Cronaca / Bergamo Città
Sabato 04 Gennaio 2025
Mamadi, amato dai colleghi e amici. Il 12 gennaio sarebbe andato in Gambia dalla famiglia
IL PROFILO. I colleghi: «Aiutava gli anziani con la spesa». Il trauma della Libia e poi la casa grazie al Patronato. Amici e clienti: «Un ragazzo d’oro, troppo buono. È impossibile che qualcuno potesse volergli fare del male. Siamo sotto choc».
La folla si accalca in via Tiraboschi. È un fiume di persone attonite che tentano di capire cosa sia successo a Mamadi. Il fratello, gli amici, sono in lacrime, sul marciapiede. I clienti del Carrefour, dove il 36enne gambiano lavorava, increduli, molti hanno gli occhi lucidi. Nessuno si spiega come un ragazzo, e quel ragazzo, «troppo buono», possa essere stato ucciso , in pieno giorno, in pieno centro, mentre si recava al lavoro.
Aiutava gli anziani con la spesa
Mamadi Tunkara era un punto di riferimento nel supermercato sotterraneo non solo per il suo servizio attento di portierato - che svolgeva all’ingresso del negozio e tra i reparti, per verificare che l’ordine e la sicurezza fossero sempre a regime - ma soprattutto per la sua cura verso gli altri. «Era buono come il pane» dicono tutti, dai commercianti della via ai frequentatori del supermercato, tanto da andare oltre le sue mansioni e da aiutare le clienti più anziane a portare la spesa. «Un ragazzo d’oro, troppo buono. È impossibile che qualcuno potesse volergli fare del male. Siamo sotto choc» dice la signora Domenica.
«Gli avevo detto di cambiare lavoro, che per me non era fatto per questo posto. Qui è pieno di persone, la maggior parte ragazzini di 15-16 anni, che vengono a rubare e sono arroganti»
Quella bontà d’animo e quell’altruismo che confermano i suoi colleghi. Giulia, da dietro al bancone del pane, racconta che proprio per via di quel suo temperamento così disponibile di recente gli aveva dato un consiglio. «Una persona bravissima e sempre sorridente, anche fuori dal lavoro. Gli avevo detto di cambiare lavoro, che per me non era fatto per questo posto. Qui è pieno di persone, la maggior parte ragazzini di 15-16 anni, che vengono a rubare e sono arroganti».
Nella tesina di scuola la storia del suo Paese
Ma Mamadi aveva a cuore il bene delle persone forse più di ogni altra cosa. «Del Gambia non mi piace il sistema politico, perché è ingiusto e i presidenti vogliono sempre rimanere al potere, l’ingiustizia verso i poveri e la violenza nei confronti delle donne e dei bambini». Questo scriveva nella sua tesina per ottenere la licenza media alle scuole serali presso il Cpia. Dal suo Paese se n’è andato nel luglio 2016. Un viaggio lungo che lo ha portato ad attraversare il continente africano in autobus: Senegal, Mali, Burkina Faso, Niger e Libia. «In Libia - raccontava - è stato molto pesante e ho vissuto molti momenti difficili: c’erano spari ovunque e a qualsiasi ora e rapimenti di persone. Ho passato tre mesi in quel caos». In Italia è arrivato il 25 ottobre di quell’anno dopo una traversata in barca del Mediterraneo. Da un paio d’anni era ospite del Patronato San Vincenzo.
«Un ragazzo tranquillo, che lavorava e aveva il suo progetto di vita. Era molto integrato»
Residente a Verdello
Viveva a Verdello, in via Brolis 17, in un appartamento a disposizione dell’housing sociale, insieme ad alcuni connazionali e con lui c’era anche il fratello minore Alieu, di 26 anni. «Era l’ospite modello – dice Andrea Giudici, educatore al Patronato –. Un ragazzo tranquillo, che lavorava e aveva il suo progetto di vita. Era molto integrato».
Lo amavano anche alla FitActive, la palestra di via Camozzi in cui si allenava la mattina, prima di prendere servizio al supermercato, insieme ad altri amici. «Era bello grosso e molto forte. Si allenava facendo sollevamento pesi. Era sempre molto gentile, dava consigli e aiutava gli altri a eseguire gli esercizi facendo da spotter» spiega Francesco, che lo ha incrociato più volte in sala.
Lo chiamavano «Lookman»
Tra i suoi amici più cari c’è Lamine Ceesay. Il pianto gli bagna la guancia mentre parla di Mamadi. «Lo chiamavano Lookman per le sue treccine» commenta Lamine. «Il 12 gennaio sarebbe dovuto partire per il Gambia per andare a trovare la sua famiglia. La mia non è rabbia, ma dolore – conclude –. Mi diceva sempre che tutti abbiamo diritto di vivere».
Inseguimento in via Ghislanzoni: potrebbe essere l’assassino di via Tiraboschi - Il video
© RIPRODUZIONE RISERVATA