«Mercati comunali come risposta al carovita e all’inflazione senza rinunciare alla qualità»

L’appello di Anva Bergamo «Le amministrazioni non lo diano per scontato e aiutino a valorizzarlo». In Bergamasca sono 240 ogni settimana, 4 i mercati storici, 12 quelli con più di cento banchi. Sostenibili per il loro essere naturalmente a chilometro zero, con prezzi più competitivi e ampia scelta.

Il mercato cittadino come risorsa da valorizzare e su cui investire. È questo il messaggio che Anva Bergamo (Associazione nazionale del commercio su aree pubbliche) lancia in questi giorni. Le soluzioni all’aumento dell’inflazione ci sono, quelle per valorizzare la sostenibilità nel commercio anche, ma spesso sono sottovalutate dalle stesse amministrazioni comunali che non si impegnano nella promozione del servizio.

«I mercati della Bergamasca sono ancora una forte realtà sul territorio perché ci sono molti operatori professionali e capaci che svolgono la propria attività con impegno e passione» spiega Antonio Caffi, presidente di Anva Bergamo, che nel rilancio anche dell’immagine del mercato come luogo da riscoprire crede fermamente.

«Fra i banchi di un mercato ci sono parecchi operatori, - aggiunge Caffi, - proprio per questo si trovano articoli compresi in una forbice di prezzo/qualità molto ampia. Non solo, la presenza di imprese per lo più a conduzione familiare permette ai commercianti di avere costi di gestione inferiori senza abbattere la qualità dei prodotti».

Il riferimento è alle 2040 realtà attive in provincia di Bergamo che si fanno forti di una vendita assistita con indicazioni e consigli per poter dare al cliente il migliore prodotto in base alle sue esigenze e necessità, e questo anche grazie al fatto che l’operatore conosce bene i suoi articoli perché lui stesso compra e vende i suoi prodotti.

«Per il comparto alimentare prendiamo ad esempio frutta e verdura - continua Caffi, - gli operatori si trovano già alle quattro di mattina ai mercati ortofrutticoli per gli acquisti di merce fresca da rivendere subito al mattino sul banco del mercato. Inoltre molti propongono i prodotti del territorio che hanno una produzione di qualità altissima ma limitata nella quantità, introvabili nella grande distribuzione».

Nonostante tutti questi aspetti, secondo Anva Bergamo, manca da parte delle amministrazioni comunali la giusta valorizzazione e si potrebbe fare di più in termini di comunicazione, come spiega Antonio Caffi: «Spesso i Comuni si rivolgono agli ambulanti per valorizzare alcune aree, ne abbiamo esempi anche recenti, purtroppo però altrettanto spesso danno per scontata la nostra presenza mentre per noi è fondamentale costruire una comunicazione che inviti le persone a frequentare i mercati». «Non solo - aggiunge Caffi, - sarebbe auspicabile creare ovunque rapporti con i negozi di vicinato per ampliare e garantire l’offerta commerciale dei singoli paesi».

Il confronto sui prezzi

A seconda della tipologia di articolo fra i banchi del mercato si può avere un risparmio che va dal 10 al 20%, con il valore aggiunto del rapporto umano, una vendita assistita, un servizio a km0 e la valorizzazione del territorio.

Facendo esempi concreti sull’alimentare le banane di prima scelta hanno un costo medio di 1,20 euro al kg al mercato e 1,50 euro al kg nella GDO. Il taleggio passa da 7,90 euro al kg al mercato contro i 10/12 euro al kg nella GDO. Nell’abbigliamento, una maglia intima da uomo a maniche corte di cotone, al mercato può essere declinata in circa venti modelli con prezzi che vanno da 3,50 euro a 14 euro a seconda del filato, con un risparmio sulla GDO fino al 30%. I mercati principali della città di Bergamo, inoltre, accettano la Family e Senior card.

Anva: a seconda della tipologia di articolo, fra i banchi del mercato si può avere un risparmio che va dal 10 al 20%, con il valore aggiunto del rapporto umano, una vendita assistita, un servizio a km0 e la valorizzazione del territorio.

Una realtà articolata

A Bergamo si svolgono ogni settimana circa 240 mercati, più o meno uno per ogni Comune. Un settore che impegna poco più di 2 mila professionisti titolari di realtà per il commercio su area pubblica. Tra loro trovano spazio anche gli operatori itineranti che in alcuni comuni dove non c’è mercato e non ci sono negozi rimangono l’unico canale di distribuzione alimentare e non per i cittadini, soprattutto in frazioni montane come Lonno o Monte di Nese. Circa 100, invece, sono le fiere patronali che si svolgono ogni anni sul territorio provinciale.

La Bergamasca vanta 4 mercati storici: Clusone, nato nel 1263 è il più antico e anche l’unico ad avere un orario continuato mattina e pomeriggio in sinergia con i negozi di vicinato del comune, Treviglio attivo fin dal 1279, Fontanella avviato nel 1509 e Lovere il cui primo mercato risale al 1786.

Sono 25 i mercati estivi, 15 quelli con orario pomeridiano. Rispetto alle dimensioni il 70% dei mercati ha meno di 25 banchi, mentre i 12 più grandi ospitano più di 100 banchi di merce varia e 20 mercati contano più di 50 banchi. Nei mercati piccoli la percentuale di banchi alimentari può arrivare al 50%, mentre in quelli più estesi la percentuale di banchi alimentari scende al 20%. In alcuni paesi, Rovetta ne è un esempio, il mercato invernale è più ridotto rispetto a quello estivo, mentre in altri comuni il mercato è solo estivo.

A Bergamo città si svolgono 8 mercati di cui due considerati cittadini: Stadio e Malpensata, ora diviso tra via Spino e Sentierone. Gli altri possono considerarsi rionali: Longuelo, Città Alta, via Codussi, Colognola, Loreto, Valtesse

A Bergamo città si svolgono 8 mercati di cui due considerati cittadini: Stadio e Malpensata, ora diviso tra via Spino e Sentierone. Gli altri possono considerarsi rionali: Longuelo, Città Alta, via Codussi, Colognola, Loreto, Valtesse. Il giorno che ha più mercati è il giovedì con 39 mercati in Provincia. Il giorno con i mercati più importanti è il sabato. Esistono due mercati domenicali entrambi estivi realizzati a Fuipiano e Corna Imagna.

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