Morti sulle strade, inizio d’anno nero: sono già 17 le vittime

INCIDENTI. Tredici nella nostra provincia, quattro fuori. Cinque solo nel mese di aprile. Negli ultimi anni quasi una vittima a settimana.

Dietro ogni numero c’è una storia, una biografia, una vita spezzata sull’asfalto. In auto o in moto, in bici o a piedi. Le strade continuano a mietere vittime anche a Bergamo, con una tragica concentrazione di incidenti mortali negli ultimi giorni. Solo aprile ha consegnato cinque drammi: l’ultimo è quello di Raoul Ghinelli, 48 anni, morto a Calcinate, mentre l’8 aprile a Casnigo aveva perso la vita Riccardo Carrara, 57 anni; il 10 aprile a Soncino, nel Cremasco, Debora Nisoli, 26enne di Brignano, e sempre ad aprile è morta Lidia Noris, 70enne di Gazzaniga, undici giorni dopo essere stata investita, il 25 marzo scorso, mentre attraversava sulle strisce pedonali a Gazzaniga. E il 1° aprile (giorno di Pasquetta) a Miami, negli Stati Uniti, si è spezzata la vita di Giuseppe Ghidotti, 28 anni, di Urgnano. In questo primo scorcio di 2024 la cronaca ha restituito complessivamente 13 incidenti mortali accaduti in Bergamasca, a cui si aggiungono due bergamaschi che hanno perso la vita in sinistri verificatisi in altre province (tra Brescia e Cremona) e altri due bergamaschi morti all’estero (oltre a Ghidotti, a febbraio era morto Andrea Bergamelli, di Torre Boldone, in moto su una pista a Valencia).

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Non c’è un filo comune ben definito, in queste tragedie, ma emerge il racconto di dinamiche spesso diverse eppure troppo ricorrenti. Chi stava andando o tornando dal lavoro, chi rientrava da una serata, chi si spostava per altri motivi. L’età media di queste 17 vittime totali – tra incidenti accaduti in Bergamasca e bergamaschi morti fuori provincia – si attesta attorno ai 46 anni, ma si va dalla giovane età di Zaccaria Belatik, il ragazzo morto a 19 anni travolto da un bus nei pressi della stazione di Bergamo il 18 febbraio, ai 74 anni di Sucha Singh, caduto in bicicletta per un malore a Villongo il 19 marzo e deceduto per le conseguenze del colpo alla testa. Sullo sfondo, gli innumerevoli feriti che ogni giorno punteggiano le principali arterie della viabilità bergamasca; vite segnate in molti casi da conseguenze di lungo periodo o anche permanenti.

Gli ultimi anni

La tragica contabilità umana delle strade racconta di numeri drammatici, seppur i dati oggettivi consegnino una traiettoria di frenata. Secondo i report della sezione bergamasca dell’Associazione italiana familiari e vittime della strada, dal 2007 al 2023 in provincia di Bergamo sono morte 1.056 persone in incidenti stradali; una media di circa 62 vittime l’anno. Però l’andamento è differenziato: nel 2007 si contarono 129 morti, nel 2008 si scese a 100, di lì in poi si restò sempre sotto quella soglia psicologica. La riduzione delle vittime proseguì sino alle 55 del 2012, per poi riprendere e oscillare di anno in anno. Nel 2019, l’ultimo anno di normalità pre-Covid, la Bergamasca aveva contato 50 vittime; nel 2020 – anno da prendere con le pinze, per via del lockdown e della limitata mobilità – i morti furono solo 28, risalendo poi a 31 nel 2021, a 49 nel 2022 e stabilizzandosi a 48 nel 2023. Negli ultimi due anni si conta dunque quasi una vittima alla settimana, tragico ritmo che è in aumento nell’inizio del 2024.

«Prevenzione e prudenza»

Proprio l’ultima analisi dell’Associazione italiana familiari e vittime della strada, riferita a quanto accaduto a Bergamo lungo l’intero 2023, traccia un quadro di queste tragedie. Il lunedì è il giorno con più vittime, seguito poi dal venerdì, dal sabato e dalla domenica; l’orario più critico è quello tra le 12 e le 18, seguito dalla fascia tra le 6 e le 12, cioè i momenti della giornata più contraddistinti dal pendolarismo. Delle 48 vittime del 2023, ben 21 viaggiavano su moto o scooter; seguono poi l’auto (14 vittime), la bicicletta (7 vittime) e i mezzi pesanti (2 vittime), oltre a 4 pedoni. «Purtroppo abbiamo osservato che le vittime della strada sono in aumento quest’anno – commenta Ivanni Carminati, presidente della sezione bergamasca dell’Associazione –. Stiamo già raggiungendo i numeri di fine aprile 2023, benché siamo solo a metà mese. Un po’ inizia anche la bella stagione, con più ciclisti e motociclisti, e il rischio aumenta. Bisognerebbe fare più prevenzione, soprattutto nelle scuole: tante non fanno incontri sul tema, invece andrebbe inserito nel contesto scolastico, a prescindere dal fatto che gli interventi siano proposti da associazioni, polizia locale o polizia stradale. L’importante è rendere i ragazzi consapevoli dei giusti comportamenti quando si mettono alla guida di una moto o di un’auto. Ma serve ragionare anche con gli adulti, perché la fascia con più vittime è quella tra i 30 e i 40 anni, in teoria utenti della strada esperti. Ogni persona quando si mette alla guida di un mezzo deve rispettare sempre le regole e il Codice della strada, utilizzare tutti i dispositivi di sicurezza. Non sempre purtroppo il casco o le cinture salvano vita, per questo sono fondamentali prudenza e prevenzione».

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