Negozi e pagamenti elettronici, 2.500 devono ancora adeguarsi

Senza Pos. È la stima di Ascom dopo che a luglio è scattato l’obbligo. Molti si stanno mettendo in regola. Fusini: «In ritardo rispetto all’Europa».

Qualcuno ancora manca all’appello, ma a passo più o meno spedito si stanno mettendo tutti in regola. Anche perché ormai la norma è nota: da luglio è scattato l’obbligo di Pos per gli esercenti e i professionisti, e finora di multe per i «renitenti» non se ne sono viste. Solo nel commercio, secondo le stime di Ascom, in Bergamasca erano 2.500 le imprese non «coperte» dai dispositivi per il pagamento elettronico: da fine giugno si sono in gran parte attrezzate, o stanno ultimando le pratiche per mettersi in regola.

La nuova normativa ha ovviamente dato un’accelerazione alla diffusione dei pagamenti elettronici: il tasso d’incremento del numero di Pos nel 2022 – la stima è sempre di Ascom – dovrebbe essere del 12% rispetto al numero di device attivi a fine 2021, con una crescita dunque a velocità doppia rispetto alla media degli ultimi 6 anni. Si arriverà così a 75mila Pos attivi in provincia di Bergamo, contro i 67mila che si contavano alla fine dello scorso anno.

«Solo con la pubblicazione dei dati editi da Banca d’Italia nella prossima primavera scopriremo quanto l’introduzione della sanzione per la mancata accettazione del pagamento elettronico, in vigore da fine giugno, abbia accelerato il processo di spostamento dei pagamenti dal contante alle carte – premette Oscar Fusini, direttore di Ascom Confcommercio Bergamo –. La crescita sarà significativa, ma difficilmente porterà l’Italia ad allinearsi ai dati europei sui pagamenti digitali». E perché l’Italia resta un passo indietro rispetto al resto d’Europa? «La scelta dipende dal cliente – ragiona Fusini – e quindi dalle sue abitudini rispetto al fatto che i Pos siano ormai presenti dappertutto. In questo il nostro Paese è più simile alla cintura degli stati mediterranei, tra cui anche la Francia, rispetto a quelli nordici e continentale che stanno andando verso il totale cashless. Infine, resta irrisolta la questione dei costi per i micropagamenti che creano un onere per chi incassa e di riflesso anche un disagio per chi deve pagare soprattutto verso commercianti di fiducia».

Contante in bar, panifici, edicole

Il ricorso al pagamento elettronico dipende ovviamente dalla categoria merceologica: negli alberghi si arriva già al 90%, nei ristoranti si è attorno all’80% e per abbigliamento e calzature la quota è del 75%, valori che sono restati sostanzialmente immutati rispetto al periodo precedente all’introduzione della nuova normativa (perché quella clientela era già abituata al pagamento elettronico); tendenzialmente, il pagamento con bancomat, carta di credito o altre tecnologie cashless è prevalente quando la spesa supera i 60 euro. È cambiato invece qualcosa per i «micropagamenti»? L’osservatorio di Ascom non rivela particolari mutazioni nelle abitudini dei bergamaschi: al di sotto dei 20 euro – e dunque tra bar, panifici ed edicolanti – si predilige ancora il contante. L’utilizzo della carta è invece cresciuto nella fascia dei pagamenti tra i 20 e i 60 euro, dunque tra macellerie e fruttivendoli in particolare.

Cosa rischia chi non è in regola? La sanzione – operativa dallo scorso 30 giugno – è composta di una quota fissa (30 euro) e da una proporzionale (pari al 4% della somma pagata) e non è irrogabile in caso di oggettiva «impossibilità tecnica»: una previsione, questa, che si presta a prevedibili elusioni dell’obbligo giuridico di avere installato il Pos nel proprio punto vendita. Al momento non si hanno notizie di sanzioni in Bergamasca.

© RIPRODUZIONE RISERVATA