Medici, terzo sciopero nel giro di un mese ma disagi contenuti

SANITÀ. Dissenso verso la legge di bilancio. Adesione dei camici bianchi lunedì 18 dicembre, ma si è cercato di limitare i problemi.

È stato il terzo sciopero in un mese quasi esatto, dopo le precedenti agitazioni del 17 novembre e del 5 dicembre. Lunedì 18 dicembre la sanità è stata interessata dallo sciopero proclamato da Aaroi-Emac, Fassid, Fvm e Cisl Medici per «manifestare dissenso rispetto a una legge di bilancio che tradisce tutte le dichiarazioni che il governo di oggi e quelli di ieri si sono sprecati a declamare a favore del rilancio del Servizio sanitario nazionale». Negli ospedali si sono registrati alcuni disagi, ma ridotti rispetto al 5 dicembre.

Al «Papa Giovanni» – spiegano dall’Asst cittadina – «sono state riprogrammate 12 sedute operatorie sulle 30 totali previste» per la giornata di lunedì. «È stato garantito il canale dell’urgenza e sono stati rinviati in prevalenza interventi per patologie non oncologiche. Non si segnalano particolari criticità nei servizi ambulatoriali». L’Asst Bergamo Ovest ha registrato l’adesione di 9 dirigenti medici e 6 altri professionisti tra dirigenti sanitari, professionali, tecnici e amministrativi. All’Asst Bergamo Est «disagi limitati – spiega l’azienda –. Garantite tutte le urgenze e rinviati alcuni interventi chirurgici e visite specialistiche in alcune discipline. L’afflusso degli utenti è stato moderato».

«Il bilancio dello sciopero è positivo – commenta Marilina Giudici, segretaria generale della Cisl Medici Lombardia –, con un’adesione significativa. È stato uno sciopero indetto per diverse ragioni: sulle pensioni troviamo ingiusto che vi siano ancora delle decurtazioni se un medico si ritira prima dei 70 anni. Continuare a lavorare fino a 70 anni è pesante; allo stesso tempo, non c’è però turnover: è la conseguenza di una programmazione errata negli anni scorsi, che non ha garantito il giusto ricambio. Non volevamo scioperare, perché sappiamo che può creare disagi e può allungare ulteriormente le liste d’attesa: volevamo dialogare, ma non abbiamo avute risposte e questo era l’unico modo per tenere alta l’attenzione».

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