«Noi possiamo essere i profeti della pace». Il Vescovo Beschi: «Uniti nella comunità»

LA PREGHIERA. «Noi possiamo essere i profeti della pace»: con queste parole il Vescovo Francesco Beschi ha concluso la celebrazione eucaristica per la pace che si è tenuta domenica sera 6 ottobre in Cattedrale.

Il Vescovo ha ricordato il discorso di San Giovanni Paolo II per l’Incontro interreligioso per la pace avvenuto nel 1986 ad Assisi: «Non c’è pace senza volontà indomita per raggiungere la pace. La pace attende i suoi profeti».

Prima della messa, il vescovo ha guidato la recita del Rosario nella basilica di Santa Maria Maggiore. «Lo recitiamo in contemporanea con Papa Francesco nella basilica romana di Santa Maria Maggiore. Ci sentiamo ancora più uniti al Papa pregando in questa basilica che porta lo stesso titolo e tanto cara alla comunità civile e religiosa». Monsignor Beschi ha poi ricordato il cardinale bergamasco Pierbattista Pizzaballa, patriarca latino di Gerusalemme. «La nostra preghiera si allarga a lui, che per primo ha pensato alla preghiera per la pace, e a quei luoghi di guerra».

Prima della messa, il vescovo ha guidato la recita del Rosario nella basilica di Santa Maria Maggiore. «Lo recitiamo in contemporanea con Papa Francesco nella basilica romana di Santa Maria Maggiore»

«La pace si crea nella comunità»

«Si deve costruire la pace creando unità in famiglia, con gli amici, i colleghi, nella comunità. La pace si costruisce attraverso l’umiltà, con processi di riconciliazione che si deve avere il coraggio di intraprendere. Ci sembra impossibile? Noi cristiani non lo riteniamo tale se siamo capaci di aprire il cuore. È una scelta. Abbiamo bisogno di riconciliarci con Dio e gli uomini con la preghiera che ci spinge ad aprire il cuore, e il digiuno, pratica di sobrietà».

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