Cronaca / Bergamo Città
Giovedì 24 Settembre 2020
Malati cronici, i piani terapeutici
prorogati fino alla fine di ottobre
Nella Bergamasca coinvolti in migliaia. Federanziani: «Molti scoraggiati dal pericolo di contagio e dalle liste d’attesa. Si autorizzino anche i medici di famiglia a prescrivere i farmaci».
Piani terapeutici per i malati cronici, un problema che riguarda migliaia di persone, in particolare gli anziani, ma anche quanti soffrono i disturbi che necessitano di prescrizioni di farmaci specifici e follow up costanti, come i diabetici, o quanti sono affetti da malattie respiratorie: attualmente i medici di base e gli specialisti del territorio non possono prescrivere farmaci specifici per molte di queste malattie. Ed è l’ente Senior Italia Federanziani a sollevare il problema: diventa sempre più impellente - si spiega - proprio per il sistema sanitario pubblico già pesantemente provato nel corso della pandemia Covid, che si diano capacità prescrittive a questi professionisti, per queste categorie di malati che sono invece obbligati a restare legati a piani terapeutici con un «gestore» ospedaliero.
«Già a luglio abbiamo rinnovato la nostra richiesta: che entrambe le categorie dei medici abbiano tale facoltà prescrittiva, non solo in relazione alle criticità della situazione attuale, ma anche per ripensare la presa in carico dei pazienti cronici – evidenzia Federanziani - . Le liste d’attesa, che già rappresentavano un problema in tutte le Regioni prima del Covid, ora si allungano enormemente, non solo per via delle visite da recuperare ma anche per le necessarie regole di distanziamento e contingentamento degli accessi. In più molti anziani e cronici sono scoraggiati dal prendere appuntamento sia dal dilatarsi dei tempi di attesa che dalla paura del virus ancora in circolazione».
Federanziani si chiede, peraltro, perché per alcune categorie di farmaci, per esempio i nuovi anticoagulanti orali «sia stato possibile ottenere che la prescrizione dei tali farmaci possa avvenire anche da parte del medico di medicina generale, come è giusto che sia. Non si vede perché la stessa logica non possa essere applicata ad altre categorie di farmaci ben noti come quelli per il diabete e per le malattie respiratorie. Tale misura appare urgente, come richiesto da anni da pazienti e da comunità scientifica, di fronte all’esistenza di un numero irragionevole di piani terapeutici che generano visite specialistiche finalizzate esclusivamente al rinnovo del piano, con pesanti ricadute sulla vita dei pazienti, in particolar modo degli anziani e dei più fragili, costretti a spostarsi per effettuare le visite e o addirittura a fare ricorso al privato per aggirare le liste d’attesa del servizio sanitario nazionale».
Sul tema l’Ats di Bergamo ha avuto di recente incontri con le varie associazioni di pazienti. «Il tema è evidentemente alla nostra attenzione – sottolinea Massimo Giupponi, direttore generale dell’Agenzia per la tutela della salute di Bergamo –. Abbiamo ascoltato e raccolto le istanze dei malati, e parallelamente si sta discutendo con le strutture ospedaliere per poter trovare la miglior soluzione possibile. Al fine di non interrompere l’erogazione dei percorsi di ordinario monitoraggio delle terapie soggette a piano terapeutico Aifa, si rimarca comunque che la validità di questi piani è stata prorogata al 31 ottobre». Per quei malati cronici per cui è impossibile rivedere il proprio piano terapeutico in ambito ospedaliero (causa anche le conseguenze legate all’emergenza Covid), la proroga dello stesso scatta comunque in automatico.
Ma anche sulle proroghe Federanziani è critica, visto che una proroga c’era già ed è scaduta il 31 agosto: «Un’ulteriore proroga non fa altro che rinviare ancora un problema annoso. La soluzione è che si dia ai medici di medicina generale e agli specialisti del territorio la facoltà di prescrivere. Ci aspettiamo che il tempo dell’emergenza, non ancora concluso, rappresenti uno stimolo per trasformazioni strutturali del nostro servizio sanitario rafforzando la medicina del territorio e mettendo realmente al centro i bisogni di salute del paziente e la qualità della sua vita».
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