Monterosso, addio alle Poste: «Un altro servizio che se ne va»

CHIUSURA. Il 1° dicembre l’ultimo giro di pensioni nell’ufficio di via Tremana. «Qui vivono molti anziani, è un problema». Ora una raccolta firme.

L’ultimo giro di pensioni sarà il prossimo 1 dicembre. Poi le Poste di Monterosso, in via Tremana, abbasseranno le saracinesche. Nessun cartello alle pareti, ma gli impiegati confermano la notizia.

Nel giro di pochi anni, il quartiere si è svuotato. Cessata attività prima per il supermercato, subito dopo per il minimarket di piazza Pacati, poi è venuto il turno della banca, quindi l’edicola. Mancavano soltanto le Poste, che facevano anche da bancomat. Intorno resta un deserto di saracinesche vuote. Sono decine le vetrine abbandonate nelle vie delle case Aler. Resistono due panifici, altrettanti bar, il tabaccaio e il fruttivendolo, due lavasecco e parrucchiere per signora. Il censimento alla voce servizi finisce lì. Ma le poste sono il colpo più duro.

Chi tra i cinquemila abitanti di Monterosso è poco pratico di home banking ai servizi on line, per pagare i bollettini o ritirare la pensione dovrà rivolgersi agli sportelli di Redona, Valtesse o di viale Giulio Cesare. Un chilometro e mezzo di distanza, nella migliore delle ipotesi.

Un problema soprattutto per gli anziani

«Per la gente del quartiere un ostacolo quasi insuperabile – spiega Mario Vita, presidente del Centro di tutte le età – qui in maggioranza sono pensionati, tutti molto anziani. Tutto diventa molto faticoso. Parlare di home banking a un ottantenne fa sorridere. Spesso non sa usare il bancomat oppure si dimentica il pin. E anche per chi ha un parente o un amico che si offre per andare allo sportello in auto, ci sarà sempre il problema del parcheggio». I lavori al Tremana e la chiusura (temporanea) della via dopo l’alluvione di settembre peggiorano l’immagine di un quartiere che sembra sempre più lontano dal resto della città.

Il centro età e l’oratorio

Il Centro tutte le età rimane uno dei punti di riferimento insieme all’oratorio. Le attività sono moltissime. Oggi si inaugura il corso di inglese, ma ci sono anche le giornate dedicate alla salute e alla prevenzione, con prelievi del sangue, controllo della pressione e della vista. Si fa servizio Caf per la dichiarazione dei redditi, serate culturali e per la sicurezza con la partecipazione della polizia locale, gite e vacanze, oltre al fiore all’occhiello: il settimanale pranzo di comunità, aperto a tutti ma gratuito per chi non può permettersi un pasto caldo. In oratorio si fa altrettanto con attività di ogni genere per i ragazzi, in un quartiere che deve anche affrontare il non facile problema dell’integrazione. «Il volontariato funziona, ma non può arrivare ovunque. E questa è una mazzata che rischia di compromettere quanto stiamo facendo con grande impegno», prosegue Vita.

Ora sarà avviata una raccolta firme

Nei prossimi giorni sarà avviata una raccolta firme. Con la speranza che dia risultati migliori rispetto alla petizione lanciata ai tempi della chiusura della banca: «Rinviarono di un anno la soppressione della filiale, per poi farci trovare davanti al fatto compiuto», spiega Mario Vita. Servono firme ma anche fatti concreti. Se la direzione delle Poste sembra lontanissima, Aler e Comune sono i punti di riferimento di chi chiede di intervenire perché il quartiere non sprofondi nell’abbandono. Si ricorda l’asilo nido pubblico, chiuso e mai più riaperto, che costringe le famiglie a rivolgersi a quello privato. L’appello è alla neosindaca e alla Giunta, per un incontro a breve termine: «Contiamo su di loro – conclude Vita – perché finalmente dopo tante chiusure si festeggi una riapertura».

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