Negozi in centro. Sorpresa: in 10 anni sono calati solo del 6,5%

LA FOTOGRAFIA. Erano 336 nel 2013, scesi a 314 nel 2023. Fusini: Bergamo ha tenuto e tiene meglio di altre realtà . Gandi: e-commerce e accessibilità, al lavoro su più fronti.

In mezzo, in questi ultimi dieci anni, è successo di tutto o quasi: la rivoluzione dell’e-commerce e la spinta dei social, le fasi alterne dell’economia, il difficile ricambio generazionale, una pandemia, la trasformazione turistica di Bergamo, le nuove strategie dei player globali. Come sta, oggi rispetto ad allora, il commercio in centro città? I numeri dicono che, tutto sommato, ha retto. Non senza difficoltà, ma con una tenuta maggiore di quanto si potesse immaginare. A fine 2013 il centro della città bassa contava 336 negozi, a fine 2023 ce ne erano 314. Ci sono 22 insegne in meno – una contrazione del 6,5%, con un saliscendi più marcato a seconda della categoria merceologica –, ma non un’emorragia.

La fotografia è nei dati elaborati da Confcommercio Bergamo tramite il sistema camerale, con un perimetro che comprende i Cap 24121 e 24122 (il centro piacentiniano, via

«I dati disegnano una città che sta cambiando»

Sant’Alessandro, viale Papa Giovanni, via Tasso, via Pignolo). «I dati disegnano una città che sta cambiando – rileva Oscar Fusini, direttore di Confcommercio Bergamo –. Non è una situazione grave, Bergamo ha tenuto e tiene meglio rispetto ad altre realtà. Perché? In primo luogo per la solidità sia dei commercianti sia dei clienti bergamaschi, e poi perché si è affermato un flusso turistico che ha contributo alla tenuta del commercio».

Categorie merceologiche: c’è chi sale e chi scende

Certo alcune categorie sono più in sofferenza: lungo il decennio analizzato, l’abbigliamento ha perso 16 attività (da 155 a 139, -10,3%) e le calzature 3 (da 22 a 19, -13,6%), ci sono 6 gioiellerie in meno (da 38 a 32, -15,8%), così come calano di un terzo – ma partendo da valori assoluti più circoscritti – i negozi di elettrodomestici (da 6 a 4) e le cartolerie (da 9 a 6). Chi cresce? Ad esempio le attività che vendono mobili (da 19 a 27, +42,1%) e i tabaccai (da 19 a 25, +31,6%), e pareggiano le librerie (che restano 12).

Sono diminuiti i negozi di abbigliamento, calzature e le gioiellerie. Su, invece, tabaccai e negozi che vendono mobili

C’è un turnover tra negozi dello stesso tipo, ma anche tra vetrine che cedono il posto ad attività tra loro ben diverse. «Pensiamo all’aumento dei bar e dei ristoranti (che non sono conteggiati in questa mappa del commercio vero e proprio, ndr) o all’affermazione dei negozi di sigarette elettroniche – aggiunge Fusini –, oppure ai servizi: in centro, alcuni negozi sono stati sostituiti ad esempio da centri odontoiatrici o studi medici. Certo non si può negare un indebolimento delle merceologie prevalenti, come l’abbigliamento e le calzature. Il centro di Bergamo ha però ancora un numero importante di negozi, nonostante i cambiamenti di lungo periodo determinati da due dinamiche: prima la concorrenza delle grandi superfici commerciali fuori dalla città, poi l’affermarsi del commercio elettronico».

Le strategie del Comune

Di sostanziale «tenuta» parla anche Sergio Gandi, vicesindaco e assessore al Commercio, pur riconoscendo «alcune aree dove c’è un elemento di maggior sofferenza». «Dal nostro punto di vista, insieme alle associazioni di categoria, stiamo lavorando su più aspetti – premette Gandi –. Un punto è l’integrazione tra commercio in sede fissa e e-commerce. Stiamo costruendo una piattaforma dedicata a valorizzare le attività della città e vogliamo proporre attività formative per gli operatori, così da garantire a tutti la possibilità di accedere al commercio elettronico, che può essere un pilastro importante».

La riqualificazione urbanistica

Capitolo urbanistica: «La riqualificazione urbana è importante, lo si è visto con gli interventi nel centro piacentiniano e in via Tiraboschi e Zambonate. Ora – prosegue il vicesindaco – si deve proseguire con via Broseta e via Paglia: la riqualificazione favorisce l’afflusso di persone e il radicamento di nuove attività. Questo si affianca anche al mantenimento di un buon livello di offerta dedicato al tempo libero e alla cultura, con eventi che mantengano la città attrattiva, non solo nel centro ma anche nei quartieri».

Il Comune, in collaborazione col Duc, il Distretto urbano del commercio, lavora anche a nuove proposte in tema di accessibilità: «Stiamo lavorando a una convenzione per i parcheggi che consenta di avere prezzi calmierati e biglietti da offrire ai clienti – ricorda Gandi -. Non vuol dire andare in contrasto con la filosofia della mobilità dolce che sosteniamo, ma è per mettere a disposizione del consumatore e del cittadino tutte le possibilità per fruire dei negozi della città, penso ad esempio alle famiglie».

La questione immobiliare

Di fondo, c’è anche una questione immobiliare: il caro-affitti si fa sentire, e parecchio, anche sui commercianti. Anche questa, spesso, è la causa per cui si abbassa la saracinesca. «È un tema rilevante – conclude Gandi –. L’idea lanciata a suo tempo da Giorgio Gori e condivisa da Elena Carnevali per replicare anche nel commercio lo schema degli accordi territoriali per canoni concordati (al momento possibile solo per il residenziale, ndr) è la strada giusta. Serve però una cornice normativa nazionale».

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