«Maltrattanti sulle donne, aumento preoccupante dei giovani»

LO SPAZIO D’ASCOLTO. L’associazione «La Svolta» ha avuto 5-6 accessi al mese, contro i 2-3 degli anni scorsi.

Uomini che chiedono aiuto. Uomini che intraprendono un percorso di riconoscimento e di consapevolezza. Uomini che si mettono in discussione, cercando di andare oltre la visione disfunzionale della propria relazione, basata sul possesso e il controllo. Dietro l’associazione «La Svolta - Spazio ascolto uomini maltrattanti» di Bergamo c’è un mondo a tratti difficile. Nata nel 2018, è un luogo e un riferimento per quegli uomini che vogliono intraprendere un percorso di cambiamento e assumersi la responsabilità del maltrattamento fisico, psicologico, economico, sessuale e di stalking verso donne e figli. Sono 300 gli uomini che, in sei anni, hanno iniziato un percorso con la «Svolta». «Una media di 50 l’anno – spiega Gian Arturo Rota, coordinatore équipe tecnica del centro –. Le richieste sono aumentate. Fino al 2022 registravamo 2-3 accessi al mese, fino ad arrivare ai 5-6 accessi mensili del 2024». Il dato di quest’anno fotografa l’andamento dall’inizio di gennaio al 31 ottobre.

I percorsi di recupero

«In questo lasso di tempo abbiamo avuto 56 richieste – continua Rota – : 45 di questi sono in percorso individuale o di gruppo che è in realtà il vero cuore del percorso». Non tutti i contatti, infatti, dietro a cui c’è una richiesta di aiuto, si tramutano, poi, in una presa in carico. «Molte chiamate vogliono “solo” ricevere informazioni o una sorta di consolazione e quindi non iniziano il percorso. Altre, invece, le riceviamo dalla partner, ma per iniziare il percorso deve seguire la partecipazione attiva dell’uomo», dice Silvia Dradi, referente de «La Svolta».

«Vengono mandati da noi dall’autorità giudiziaria perché beneficiano della sospensione della pena condizionata alla partecipazione a un percorso di recupero», spiega il coordinatore dell’équipe tecnica del centro «La Svolta», Gian Arturo Rota.

Circa il 20 per cento degli uomini ogni anno si ferma al percorso individuale, non passando allo step successivo, quello del lavoro in gruppo, e, quindi, non concludendo l’iter che deve durare minimo 12 mesi. «Molti arrivano riconoscendo il problema – spiega la referente –. Altri lo negano o riconoscono quello che hanno fatto, senza però riuscire a definirla violenza». L’aumento dei contatti è collegato all’incremento delle denunce di violenza, maltrattamenti e molestie da parte delle donne negli ultimi anni.

Invio dalle autorità

«Questo comporta maggiori procedimenti penali e, quindi, condanne a seguito delle quali veniamo contattati per attivare il percorso di recupero imposto dall’autorità giudiziaria», fa presente Rota. È questa la categoria di uomini più consistente (circa il 60%) che inizia un percorso. «Vengono mandati da noi dall’autorità giudiziaria perché beneficiano della sospensione della pena condizionata alla partecipazione a un percorso di recupero», spiega il coordinatore dell’équipe tecnica del centro.

L’identikit dell’uomo maltrattante è quasi impossibile da tracciare. Uno su 4 è straniero. L’85% ha un lavoro stabile. Il 50% ha tra i 35 e i 60 anni.

«Vediamo però anche un aumento di accessi spontanei», specifica Dradi. Vale a dire di uomini che, di loro volontà, decidono di rivolgersi alla «Svolta». Sul sito dell’associazione, infatti, vengono elencate una serie di «situazioni», in cui ci si può riconoscere. «Perdere il controllo delle emozioni facendo del male, essere eccessivo e soffocante, impedire alla partner di fare qualcosa di importante per sé» sono solo alcune delle situazioni elencate per far prendere consapevolezza all’uomo (consultabili sul sito: www.lasvolta.org ). Sui 56 uomini che hanno contattato l’associazione nel 2024, gli accessi spontanei sono circa il 18%. Un altro 18-20% è costituito dagli ammoniti. «Quelli che hanno il cosiddetto “cartellino giallo” dato dalla Questura – dice Rota –. Con questo ammonimento, dato in caso di primi agiti violenti, si suggerisce di iniziare un percorso nel nostro centro per evitare comportamenti violenti ulteriori e magari più gravi. Non essendo un obbligo ma “solo” un atto amministrativo, molti di questi non iniziano mai il percorso». Su 10 uomini ammoniti e invitati a iniziare un percorso, il 60% non arriva mai al Centro. L’identikit dell’uomo maltrattante è quasi impossibile da tracciare. Uno su 4 è straniero. L’85% ha un lavoro stabile. Il 50% ha tra i 35 e i 60 anni.

Tanti i ragazzi

«Dal 2021 a oggi, in particolare, abbiamo visto un preoccupante aumento dei ragazzi tra i 20 ai 30 anni. Passando dal 7% del 2021 al 20% di quest’anno. Casi non tanto di maltrattamento, ma di stalking, molestie e revenge porn. Stesso incremento, più o meno, per gli over 65 che, qualche anno fa, si attestavano sotto il 10%», illustra Rota. «Nei giovani vediamo una tendenza nel preferire la violenza come risposta ai problemi. L’aumento degli uomini più anziani è legato all’incremento di donne che, a fronte di decenni di violenza, sono arrivate a denunciare», spiega Dradi. Un percorso duro e difficile, in cui vengono affrontate e scandagliate le varie forme di violenza: da quella fisica a quella psicologica ed economica. «Queste ultime sono le forme più complesse che è difficile interrompere in tempi rapidi – spiega Rota –. Anche i figli che assistono alla violenza, è un grande tema. Tenendo conto che il 75% dei nostri utenti sono padri». Dopo sei anni «è difficile dire se il percorso funzioni – ammettono Dradi e Rota –. Quello che viene restituito dall’uomo e dalla partner è molto positivo. Il nostro obiettivo è sviluppare capacità di riflessione su di sé. È proprio da qui che nasce il desiderio di cambiare».

© RIPRODUZIONE RISERVATA