extracomunitarie che sostavano di volta in volta sotto casa sua».
L’avvocato difensore Enrico Pelillo ha invece sottolineato che Patelli «ha agito in stato di legittima difesa» e per questo ha invocato l’assoluzione. Il legale ha citato la consulenza del medico legale Giancarlo Borra dalla quale emerge che le coltellate sono state sferrate dal basso verso l’alto. Dunque, mentre era in corso la colluttazione sull’asfalto, dopo che Tayari aveva fatto cadere Patelli con uno sgambetto. Pelillo ha osservato che fu il tunisino ad aggredire l’imputato e non viceversa e ha ribadito la tesi che il coltellino il giardiniere lo aveva in tasca perché era diretto nella tenuta agricola di famiglia a Trescore. «Se fosse risalito in casa appositamente per prendere il coltello e vendicarsi, avrebbe senz’altro scelto il coltello che stava accanto, molto più grande».
Le parti civili (moglie, figliolette, fratello, sorella e mamma della vittima) hanno chiesto 100mila euro a testa di risarcimento provvisionale, lamentando il fatto di non aver mai ricevuto una parola di scuse dalla famiglia dell’imputato. «Pentimento? Patelli due mesi dopo il fatto ha pensato solo a rinunciare all’eredità», ha osservato l’avvocato Loredana Marinacci. Mossa legittima ma che, temono le parti civili, renderà improbabile qualsiasi tipo di risarcimento. La sentenza il 18 novembre.
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