Nepios e azienda ospedaliera Papa Giovanni XXIII: ancora uniti in due progetti per la salute dei bambini

I PROGETTI. Nuovo accordo per studiare le patologie neurochirurgiche nei bambini e il rinnovo del progetto «Mediare in carcere» per favorire le relazioni tra i detenuti e i loro figli.

La firma di un nuovo accordo per studiare le patologie neurochirurgiche nei bambini e la condivisione sul rinnovo per altri due anni del progetto «Mediare in carcere» per favorire il mantenimento della relazione tra i detenuti e i loro figli. Sono le ultime novità, in una serie di progetti che le due realtà stanno portando avanti in partnership sempre in tema di salute dell’infanzia e della famiglia, anche grazie al sostegno economico di Bcc Milano.

Martedì 23 luglio è stato firmato negli uffici della Direzione dell’Ospedale Papa Giovanni XXIII un accordo che intende sostenere l’attività di ricerca dell’Unità di Neurochirurgia diretta da Luigi Lanterna. Nepios mette a disposizione dell’Ospedale un contributo economico per un incarico di data manager, che realizzerà un registro neurochirurgico delle patologie vascolari cerebrali, oncologiche e traumatiche, con l’obiettivo di contribuire alla ricerca delle patologie neurochirurgiche prevalentemente nei bambini, incluse le patologie rare vascolari dell’encefalo come il «Moya Moya», per la quale l’Ospedale di Bergamo è un punto di riferimento nazionale ed europeo.

«L’Associazione Nepios, nel rispetto del suo obiettivo dedicato all’infanzia, ha voluto aprirsi all’ambito della ricerca, attraverso il progetto appena descritto, che permetterà di attivare una collaborazione partecipata e attiva con le aziende ospedaliere nazionali e internazionali», ha dichiarato Tullia Vecchi, presidente di Nepios onlus.

Il progetto in carcere

È stato annunciato – la firma arriverà a breve - il rinnovo dell’accordo per i prossimi due anni del progetto «Mediare in carcere. Quando il detenuto è genitore. La cura delle relazioni dentro e fuori dal carcere», per promuovere il sostegno alla genitorialità, il mantenimento della relazione figlio-genitore durante la detenzione e promuovere la responsabilità genitoriale dei detenuti. Le prime due annualità del progetto che si conclude ad agosto, hanno permesso alla Psicologia, diretta da Maria Simonetta Spada, e afferente alla Direzione Sociosanitaria, di realizzare una progettualità innovativa. L’attività è stata resa possibile dalla sinergia tra gli operatori della Sanità penitenziaria, l’Istituto penitenziario, i detenuti e le loro famiglie. Grazie alla presenza dei due psicologi referenti del progetto Paolo Scotti e Silvia Gherardi sono stati arruolati all’interno del progetto 98 utenti, per un totale di 226 colloqui individuali e di gruppo. Ai detenuti in misura alternativa o in permesso per i figli sono stati messi a disposizione i locali del Cbf - Centro per il Bambino e la Famiglia, un centro gestito in collaborazione tra Nepios e la Asst Papa Giovanni XXIII e considerato in Regione Lombardia unico nel suo genere per gli interventi qualificati sulla violenza, sugli abusi sui minori e più in generale sulle famiglie in crisi.

«I prossimi due anni ci vedranno ancora a fianco del Papa Giovanni XXIII per sostenere la genitorialità in carcere – ha confermato Tullia Vecchi -. Di recente, per renderla il più possibile accogliente, abbiamo arredato gli ambienti della saletta individuata dalla Casa circondariale per i colloqui dei detenuti con i loro figli. Vorrei ringraziare la Casa Circondariale di Bergamo, nella persona della ex Direttrice Teresa Mazzotta, per aver creduto in questo progetto ed aver favorito un prezioso il lavoro in rete tra le varie figure che operano all’interno del carcere, come gli educatori e gli addetti della Polizia penitenziaria e all’esterno del carcere, come la Tutela minori e i Servizi sociali dei comuni. Metteremo a disposizione della nuova Direttrice, dott.ssa Antonina D’Onofrio, lo stesso spirito di collaborazione che abbiamo dimostrato negli ultimi due anni».

Entrambi i progetti hanno visto il sostegno economico della Bcc Milano, che ha contribuito con due importanti finanziamenti, per la conclusione della seconda parte del progetto in carcere e per la copertura integrale del contratto annuale per il data manager che implementerà il registro previsto per il progetto sulle malattie pediatriche e la Neurochirurgia.

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