Motociclista morì dopo uno speronamento: confermata la condanna anche in appello

IL PROCESSO. Confermata la condanna a 14 anni per omicidio volontario con dolo eventuale aggravato da futili motivi per Vittorio Belotti. Nell’ottobre 2022 speronò con l’auto e uccise Walter Monguzzi a Montello.

La Corte d’assise d’appello di Brescia venerdì 20 settembre ha confermato la condanna a 14 anni di carcere per omicidio con dolo eventuale e aggravato dai futili motivi nei confronti di Vittorio Belotti, magazziniere 50enne di Montello. L’uomo è accusato della morte del motociclista Walter Monguzzi, 55 anni, di Osio Sotto, speronato dopo una lite al semaforo il 30 ottobre 2022 in via Papa Giovanni a Montello. Belotti era al volante di una Fiat Panda e aveva urtato la moto del 55enne, il quale era caduto nella corsia opposta mentre sopraggiungeva una Bmw, che l’aveva investito non lasciandogli scampo. Belotti, che è ai domiciliari, era presente in aula, ma ha scelto di non parlare.

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Una questione di precedenza

La sentenza di primo grado era stata emessa il 18 dicembre 2023 dalla Corte d’assise di Bergamo, che aveva accolto il ragionamento del pm Letizia Aloisio (24 anni era stata la richiesta del sostituto procuratore di Bergamo). Venerdì durante l’udienza di appello, il sostituto procuratore generale Cristina Bertotti ha chiesto la conferma della condanna, sostenendo che l’imputato, nello speronare il motociclista, ha accettato il rischio che morisse, dal momento che la strada era percorsa anche da altri veicoli. L’accusa ha insistito anche sulla sussistenza dell’aggravante dei futili motivi, dal momento che la lite poi sfociata nella manovra omicida era nata per questioni di precedenza stradale.

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«Voleva solo allontanare il rivale»

Il difensore Andrea Pezzotta ha invece invocato la riforma della sentenza di primo grado, sostenendo che Belotti con la sua manovra voleva solo allontanare il rivale, perché era spaventato dalla sua aggressività. Fu il motociclista, ha ricordato il legale, ad affiancare l’imputato, che considerava il diverbio già risolto. Per questo motivo, secondo la difesa, non sussisterebbe l’aggravante dei futili motivi e il reato potrebbe essere derubricato in omicidio preterintenzionale o eccesso colposo di legittima difesa.

In aula la figlia dell’uomo investito

In aula anche la figlia della vittima, Martina Monguzzi, costituitasi parte civile con l’avvocato Federico Pedersoli. «Nessuno le potrà restituirle il papà – commenta il legale -, ma la sentenza conferma i due principi su cui abbiamo sempre insistito: e cioè che uno speronamento stradale che determina la morte di una persona è omicidio volontario con dolo eventuale e che nella fattispecie l’imputato ha agito per motivi futilissimi».

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