Oggi vi sentite un po’ giù?
Tranquilli, è il «Blue Monday»

Per i superstiziosi, oggi è il giorno più triste dell’anno. Qualcuno ha pensato di ribattezzarlo «Blue Monday», lunedì triste, appunto, dopo che una quindicina d’anni fa lo psicologo inglese Cliff Arnall dell’Università di Cardiff ha elaborato un’equazione, mettendo insieme in maniera piuttosto fantasiosa il clima con i debiti, lo stipendio con la lontananza dal Natale e il livello (in teoria) particolarmente basso di motivazione che regna tra le persone in questo periodo dell’anno.

Tutto ciò per soddisfare le esigenze di alcune compagnie di viaggio alla ricerca del periodo migliore per le loro campagne pubblicitarie. Una diceria che col tempo è andata affermandosi, grazie soprattutto al tam tam mediatico, al punto che oggi sono sempre più numerosi quelli che suggeriscono improbabili rimedi per vincere la depressione da «giornata più triste dell’anno». In realtà, nulla di quanto c’è alla base di questa teoria, è provato dalla scienza.

O meglio, l’unico fondo di verità è rappresentato dal fatto che effettivamente tra l’autunno e l’inverno aumentano - nella Bergamasca all’incirca del 15-20% - i casi di depressione. Ma ciò è dovuto più che altro all’influenza che il clima e l’esposizione ai raggi solari hanno sull’umore . «In queste stagioni – spiega Emi Bondi, primario di Psichiatria 1 all’Ospedale Papa Giovanni – registriamo un numero più alto di depressioni cosiddette stagionali, che hanno un meccanismo biologico ben conosciuto, relativo al fatto che la minore esposizione al sole libera meno melatonina, che è uno dei precursori della serotonina, la sostanza che controlla l’ansia e la depressione». In altre parole, quando il corpo è meno esposto alla luce è più soggetto ai cali d’umore. Di sicuro un giorno non basta per una diagnosi di depressione. «Ne servono almeno 15 – rivela Emi Bondi – altrimenti è più corretto parlare di oscillazioni dell’umore. Il Blue Monday non è scienza, anzi, è piuttosto una trovata senza alcuna credibilità. Fissare, poi, questo giorno al terzo lunedì di gennaio, quando le giornate, rispetto a novembre o a dicembre, si sono già un po’ allungate, non ha davvero alcun significato». Del resto, l’equazione dello psicologo britannico fu presto sconfessata da tanti altri suoi illustri colleghi. Qualcuno però ancora ci crede.

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