
(Foto di Colleoni)
IL RACCONTO. Dagli esami la piccola risulta «in ottimo stato di salute». Il Cav: «La mamma sappia che siamo pronti ad aiutarla in tutti i modi».
Raccontano che mangia e dorme, una bimba tranquilla. Al «Papa Giovanni» le premure sono fatte di coccole e discrezione, a tutela di Noemi e della scelta di anonimato fatta dalla mamma, che l’ha lasciata nella Culla per la vita di Longuelo, garantendole così immediata assistenza. Quel che trapela regala buone notizie: la piccola «è sana e gli esami a cui finora è stata sottoposta hanno confermato il suo ottimo stato di salute». Accertamenti di routine: fin da subito Noemi è apparsa agli occhi esperti del personale sanitario in buone condizioni, ma di come siano andati gravidanza e parto non si sa praticamente nulla, per questo si sono attuati i controlli del caso. Dalla visite emergerebbe una nascita a termine, non prematura. La piccola è stata messa per cautela nell’incubatrice, ma parrebbero esserci tutte le condizioni per un rapido passaggio alla culla.
Noemi, minuscola nel suo pigiamino e nei suoi 2.900 grammi di peso, è arrivata mercoledì 3 maggio nella Patologia neonatale diretta da Giovanna Mangili. Un momento di grande commozione per il personale, anche per le parole toccanti lasciate su un biglietto dalla mamma: «Non posso, ma le auguro tutto il bene e la felicità del mondo. Un bacio per sempre (dalla mamma). Vi affido un pezzo importante della mia vita, che sicuramente non dimenticherò mai». Una fiducia ben riposta: medici e infermieri, insieme anche ai volontari dell’associazione per l’Aiuto al neonato, stanno garantendo la massima cura alla bimba.
Giovedì 4 maggio l’ospedale ha ricevuto diverse chiamate, sembra una dozzina, di persone o famiglie che si offrivano per un affido, anche temporaneo (pure al Comune di Bergamo è arrivata una domanda di informazioni da fuori Regione).
Non è però possibile dare seguito a richieste di questo tipo, spiegano dal Papa Giovanni: «L’eventuale procedura di adozione verrà gestita dal Tribunale dei minori secondo un percorso normativo ben definito. Ricordiamo invece che è possibile per tutte le donne partorire in anonimato e in sicurezza in tutti i punti nascita del nostro Paese, secondo il Dpr 396/2000, che consente alla madre di mantenere per sempre segreto il suo nome, di non riconoscere il bambino e di lasciarlo al sicuro nell’ospedale in cui è nato affinché sia assicurata assistenza e tutela giuridica». Quanto al futuro di Noemi, si vive un tempo di attesa: la mamma ha dieci giorni, se lo vorrà, per ripensare alla sua decisione. Se scegliesse entro questi termini di contattare le autorità o presentarsi in ospedale per dire che la bimba è sua figlia, non incorrerebbe in alcun problema legale.
E qualora dovesse farsi avanti, c’è chi è pronto a starle accanto: «È bene che questa mamma sappia che siamo disponibili ad aiutarla in tutti i modi – dice Anna Rava Daini, presidente del Centro di aiuto alla vita –. Anche i nostri benefattori hanno offerto sostegno.Ovviamente è una scelta che deve fare lei, abbiamo il massimo rispetto delle decisioni delle mamme. Ma se vuole chiamare, ci trova. Ha già dimostrato di volere molto bene alla bambina, è stata bravissima nell’affidarla in mani sicure. Lasciamole qualche giorno di serenità per pensarci, sicuramente è stata una decisione sofferta». La sede del Cav è in via Conventino 8, in città, telefono 035.4216300-301 o 331.760732. Il Centro è in grado di offrire «aiuto materiale, psicologico, morale, facendo anche rete con il Comune di Bergamo. È importante far conoscere questa possibilità», aggiunge Daini.
Questa storia può diventare anche l’occasione per far conoscere meglio le possibilità che si aprono per le mamme in difficoltà. Ne è convinta Fabiola Bologna, presidente dell’associazione Donne Medico di Bergamo: « Non c’è giudizio, nè volontà di intromettersi nella scelta di questa donna. Usiamo l’accaduto per far conoscere i percorsi possibili: si può essere seguite dal Cav in gravidanza e dopo, rivolgersi ai consultori, partorire in ospedale in totale anonimato, una scelta che salvaguarda la sicurezza di mamma e bambino». A far riflettere, osserva Bologna, è la solitudine che traspare dal biglietto lasciato nella Culla per la vita: «Forse la nostra società non è ancora in grado di fare tutto il possibile perché una mamma sia messa in condizione di compiere scelte diverse. Questo ci deve interrogare. È fondamentale fare rete, chiedere anche alle istituzioni di investire in tutte quelle realtà che si occupano di assistenza alle donne in difficoltà. È importante instillare fiducia nei servizi sociali e socio-sanitari. La Culla è l’extrema ratio, noi speriamo sempre di arrivare prima. La donna poi può anche decidere di lasciare il bambino in adozione, ma intanto viene seguita e accompagnata in tutto il percorso».
© RIPRODUZIONE RISERVATA