Manager italiano rapito a Mosca e liberato: preso «l’ideatore del sequestro»

L’INDAGINE. È un uzbeko che vive a Ravenna, arrestato per estorsione. Le indagini della Procura di Bologna con i Ros e Sco per far luce sul rapimento lampo di Stefano Guidotti, imprenditore impegnato nell’ufficio di rappresentanza di Siad a Mosca.

Il Ros dei carabinieri insieme allo Sco della polizia, coordinati dalla pm della Dda di Bologna, Beatrice Ronchi, hanno arrestato nella giornata di sabato 16 novembre nel ravennate un cittadino uzbeko di mezza età che è ritenuto dagli investigatori «l’ideatore» del rapimento di Stefano Guidotti, capo dell’ufficio di rappresentanza in Russia del gruppo italiano Siad (produttore di gas tecnici industriali), prelevato dal centro di Mosca lo scorso 28 giugno e liberato dalle forze speciali russe il giorno successivo in una abitazione a 400 chilometri di distanza.

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L’arrestato, che viveva nel Ravennate dall’inizio della guerra in Ucraina e che in passato aveva lavorato come consulente per la stessa azienda di Guidotti, prima di essere allontanato perché «non c’era più sintonia tra il suo modo di operare e le politiche dell’azienda», è accusato di concorso in rapimento a scopo d’estorsione. Lo scorso giugno la polizia russa aveva arrestato i rapitori, quattro uomini tra i 21 e i 36 anni.

Le trattative per il riscatto

«Grazie alla collaborazione con l’autorità consolare, le forze di polizia e l’autorità giudiziaria russa - ha spiegato il procuratore capo facente funzioni di Bologna, Francesco Caleca - che ci ha fatto conoscere parte delle loro attività, siamo riusciti a ricostruire il segmento italiano della vicenda». Gli investigatori, con l’aiuto del centro operativo per la sicurezza cibernetica dell’Emilia-Romagna, infatti, hanno scoperto che il cittadino uzbeko (con passaporto russo) aveva effettuato la prima chiamata all’azienda di Guidotti per chiedere un riscatto, ancora non quantificato, dall’imolese. E lì si era incontrato con un altro manager dell’azienda, che nel frattempo aveva contattato la polizia, convocato per trattare il riscatto. Il giorno dopo ci sarebbe dovuto essere un altro contatto, ma nel frattempo la polizia russa aveva già arrestato i sequestratori. La misura è stata emessa dal Gip di Bologna e martedì 19 novembre si svolgerà l’interrogatorio di garanzia.

La collaborazione con le autorità russe

«Secondo l’ipotesi accusatoria l’uomo è colui che ha organizzato e architettato l’intera operazione, tanto che ha gestito in prima persona l’inizio della trattativa per la definizione del riscatto per il rilascio di Guidotti. Si tratta di una vicenda con profili di complessità e rarità notevoli». ha detto il procuratore capo Francesco Caleca. «In questa operazione ogni professionalità ha lavorato al massimo per ottenere questo risultato, e anche grazie a loro si è avuta questa facilità di scambio con le forze di polizia e l’autorità giudiziaria russa, che in questo momento storico non è qualcosa di facilissimo, una cosa che mi ha favorevolmente impressionato», ha sottolineato Caleca.

«Bisogna verificare bene i fatti»

«Bisogna verificare bene i fatti, devo ancora avere gli atti, ma non si tratta di un sequestro dove uno rapisce un altro per soldi, è in un contesto lavorativo da quanto ho capito. Bisogna capire come nasce. Il mio assistito non è un criminale che ha fatto un sequestro per soldi. Lui collaborava e faceva consulenze per la stessa azienda, probabilmente voleva essere pagato, da quanto ho intuito»: a parlare è l’avvocato Pietro Chianese, che assiste il 44enne uzbeko, con passaporto russo. «Ho partecipato alla perquisizione nella sua abitazione - ha aggiunto il legale - e ho fatto istanza per avere gli atti. Tra i due c’era una conoscenza personale perché lavoravano per la stessa ditta. In questo momento non posso dire altro».

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